Il pensionato che ha strangolato la moglie e la curvatura perfetta del sedere

Redazione
Dall’uomo che ha sparato agli inquilini della fidanzata all'etica secondo Tinto Brass. Tutto il meglio e il peggio di una settimana di cronaca nera e di cronaca rosa.
    DELITTI

     

    Alessandro De Simoni, 27 anni. Di Ostia (Roma), conducente di auto a noleggio, viveva con i genitori e i tre fratelli e a detta di chi lo conosceva era un «pezzo di pane». Un mese fa la sua fidanzata, Ada, 21 anni, responsabile di un albergo a Garbatella, e la sorella quindicenne del suo amico Simone Meddi, 25 anni, operaio, erano state pizzicate con alcune magliette rubate in un centro commerciale. Secondo Simone era stata la fidanzata di Alessandro a nasconderle nella borsa della sorella, per Alessandro invece la ragazzina aveva fatto tutto da sola e quindi si doveva accollare il furto. L’altra sera i due si diedero appuntamento in strada per un chiarimento ma ben presto scoppiò una lite che finì solo quando Simone sferrò un pugno che fratturò il cranio di Alessandro (morto in ospedale dopo trentasei ore di agonia).
    Sera di domenica 24 luglio in via delle Ancore a Ostia, Roma.

     

    Antonio Di Cataldo, 33 anni. Di Latiano (Brindisi), alcolista, precedenti per droga, una figlia avuta da una relazione finita diverso tempo fa, viveva coi genitori e di continuo li tormentava chiedendogli denaro: se loro non scucivano erano minacce e botte. L’altra sera si presentò in casa con una pistola, la madre lo vide, impaurita avvertì il marito Cosimo, 58 anni, e allora il figlio le diede uno schiaffo in faccia. Di Cataldo chiese alla moglie di allontanarsi e di lasciarli soli a discutere, invece nacque una colluttazione e a un certo punto il padre, dopo aver sfilato la pistola al figlio, gli sparò addosso sei colpi di cui uno, mortale, alla testa.
    Verso la mezzanotte di martedì 26 luglio in un appartamento in via Francesco Scarafile a Latiano, nel Brindisino.

     

    Mauro Colantoni, 51 anni. Residente a Tivoli (Roma), precedenti penali per reati contro la persona, senza famiglia, tirava avanti con difficoltà affittando due stanze del suo appartamento a poche centinaia di euro. Tra gli inquilini aveva una coppia di romeni e Perparim Gjoka, 39 anni, albanese, da una quindicina di anni residente in Italia con lavori saltuari, quasi sempre come manovale. Questi era rimasto indietro con l’affitto e le litigate con il padrone di casa erano ormai quotidiane. Qualche notte fa presero a insultarsi per strada, proprio davanti casa. La lite diventò quasi subito una rissa, che finì solo quando l’albanese sferrò un pugno che mandò l’altro a terra con il naso rotto. Cadendo Colantoni batté la nuca sullo scalino del marciapiede e ciò gli fu fatale. Alcuni testimoni chiamarono la polizia: presero l’assassino qualche ora dopo, alla fermata di un autobus, con gli abiti ancora imbrattati di sangue.
    Nella notte tra martedì 12 e mercoledì 13 luglio in via Empolitana a Tivoli, provincia di Roma.

     

    Giuseppina Minatel, 76 anni. Genovese, ex maestra elementare, non pensava ad altro che all’unico figlio Marco, che nel 2012, a 44 anni, era annegato a causa di un malore mentre nuotava al largo di Voltri. Invece il marito Giacomo Sfragaro, 77 anni, ex dirigente dell’agenzia delle dogane, che dalla morte del figlio era in cura per problemi psichici, s’era convinto che la donna avesse un amante e per questo la riempiva di continuo di botte. L’altra sera durante l’ennesima scenata di gelosia l’uomo pestò la consorte per l’ennesima volta, lei chiamò i carabinieri, quelli arrivarono, calmarono il vecchio e se ne andarono via. La mattina all’alba, però, lo Sfragaro entrò in camera da letto e strinse le mani attorno al collo della moglie che dormiva. La donna si svegliò di botto, cercando di difendersi fece cadere un vaso ma lui continuò a stringerle la gola finché non smise di respirare. Quindi telefonò ai carabinieri che lo trovarono con in braccio il gattino di famiglia e la borsa già pronta per andare in galera.
    Notte tra martedì 26 e mercoledì 27 luglio in un appartamento al civico 7 di via Antica Romana di Pegli, Genova.

     

    Roberto Tosi Savonuzzi, 73 anni. Pensionato, con la moglie Raffaella Pareschi, sua coetanea, aveva affittato a Fossanova San Marco, nelle campagne ferraresi, una porzione di casolare. Nell’altra porzione abitava Vittorio Chiccoli, 75 anni, zio della proprietaria dell’immobile, Sabrina Chiccoli. Con costei e col suo fidanzato, Simone Bertocchi di anni 36, ferrarese, precedenti per droga, il Tosi Savonuzzi aveva rapporti pessimi: litigavano per certi lavori da fare in casa. In particolare, per una perdita d’acqua dal terrazzo: non riuscivano a mettersi d’accordo su chi avrebbe dovuto pagare per la seccatura di una macchia di muffa. Domenica mattina il Bertocchi, assieme all’amico William Biancucci, arrivò al casolare in bicicletta. Ben presto in cortile prese a litigare col Tosi Savonuzzi e d’un tratto, tirata fuori una pistola calibro 6.35, gli sparò due colpi: uno al fianco, uno al petto. La Pareschi corse fuori casa, si chinò sul marito, e fu raggiunta da un proiettile alla schiena (in fin di vita in ospedale).
    Poco prima delle 9 di domenica 24 luglio nel cortile di un casolare in via Ravenna 277 a Fossanova San Marco, nelle campagne ferraresi.
     

     

    AMORI

     

    CULO/1 I ricercatori della Bilkent University hanno stabilito che la curvatura perfetta del sedere è di 45,5 gradi.

    Antonella Piperno e Annalisa Venezia, Panorama 28/7

     

    CULO/2 Solo per la gluteoplastica additiva, cioè l’impianto di protesi, l’Associazione italiana chirurgia plastica estetica ha fatto sapere che nel 2015 sono stati eseguiti 1.700 interventi, il 7 per cento in più rispetto all’anno precedente.

    ibidem

     

    ETICA «A differenza della faccia, il culo non mente e non inganna. È molto più etico».

    Tinto Brass a Malcom Pagani, il Fatto Quotidiano 24/7

     

    PASTA «Dalí fingeva di aiutarmi, in realtà mi sabotava. Mi spedì a Roma da Fellini, girava a Cinecittà La città delle donne. Federico mi vede e mi dice: “Ma tu sei una modella, io cerco una donna straripante, culona”. Diceva che ero troppo magra e mi portava con la Masina al ristorante, ordinava piattoni di pasta: “Mangia, mangia”»

     

    Amanda Lear ad Arianna Finos, la Repubblica 28/7

     

    VONGOLE Per corredare articoli che parlano di vagina i media utilizzano immagini e foto metaforiche. Le più usate (raccolte dal New York Times): orchidee, gigli, rose, erba, castori, ostriche, vongole, conchiglie, criceti, pesche, mezzi mandarini, portamonete rosa, cerniere, lenzuola di raso.

    rivistastudio.com 26/7

     

    TARME Le tarme, che si nutrono di tessuti, meglio ancora se sporchi, amano vivere nell’ombra e trascorrono tutta la loro vita da adulte a fare sesso. Neppure mangiano, avendo accumulato abbastanza cibo nello stadio di larva. I maschi cercano femmine con le quali accoppiarsi e le femmine, dopo essersi accoppiate, cercano uno spazio dove depositare le uova. Per scongiurare un’invasione di tarme si usa la trappola olfattiva, che emana feromoni e attira i maschi, rallentando la riproduzione.

    Elena Stancanelli, la Repubblica 23/7

     

    MAGIC MOMENTS Il primo matrimonio gay d’Italia è stato celebrato nel comune di Castel San Pietro Terme, ventimila abitanti sulla via Emilia. Le spose sono Elena Vanni e Deborah Piccinini, 45 e 46 anni: la prima è tecnica informatica, la seconda ragioniera, ex organizzatrice di rave party. Amiche da dieci anni e fidanzate da cinque, vivono in una grande casa e si professano buddiste. I decreti attuativi della legge sulle unioni civili non sono stati ancora pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, ma le spose non si spaventano: «Se ci sarà da integrare qualcosa lo faremo, ma di certo l’atto è valido». Elena Vanni racconta come si sono innamorate: «Ho sempre saputo di essere omosessuale, prima di Deborah avevo avuto un’altra relazione seria, lei invece era stata fidanzata con degli uomini. Il nostro amore è stato inaspettato e travolgente: ci siamo ritrovate alla festa di un’amica, ci siamo guardate e abbiamo capito che la nostra amicizia si era trasformata in qualcosa di diverso e di forte». Hanno scelto la comunione dei beni: «E resteremo con i nostri cognomi. Noi siamo una famiglia già da tempo, figli abbiamo deciso di non averne, ma siamo felicemente zie dei bambini dei nostri amici». La sua mamma è tranquilla: «Avevo solo paura che soffrisse, che non trovasse un amore vero». Le due donne, una vestita di azzurro e l’altra di verde, si sono scambiate gli anelli e si sono baciate sulle note di Magic Moments. In mano un bouquet con i colori dell’arcobaleno, come i chicchi di riso e i coriandoli che le hanno accolte sulla piazza del municipio. Per gli invitati niente confetti, ma marmellate bio e scritti buddisti.

    Maria Novella De Luca, la Repubblica 25/7

     

    MACCHINA Sono 16,3 milioni gli italiani che, almeno una volta, hanno fatto l’amore in macchina.

    auto.it 21/7

     

    GONNE Laura Guadagno, sorella di Vladimir Luxuria, dice che da ragazzi, quand’erano tutti in famiglia, provava invidia per lui: «Gli invidiavo la libertà che aveva solo per diritto di nascita: un’ingiustizia bella e buona. E lui mi invidiava gli abiti nell’armadio: quante gonne gli ho dovuto mettere in un sacchetto assieme ai trucchi perché li potesse indossare fuori di casa. Comunque avevo le mie rivincite: a Carnevale io uscivo vestita da spagnola, con tanto di nacchere, lui da sceriffo». I privilegi di cui godeva: «Stava in camera da solo, poteva rientrare più tardi la sera. Ed era l’unico ad avere il permesso di andare dalla nonna a guardare il Festival di Sanremo fino a tardi». La mattina non si rifaceva il letto: «Figuriamoci... Pure quando mi ha rubato il fidanzato l’ho dovuto perdonare, roba che se lo rifacesse ora gli strapperei con le mie mani quelle quattro extension dai capelli». In casa non si è mai vestito da donna, anche perché il padre non apprezzava: «Una sera lo sentii prendersela con mamma: “Tuo figlio va in giro truccato!”. Lo aveva visto vicino alla stazione con dei colleghi, camionisti come lui. Ma alla fine non successe nulla. Provò a “mascolinizzarlo”, gli diceva: “non ti devi truccare e ti devi vestire da maschio”. Gli entrava in un orecchio e gli usciva dall’altro».

    Elvira Serra, Corriere della Sera 24/7