Carla Bruni

L'uomo che ha sparato in un bar alla moglie e la nostalgia di Carla Bruni per il suo sedere

Redazione

DELITTI

 

Francesco Bosco, 47 anni. Napoletano, ex tassista, viveva solo in un bell’appartamento pulito, ordinato, coi davanzali pieni di piante fiorite e curate. L’altra notte fece entrare in casa qualcuno che conosceva, tra i due chissà perché scoppiò una lite e a un certo punto l’altro, afferrato un grosso posacenere di metallo, glielo suonò sulla testa fino a sfondargli il cranio.
Notte di mercoledì 20 aprile in una palazzina in via Michelangelo da Caravaggio, nel cuore della Napoli borghese.

 

Assunta Finizio detta Susy, 51 anni. Romana, bella, «dolcissima», un figlio di 17 anni, da una vita era sposata col fabbro Augusto Nuccetelli, 50 anni, uomo «possessivo, brutale, violento, rozzo», razzista, solito esibire con orgoglio i tanti tatuaggi ispirati all’estrema destra. Costui, che l’aveva rimorchiata bambina nel bar di famiglia e l’aveva portata a vivere in campagna, lì la teneva segregata e la picchiava da sempre, anche davanti al figlio, quand’era piccolo, legato a una sedia. La Finizio aveva sempre sopportato tutto, poi però aveva scoperto che lui le metteva pure le corna e un mese fa se n’era andata di casa col figlio riavvicinandosi alla madre e alla sorella che trovandosi di fronte «una zingara, irriconoscibile» le avevano comprato un po’ di vestiti, l’avevano portata dal parrucchiere: «Era felicissima». Il Nuccettelli, però, da allora aveva preso a pedinarla e a minacciarla: «Ti faccio vedere la morte di tuo figlio e poi ti uccido, non vedo l’ora di ammazzarti». Lei aveva registrato tutto ed era andata dai carabinieri ma non aveva lividi, non potevano far niente, le avevano risposto. L’altro giorno montò sulla sua vecchia 500 color viola, raggiunse un bar, ci entrò, ma non fece in tempo a chiedere qualcosa da bere che lui, che l’aveva seguita, tirò fuori una pistola dalla tasca e davanti a clienti e baristi le sparò quattro colpi: uno alla mano, uno all’addome, due al petto. Lei cadde in terra in una pozza di sangue, lui corse verso l’area verde che separa via di Lunghezza da via di Lunghezzina. La polizia lo acciuffò lì, in canottiera, farfugliante, gli occhi da folle.
Verso le 19.30 di mercoledì 20 aprile in via di Lunghezza 38, periferia est di Roma.

 

Emanuele Romano, 98 anni. Commerciante in pensione molto noto a Latina, «brava persona», abitava in una villetta dove l’assistevano, a turno, i familiari. L’altro giorno con lui c’era il figlio Pierino, 70 anni. Tra i due chissà perché scoppiò una lite e il Romano Pierino, afferrato un fucile, sparò un colpo nel petto del padre. Quindi la stessa arma se la puntò alla gola e fece fuoco.
Tardo pomeriggio di venerdì 22 aprile in una villetta in via Toscana a Latina.

 

Daniele Stara, 30 anni. Napoletano, precedenti per droga, si vocifera che facesse parte della Nuova Camorra Afragolese. L’altra sera in sella al suo Transalp come d’abitudine aspettava la fidanzata in via Vittorio Emanuele III quando due a bordo di uno scooter gli spararono sei colpi di pistola alla testa e alla schiena.
Alle 21.15 di mercoledì 20 aprile a Piscinola, periferia nord di Napoli.

 

Zhinju Hu, 23 anni. Cinese, gestiva la sala slot Las Vegas ad Albano, Bergamo. La notte di giovedì 21 aprile qualcuno lo trascinò fuori dal locale, gli tappò la bocca col nastro adesivo, gli legò mani e piedi, gli sparò addosso due colpi di pistola e poi abbandonò il cadavere in un bosco lì vicino.
Giovedì 21 aprile ad Albano, Bergamo.

 

SUICIDI

 

Maurilio Masi, 26 anni. Originario di Potenza, iscritto alla facoltà di Ingegneria meccanica dell’Università di Roma Tre, l’altro giorno verso l’ora di pranzo disse al compagno di studi congolese Carlos Temo che era disperato perché non riusciva a passare certi esami. L’amico lo consolò e poi, quando lo vide più tranquillo, se ne andò a mensa. Subito dopo il Masi uscì in cortile, tirò fuori una Beretta che aveva nascosto tra i libri e davanti agli occhi dei colleghi si puntò l’arma alla tempia destra e fece fuoco.
Dopo le 12 di martedì 19 aprile nel cortile dell’Università di Roma Tre.

 

Cristian Redaelli, 43 anni. Residente a Briosco, in Brianza, decoratore molto noto in paese, aveva anche lavorato alla Scala di Milano. Di recente la compagna Elena Di Rienzo, 35 anni, estetista, da cui aveva avuto due bambini di 4 e 2 anni, l’aveva lasciato e s’era trasferita in un’altra casa. Redaelli pareva aver reagito con tranquillità e i due s’erano pure messi d’accordo perché lui tenesse i figlioletti tre volte a settimana. L’altro giorno la Di Rienzo tornò nella villetta dove aveva vissuto col compagno per prendere le ultime cose, in garage però tra i due scoppiò una lite e lui, afferrata una mazzetta da muratore, con quella la colpì più volte alla testa. Poi, vedendola ridotta a una maschera di sangue e credendola morta, montò in macchina, guidò fino al ponte di Carate, scavalcò il parapetto e si buttò di sotto, andando a schiantarsi sull’asfalto. Lui è morto sul colpo, la compagna è in coma in ospedale.
Alle 18 di mercoledì 20 aprile a Carate Brianza.

 

AMORI
 

PM È stato aperto un procedimento dalla sezione disciplinare del Csm per Barbara Bresci, pubblico ministero della procura di Imperia. Il magistrato è stato il pm titolare dell’inchiesta sull’esplosione di una villetta di Sanremo, avvenuta il 1° febbraio, nella quale alloggiava Gabriel Garko. Nella deflagrazione, provocata da una fuga di gas, perse la vita l’anziana proprietaria e l’attore riportò lievi ferite nonostante il violentissimo spostamento d’aria. Il pm Bresci partecipò al sopralluogo nel villino e nei giorni successivi fece le indagini sull’episodio. In quell’occasione Garko era persona coinvolta (testimone/parte offesa) nel caso. L’errore del magistrato è stato commentare l’avvenenza dell’attore su Facebook: «Era bello? L’hai guardato anche per me?», chiede un’amica. E Bresci: «Eccome...». Un’altra: «Ti sei rifatta gli occhi?». E la risposta: «Sì». Il procuratore capo Giuseppa Geremia, ritenendo inopportune le esternazioni della collega, le ha tolto l’inchiesta, affidata al procuratore aggiunto Maria Grazia Pradella. Bresci ha fatto ricorso, ma a marzo è intervenuta la Sezione Disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura che ha aperto un procedimento nei suoi confronti per stabilire se il pm abbia violato l’obbligo di «continenza» o no (Marco Preve, la Repubblica 21/4).

 

DOTE Poiché in Cina ogni 100 femmine ci sono 118 maschi, che in totale fanno circa quaranta milioni di uomini senza mogli, i beni da offrire per avere una compagna sono sempre di più. Il «prezzo della sposa» è una dote al contrario che gli uomini cinesi devono pagare alle famiglie delle loro donne. La tradizione è antica: negli anni Cinquanta bastava un oggetto comune, come un thermos. Poi si è passati al frigorifero e al televisore. Oggi l’abbinamento classico per aggiudicarsi una moglie sono auto e appartamento. Molte ragazze di campagna arrivano in città proprio con l’intenzione di sistemare se stesse e tutta la famiglia. Ha fatto scalpore, di recente, la storia del padre che ha obbligato la figlia ad abortire perché a suo avviso il fidanzato non offriva abbastanza per il matrimonio riparatore. Un altro racconta della ragazza così innamorata da prestare soldi all’amato affinché potesse corrispondere la dote. Sono molti anche gli uomini che si indebitano chiedendo prestiti (Gabriele Battaglia, il venerdì di Repubblica 22/4).

 

POSACENERE Carla Bruni a proposito del suo sedere: «Purtroppo è quasi tutto andato. Ma ne rimane ancora una testimonianza, salvaguardata con molta ginnastica». Si allena tutti i giorni: «Faccio pilates, yoga, e vado in piscina un’ora al giorno. Diversamente, passerei la giornata seduta sul divano con la chitarra in mano, trasformandomi lentamente in un posacenere» (a Raffaele Panizza, Panorama 21/4).

 

CORSIVO Gabriele Dal Grosso, 38 anni, originario di Arona in provincia di Novara, fa il calligrafo a Parigi. Diplomato insegnante, dice che «la scrittura in corsivo sviluppa particolari aree del cervello. Se avessi insegnato, avrei puntato molto sulla bella grafia dei miei scolari. Scrivere rievoca l’arte degli antichi amanuensi ma è anche una forma di meditazione. Quando scrivo non penso più a niente». Si esercita un’ora e mezza al giorno: «Trascrivo brani tradotti in italiano dal Bhagavad Gita (un testo sacro dell’induismo, ndr), versi della Divina commedia, canzoni di Fabrizio De André o dei Nirvana. Ma anche molti testi francesi: devo imparare bene gli accenti che a volte sbagliano pure i madrelingua. E se qualcosa non viene bene, butto via tutto e ricomincio». Gli è capitato di comporre anche lettere d’amore, che scrive in onciale (un’antica scrittura maiuscola usata dal III all’VIII secolo nei manoscritti latini e bizantini), cancelleresco (corsivo decorativo), a getto spontaneo o con un corsivo classico elaborato in modo personale: «Il carattere viene scelto dal cliente, come pure la carta. Uso un pennino oppure una penna stilografica con punta mozza e un’ampiezza che varia da 1 a 2 millimetri e mezzo acquistati solo in un negozio di rue Palissy» (Cinzia Bovio, La Stampa 21/4).

 

UNIONI I ricercatori del College of Human Ecology della Cornell University, studiando più di 2.700 single per un periodo di 6 anni a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta, hanno scoperto che quando le persone trovano qualcuno con cui stare la loro salute fisica e mentale migliora, ma sotto questo aspetto non ci sono differenze tra chi si sposa e chi convive. Entrambi presentano un maggior livello di felicità e minore depressione rispetto a chi resta solo. Tuttavia l’effetto è molto evidente all’inizio dell’unione, ma con il tempo tende a svanire (D - la Repubblica 16/4).

 

NOVECENTO Stefania Sandrelli ai tempi in cui girava Novecento faceva «la gattamorta»: «Andavo alle proiezioni con Gérard Depardieu, poi però vedevo De Niro e uscivo con lui. Fare un po’ la gattamorta fa bene perché gli uomini parlano parlano, ma alla fine si spaventano se una donna è intelligente» (Silvia Fumarola, la Repubblica 14/4).

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