
Zhou Enlai
La vecchia strangolata dalla figlia di un'amica e il braccio destro di Mao, che era omosessuale
Delitti
Ermal Abdushi, 26 anni. Origini albanesi, residente a Locate Varesino, in provincia di Como, sposato, precedenti per droga, giocava come attaccante nella squadra del Castronno. L’altro pomeriggio era a casa del conoscente Jasin Sulo, 30 anni, albanese pure lui, precedenti per detenzione d’armi. D’un tratto costui, chissà perché, gli sparò un colpo di pistola dritto in bocca.
Pomeriggio di mercoledì 30 dicembre a Locate Varesino, in provincia di Como.
Gino Toni Bellomo, 32 anni. Italo-brasiliano, residente a Terracina (Latina), noto alla polizia per spaccio di cocaina, la notte di Santo Stefano per questioni di droga litigò in piazza con due tunisini sui vent’anni che lo riempirono di calci e pugni finché non smise di respirare.
Alle due e mezza di notte di sabato 26 dicembre in piazza Garibaldi a Terracina, Latina.
Anna Maria Cenciarini, 55 anni. Ex dipendente di un’azienda che realizza misuratori per gas, aveva lavorato fino a quando un problema alla schiena l’aveva costretta alla pensione. Da qualche anno s’era trasferita in un casolare nelle campagne di Città di Castello col marito Antonio Bigotti, meccanico, e il figlio Federico, 21 anni. Costui, un passato difficile, disoccupato, il sogno di diventare attore, due anni fa aveva fatto un provino per un talent e s’era descritto così: «Sono grande e grosso ma allo stesso tempo buono, dolce e sensibile». Negli ultimi tempi Federico s’era messo a dieta, correva tutti i giorni, ed era arrivato a perdere una cinquantina chili. Però era pure diventato apatico e depresso e a volte restava tappato in camera sua per giornate intere. Lunedì scorso, solo in casa con la mamma, chissà perché le infilò un coltello da cucina una decina di volte nell’addome, nella gola, nella schiena. Quindi si tolse gli abiti zuppi di sangue, chiamò i soccorsi dicendo che era in camera sua al piano di sopra, che era sceso sentendo urlare la madre, che l’aveva vista colpirsi più volte, che aveva provato a fermarla senza riuscirci e che poi era scappato di nuovo in camera perché spaventato. Il giorno dopo, proprio mentre facevano l’autopsia alla madre, mise su Instagram il suo numero di cellulare dicendosi in cerca d’un lavoro da modello.
Alle 9.30 di lunedì 28 dicembre in un casolare in località Varesina nelle campagne di Città di Castello, Perugia.
Salvatore Chianese, 42 anni. Guardia giurata, originario del casertano ma da tempo domiciliato con la moglie e il figlio di 9 anni a Campiano (Ravenna), l’altra notte era appena sceso dall’auto di servizio all’ingresso della cava Manzona per un’ispezione quando qualcuno, con un fucile da caccia caricato a pallettoni, gli sparò due volte alla testa. Quindi gli rubò il portafogli e la pistola d’ordinanza e scappò via. Gli inquirenti non escludono nessuna pista ma sembrano privilegiare l’ipotesi che Chianese abbia disturbato una banda di ladri in azione.
Notte tra martedì 29 e mercoledì 30 dicembre a Savio, nel Ravennate.
Francesca Vianello, 81 anni. Pensionata, per una vita aveva fatto la guardarobiera al Casinò di Venezia. Minuta, garbata e riservata, poche amicizie, nubile, viveva da sola in un appartamento a Mestre dove i vicini la chiamavano «signorina». Il 23 dicembre aveva prestato cento euro a Susanna Lazzarini, 52 anni, figlia di una sua amica storica, vedova, due figli da mantenere. Il 28 dicembre le due donne si incontrarono, la Vianello voleva indietro i suoi soldi, l’altra le disse che non li aveva, ne nacque una lite e a un certo punto la Lazzarini, prendendo la vecchia da dietro, la strangolò con un cordino.
Mattina di lunedì 28 dicembre in un appartamento al sesto piano al civico 167 di corso del Popolo a Mestre, Venezia.
Giancarlo Zaccaria, 30 anni. Di Foggia, in galera da quattro anni perché era stato beccato con 160 grammi di droga, aveva ottenuto un permesso per trascorrere il Natale in famiglia. All’ora di pranzo del 25 dicembre bussò alla porta del cognato Patrizio Laveneziana, 45 anni, bracciante agricolo, con cui aveva vecchie ruggini. Gli aprì la sorella, cercò di non farlo entrare dicendogli che il marito non c’era, lui non le diede retta e si presentò nel salotto dove l’uomo era a tavola coi quattro figli. I due presero a litigare, volarono parole grosse, e quando il Zaccaria schiaffeggiò il cognato quello prese la sua pistola e gli sparò un colpo nella gamba, recidendogli l’arteria femorale.
All’ora di pranzo di venerdì 25 dicembre in un appartamento alla periferia di Foggia.
Suicidi
Lorenzo Carinato, 16 anni. Di Montebelluna, Treviso, iscritto al liceo scientifico, giocava a basket e suonava la batteria. Il giorno di Capodanno, profittando dell’assenza dei genitori, legò una corda alla finestra della sua camera e si impiccò. A trovarlo che penzolava fu la madre. Nessun biglietto.
Prima delle 14.30 di venerdì 1° gennaio in via Feltrina a Biadene di Montebelluna, Treviso.
Amori
POLVERE Secondo il libro Vita emotiva segreta di Zhou Enlai della giornalista cinese Tsoi Wing-mui il braccio destro di Mao sarebbe stato omosessuale e per un uomo avrebbe coltivato un lungo amore, cominciato sui banchi di scuola. La prova principale è il diario tenuto da Zhou nel 1918, quando aveva vent’anni e studiava in Giappone. La biografia sostiene che era innamorato di un compagno di scuola di due anni più giovane, Li Fujing, conosciuto al liceo di Tianjin. Nel diario, Zhou confida di sentire molto la mancanza della famiglia e dell’amico, che chiama «fratello»: «Ho sentito una fitta terribile al cuore, la mia felicità è diventata polvere quando ho saputo che ci saremmo separati». I due giovani poi si ritrovarono a Londra, dove volevano entrare in un’università prestigiosa. Li Fujing ci riuscì, Zhou, che non aveva abbastanza soldi per mantenersi agli studi là, passò in Francia, dove entrò in contatto con l’Internazionale Comunista. La biografia suggerisce che Zhou andò in Francia per non allontanarsi troppo dall’amico. Il suo orientamento sessuale nascosto spiegherebbe, secondo la biografa, la freddezza di Zhou nei confronti della moglie Deng Yingchao. La storiografia ufficiale sostiene che Zhou era troppo preso dalla politica per essere romantico con lei: le aveva chiesto di sposarlo tramite cartolina e poi non l’aveva più vista per cinque anni. Quando lei nel 1925 arrivò a Guangzhou ed entrò nella sala del sindacato dove Zhou lavorava, quello non si alzò nemmeno per abbracciarla (Guido Santevecchi, Corriere della Sera 31/12).
RAPIDITA’ Iris Murdoch ebbe numerose relazioni, anche omosessuali. Tutte storie note al marito John Bayley, sposato nel 1956, che teorizzava la «coppia aperta». L’amante più noto fu Elias Canetti, cui la Murdoch rimproverava: «Sei accecato dal narcisismo e concedi briciole del tuo cuore solo a tua moglie». Ebbe intensi legami con le colleghe di Oxford, ritenendo l’amore lesbico «un’esperienza da consumare con rapidità, prima che il segreto diventi pubblico» (r.bert., il venerdì di Repubblica 24/12).
LIRICHE A Londra la casa editrice Faber ha pubblicato una edizione delle opere complete di Thomas Stearns Eliot, Nobel per la letteratura nel 1948. Il volume contiene alcune liriche inedite che, secondo i curatori dell’opera, dovrebbero far luce sulla vita intima del poeta. Finora, infatti, egli è stato presentato dai biografi come un uomo timido, dalla sessualità traumatizzata nel matrimonio con Vivienne Haigh-Wood, morta in manicomio. Invece, nel 1957, Eliot quasi settantenne si risposò con la sua segretaria, Valerie Fletcher. A lei sono dedicate alcune liriche da cui si evince una prepotente passione fisica. In una, per esempio, scrive: «Amo questa ragazza alta / adoro quando si siede su di me con niente addosso / e io con niente addosso». In un’altra, invece, compone versi per lodare la solidità «dei suoi seni magnifici che tocco con voluttà» (Roberto Bertinetti, il venerdì di Repubblica 24/12).
FATWA Nel rifugio di Abu Sayyaf, tesoriere dell’Isis ucciso con un raid aereo a maggio nel nord della Siria, è stata ritrovata la fatwa numero 64 dello Stato Islamico, datata 29 gennaio 2015, che regolamenta l’uso delle schiave del sesso. Nel testo, diviso in 15 punti, si legge: «Non è possibile per il padrone di una schiava avere rapporti sessuali con lei fino a che non ha avuto il ciclo ed è diventata pulita». Al secondo e al terzo punto viene spiegato come non sia permesso «far abortire una schiava che rimanga incinta e avere rapporti con lei fino a quando non abbia dato alla luce il bambino». E ancora: «Se il padrone possiede sia la figlia che la madre non può avere rapporti con entrambe ma solo con una di esse». Stesso discorso se le schiave sono sorelle. Inoltre padre e figlio non possono violentare la stessa donna. Infine la fatwa 64 informa che non è concesso avere «rapporti anali con le schiave» e «che bisogna essere compassionevoli con esse» (Marta Serafini, Corriere della Sera 30/12).
EX C’è un’organizzazione a Londra, fondata da Michelle Young, 51 anni, ex moglie di un ricco immobiliarista britannico, che chiede la modifica delle leggi che rendono difficile la “disclosure”, ossia l’individuazione dei patrimoni degli ex mariti occultati all’estero. Tutto è nato dalla storia della signora: nel 2013 il tribunale ha stabilito che le spettassero quasi 28 milioni di euro, al termine di una causa di separazione durata dieci anni, 65 udienze e l’impegno di nove investigatori privati incaricati di dare la caccia a un patrimonio di oltre 550 milioni, che secondo la donna, l’ex marito, scomparso lo scorso anno, aveva nascosto all’estero. La sua è un’esperienza condivisa con tante altre mogli di ricconi: Janna Kremen, 48 anni, avrebbe avuto diritto a circa 17,5 milioni di euro dall’ex coniuge, l’oligarca russo Boris Agrest. Questi, però, prima di tornare a Mosca, appellandosi a un accordo firmato dopo le nozze e definito dal giudice «fasullo», ha lasciato a lei e ai tre figli solo un milione di euro. Si lamenta: «Ho pagato 125mila euro solo per vedere degli avvocati scambiarsi delle lettere» (Clara Attene, il Venerdì di Repubblica 24/12).


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