La donna accoltellata dal marito e i bambini post Tinder

Redazione

Tutto il meglio e il peggio della cronaca nera e rosa dall'uomo che ha strangolato il figlioletto e poi s’è impiccato, a Dickens ripudiò la moglie con un annuncio sul giornale.

DELITTI

 

Maria Teresa Meo, 40 anni. Residente a Cassina de’ Pecchi (Milano), «solare, sempre sorridente», due figlie di 14 e 8 anni, sposata con Giulio Carafa, 45 anni. Costui, «gentile ma schivo», da qualche tempo era così depresso che s’era messo in malattia. Ad angosciarlo era la paura di perdere il lavoro: da anni confezionava pomodori alla Star di Agrate, ma l’azienda nei prossimi tre anni avrebbe dovuto lasciare a casa 65 operai su 240. In più in casa i soldi non bastavano mai e il fatto che la moglie, per arrotondare, si fosse dovuta trovare un lavoretto in una mensa, lo mortificava a dismisura. L’altra mattina doveva essere visitato da uno psichiatra del Centro psicosociale di Gorgonzola. Ma l’appuntamento era stato posticipato alle 12.40 e lui, per non far aspettare la sorella che l’aveva accompagnato e doveva andare a lavorare, aveva deciso di tornare a casa. Una volta rientrato nel suo appartamento, prese un coltello da cucina e lo infilò più volte nel corpo della moglie. Quindi la stessa lama se la piantò nel petto. A trovare i cadaveri nel tinello, in una pozza di sangue, la figlia quattordicenne rientrata da scuola alle 15.45.
Lunedì 30 maggio in un appartamento in via Napoli a Cassina de’ Pecchi (30 chilometri da Milano).

 

Silvio Mirarchi, 53 anni. Calabrese, maresciallo dei carabinieri in servizio a Marsala (Trapani), sposato, due figli: una ragazza di 22 anni e un ragazzo di 18. Nella notte fra martedì e mercoledì lui e un commilitone s’appostarono in borghese in una zona di campagna dove avevano scoperto alcune serre in cui erano coltivate seimila piante di cannabis. D’un tratto alle loro spalle comparve qualcuno, forse i custodi delle serre che li avevano scambiati per ladri, che sparò sette otto colpi di pistola di cui due si conficcarono nell’aorta e nel rene del Mirarchi (morto in ospedale dopo un giorno d’agonia). Illeso l’altro carabiniere.
Notte tra martedì 31 maggio e mercoledì 1° giugno nelle campagne di Marsala (Trapani).

 

Pietro Sala, 6 anni. Iscritto alla prima elementare, magrolino, timido, qualche difficoltà a parlare e a relazionarsi con gli altri. Figlio di Piera Pini, 45 anni, infermiera, e Protasio Enrico Sala, 43 anni, factotum alla casa di riposo Visconti Venosta di Grosio (Sondrio), «tranquillo, equilibrato», uniche passioni il Milan e la briscola. Costui domenica pomeriggio disse alla moglie che avrebbe portato il bimbo alla «fiera di Pentecoste» di Tirano, invece prese la direzione del villino color salmone che stava costruendo a Tovo Sant’Agata per trasferircisi con la famigliola. Lì giunto mise Pietro su una sedia e lo strangolò. Subito dopo legò una corda a una trave, l’altro capo se lo girò attorno al collo, e si lasciò penzolare. Un biglietto, in cui spiega di temere che il figlio sia autistico.
Pomeriggio di domenica 29 maggio in un villino color salmone a Tovo Sant’Agata, in mezzo ai frutteti della Valtellina, a trenta chilometri da Sondrio.

 

 

SUICIDI

 

Carlotta Benusiglio, 37 anni. Mora, alta, molto bella, stilista per il marchio Blume a Milano, viveva in un loft con i suoi tre gatti che affidava alla vicina ogni volta che doveva partire per lavoro. Fidanzata con uno con cui litigava spesso e che tre volte l’aveva mandata all’ospedale: era seguita anche la denuncia, ma la storia andava ancora avanti, tra alti e bassi. Lunedì sera lei e il fidanzato mandarono giù parecchia vodka in un bar, continuarono a bere pure a cena al ristorante e alla fine scoppiò l’ennesima discussione. Alle 6 di mattina di martedì un uomo che passava per una piazza vide la Benusiglio morta con una sciarpa intorno al collo, legata a un ramo di un albero del parco, con i piedi che toccavano terra. In casa sua fu trovato un computer acceso, con la musica che andava, qualche macchia di sangue sulle lenzuola, una scatola di farmaci contro l’ansia da cui mancavano quattro pastiglie. Il fidanzato, interrogato, disse di averla lasciata sotto casa sua la sera di lunedì, ma poi di essere andato via. I familiari della donna sono convinti che sia stata uccisa, ma il medico legale dice che s’è suicidata.
Notte tra lunedì 30 e martedì 31 maggio, tra alberi e aiuole di piazza Napoli, Milano.

 

P. S., di anni 68. Ex dipendente della Italsider di Genova. Un po’ burbero ma nonno affettuoso, insieme a sua moglie si prendeva cura dei due nipotini maschi. Fino al 2014, però, perché il maggiore, ormai quattordicenne, confidò all’insegnante che il nonno paterno più volte si era comportato in modo strano: «Ci compra le figurine, poi le mette in tasca e ci chiede di prendergliele, cammina nudo davanti a noi». Poi riferì altri episodi più spinti. Suo fratello confermò i racconti, anche alla madre. Da allora i due ragazzini furono tenuti alla larga dal nonno, che continuava a difendersi. Poche settimane fa arrivò per lui il verdetto del tribunale: 4 anni e 4 mesi di pena per violenza sessuale sui nipoti. Venerdì scorso, dopo aver scritto su un foglio «sono innocente», si impiccò.
Venerdì 3 giugno a Genova.

 

 

AMORI

 

KATE Charles Dickens nel 1858, dopo ventidue anni di matrimonio e dieci figli, ripudiò la moglie Kate mettendo un annuncio a pagamento sul Times. La colpa della donna, stando a quel che i suoi contemporanei poterono leggere, era quella di soffrire di disturbi mentali e dunque di non essere più «in grado di adempiere ai suoi doveri di madre». In realtà Kate non era pazza: Dickens si era invaghito della giovane attrice Ellen Ternan, con cui aveva iniziato una relazione, ma voleva che la propria immagine pubblica restasse irreprensibile. Kate, nata a Edimburgo nel 1815, si era trasferita a Londra nel 1824 insieme all’intera famiglia. L’incontro con Charles avvenne nel 1835, il matrimonio celebrato l’anno successivo, quindi una serie di gravidanze e aborti che le sformò la figura. Dopo il pubblico ripudio non protestò, ma si ritirò in una casa acquistata per lei, dove visse grazie alle 400 sterline che lui le versava ogni anno a gennaio. Morì nel 1879 e prima di spirare consegnò alla figlia le lettere ricevute dal consorte pregandola di donarle al British Museum: «Così il mondo intero saprà che mi ha amato» (Roberto Bertinetti, il venerdì 27/5).

 

DONNE In Egitto ci sono otto milioni di donne nubili. Tra quelle in età da marito, le single sono il 40% e la cifra è in crescita. Il dato preoccupa il governo e il Consiglio nazionale di sicurezza. Dice il colonnello Ashraf Gamal: «Questo fenomeno costituisce una minaccia all’istituzione e alla stabilità della famiglia egiziana e si riflette sulla sicurezza perché legato all’aumento di crimini come lo stupro e le molestie, e anche ai furti da parte di chi vuole trovare i soldi per pagare la dote del matrimonio» (James Hansen, ItaliaOggi 28/5).

 

UOMINI In Italia circa 250-300mila coppie hanno problemi di infertilità e nella metà dei casi dipende dall’uomo. Negli ultimi 50 anni il numero degli spermatozoi si è dimezzato e la metà degli adolescenti maschi ha almeno un problema andrologico (il Giornale 3/6).

 

TINDER BABY Fondata nel 2012, Tinder (l’app per cellulari che mette in contatto persone alla ricerca di sesso) in pochi anni è diventata il programma più usato al mondo per fare incontri: 50 milioni di iscritti in 196 Paesi. L’utente tipo, è stato calcolato, accede a Tinder 11 volte al giorno e ci passa mediamente 90 minuti, ed è molto tempo se si pensa che spesso gli iscritti hanno profili da consultare anche su altre piattaforme. Ma ormai Tinder non è più utilizzata solo per rapporti occasionali, ma per conoscere qualcuno con cui iniziare una relazione stabile, magari sposarsi e avere dei figli («Tinder baby» vengono chiamati i bambini nate da relazioni sbocciate sull’app). Per esempio due utenti, Rachel Honowitz e Jason Cosgrove, raccontano di essersi conosciuti tramite l’app a Los Angeles dove lei si era trasferita da poco e non aveva amicizie. Nel giro di un mese si erano già innamorati e quest’estate avranno un figlio. Dicono di aver scoperto solo in seguito che lei era in cura da una dentista cognata di lui. Rachel: «La nostra storia sarebbe potuta iniziare tranquillamente alla vecchia maniera» (Donatella Mulvoni e Manuela Cavalieri, D - la Repubblica 28/5).

 

MATRIMONIO/1 Silvio Berlusconi, intervistato nel programma L’Aria che tira, su La7, alla domanda se fosse vero che è in procinto di sposarsi: «No, assolutamente no» (Il Messaggero 3/6).

 

MATRIMONIO/2 Luigi Di Maio, 30 anni a luglio, è fidanzato con Silvia Virgulti, esperta di comunicazione, chiamata a suo tempo da Roberto Casaleggio a lavorare per il Movimento 5 Stelle. Nelle ore trascorse insieme si sono accorti di essere innamorati: «È laureata in Glottologia, esperta nella comunicazione televisiva: capitava spesso che le chiedessi qualche consiglio. A un certo punto è stato naturale baciarci, e da lì è stato un crescendo. Ora sono quasi due anni che stiamo insieme, conviviamo in una casetta a Trastevere. Ho trovato una persona che condivide la mia passione e non se ne sente danneggiata: le mie due precedenti ragazze “importanti” erano gelose, la politica per loro era un’amante». La donna ha 10 anni più di lui: «Mi sono sempre sentito più grande della mia età e ho avuto difficoltà con le mie coetanee, mentre con lei ho una compatibilità assoluta. La differenza d’età non la sentiamo, e neanche si vede: Silvia è molto giovane fisicamente». Gli piace che sia di una bellezza appariscente: «Mi rende ancora più orgoglioso». Il sesso «è fondamentale. Se non c’è sesso non c’è relazione. Il massimo è avere il sesso con l’amore». C’è l’idea di sposarsi, ma non ora: «Condividiamo, oltre a un progetto personale, anche quello per il Paese, che ora non lascia tempo ad altro. Silvia lo sa, ho messo le cose in chiaro fin da subito, anche se, quando non ti vedi per settimane, è normale avere qualche discussione. Detto questo, l’idea della famiglia c’è. I figli li vorremmo e, a quel punto, vorremmo anche il matrimonio. Sa, io sono credente. Non super praticante, ma la presenza di Dio la sento molto» (Sara Faillaci, Vanity Fair 1/6).

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