L'uomo che ha accoltellato la madre e la "sofferenza" degli spermatozoi

Redazione

    DELITTI

     

    Antonio Genova, 50 anni. Calabrese, disoccupato, da vent’anni litigava, non s’è capito perché, col commerciante Francesco Ferraro, 41 anni. L’ultima discussione domenica scorsa, quando si incontrarono per strada: il Genova a piedi e l’altro a bordo del suo Suv. Ferraro prima investì il nemico di sempre, poi scese dalla macchina con un’ascia in mano e con quella lo colpì più volte. Finito di ammazzarlo, si costituì ai carabinieri, ai quali disse: «Non ce la facevo più, ero esasperato dalle sue vessazioni».
    Intorno alle 20 di domenica 26 luglio, sulla statale 106, poco distante dalla stazione ferroviaria di Palizzi Marina, provincia di Reggio Calabria.

     

    Mauro Guerra, 30 anni. Di Carmignano (Padova), appassionato di body building, centotrenta chili di peso per un metro e ottantacinque di altezza, una laurea in Economia, senza un lavoro fisso. Da un paio d’anni gli era presa la mania della religione: frequentava gruppi di preghiera, voleva organizzare un pellegrinaggio a Medjugorje, talvolta lo si sentiva recitare versetti della Bibbia ad alta voce, s’era messo in testa di organizzare una manifestazione contro i musulmani e a detta di chi lo conosceva «vedeva Satana dappertutto». L’anno scorso era stato condannato a un anno e sei mesi per stalking: gli era presa la fissa per una ragazza e non mancava di farle sentire la sua presenza chiamandola di continuo al telefono fisso e al cellulare, seguendola ovunque, imbrattando i muri vicino casa sua con le foto di lei e frasi ingiuriose. Ogni tanto gli prendevano le paturnie e allora era meglio lasciarlo stare e aspettare che si calmasse. Mercoledì andò dai carabinieri con una serie di scritti farneticanti. Lo rimandarono a casa, ma temendo che potesse fare qualche sciocchezza lo seguirono fin lì. In camera, indosso solo mutande e calzini, continuò a sbraitare a lungo, con i carabinieri che cercavano di farlo salire sull’ambulanza con l’aiuto dei dottori. Grosso com’era, riuscì a divincolarsi, uscì di casa e, camminando svelto e mezzo nudo, si diresse verso la campagna. Lo seguì a distanza il brigadiere Stefano, che lo conosceva da tempo e ogni tanto s’era pure fatto una birra in sua compagnia. Quando Guerra entrò in un campo, il brigadiere finalmente lo raggiunse, ci parlò, sembrò calmarlo, gli mise le manette a un solo polso. L’altro forse si sentì minacciato e gli tirò quattro pugni in faccia così violenti da farlo cascare. Da lontano il maresciallo Marco Pegoraro, comandante della stazione locale, temendo il peggio prese la mira e fece fuoco: Guerra morì sul colpo.
    Pomeriggio di mercoledì 29 luglio in un terreno di Carmignano, un pugno di case fra i campi di grano della Bassa padovana.

     

    Raffaele Ibello, 48 anni. Di Mondragone (Caserta), noto al vicinato perché era sempre ubriaco, l’altro giorno nel cortile del suo palazzo fu aggredito da tre vicini che lo accusavano di aver danneggiato la loro auto. I tre, Immacolata Francioso, il compagno Antimo Sagliocco e il figlio diciannovenne Pasquale Buonocoro, lo presero a calci e pugni fratturandogli costole e vertebre finché non s’accasciò sfinito in terra (portato in ospedale, morì per un infarto causato, secondo i medici, dalle botte).
    Pomeriggio di domenica 26 luglio nel cortile di un palazzo a Mondragone, in provincia di Caserta.

     

    Vilelma Pulga, 89 anni. Sarta in pensione, invalida, viveva a Bologna col marito Gino, 94 anni, molto malato, e il figlio Gabriele Galletti, 51 anni, bidello al Dams, che da anni li accudiva entrambi. «Brava gente, nessun problema economico», avevano ottimi rapporti sia coi parenti che coi vicini. Sabato scorso dopo due mesi di ricovero in ospedale la Pulga era tornata a casa e a detta di un nipote «stava benino, aveva parlato di ricette, di lasagne. Anche Gabriele sembrava sereno». Invece la mattina del lunedì successivo, mentre il padre ancora dormiva, l’uomo prese un coltellaccio da cucina e con quello colpì la madre più e più volte in tutto il corpo. Poi quando la vide in terra in un lago di sangue aprì la finestra della camera da letto e si buttò di sotto, ma non riuscì a morire perché uno stendino della biancheria attutì la caduta (ricoverato in ospedale col bacino e qualche costola fratturata).
    Poco prima delle 8 e mezza di lunedì 27 luglio in un appartamento al secondo piano in via Koch 10, zona Borgo Panigale, a Bologna.

     

    SUICIDI

    Anastasia, 14 anni. Originaria della Bielorussia, dopo un’infanzia trascorsa in orfanotrofio era stata adottata da una famiglia abruzzese ma nel 2008, quando lei aveva sette anni, il padre, Antonio Scalabrino, ex bancario sessantenne, aveva ammazzato la madre ed era finito in galera. Affidata ai cugini della moglie sembrava aver ritrovato la serenità ma l’altro giorno, mentre era in vacanza a San Salvo con la nuova famiglia, andò in balcone e si buttò di sotto. Volo di quattro piani.
    Sera di venerdì 24 luglio a San Salvo, sulla costa abruzzese al confine con il Molise.

     

    AMORI
     

    YACHT Francesco De Vito Piscicelli, l’imprenditore che nel 2009 rideva al telefono per il terremoto dell’Aquila appena accaduto, a momenti muore per un incendio divampato sul suo yacht attraccato all’Argentario. Qualcuno ha tirato una molotov contro lui e la sua compagna, la principessa Sofia Borghese. Piscicelli dice che il mandante è il conte Fabrizio Ferrari Sardagna von Neuburg und Hohenstein, già marito della principessa, il quale per questa operazione si è servito del rumeno Nicolae Calbeaza, suo ex dipendente passato dalla parte del conte. I guai di Piscicelli sono iniziati da quando è nato l’amore con la principessa Borghese: da allora gli è stato incendiato l’elicottero, poi una Renault, un capannone, il quadro elettrico della villa, gli hanno lasciato proiettili nella cassetta delle poste e falsa cocaina tra le piante prima di mandargli i carabinieri. Il conte indiziato è un tipo manesco, prima allontanato dalle autorità da Venezia e per un periodo inibito persino a mettere piede a Roma. Costui si rivolgeva alla sua sposa dicendole: «Ti devi sottomettere come tutte le mogli» e «In fondo sei la mia cameriera». Ospitò nel suo castello di Tor Crescenza Piscicelli appena uscito dal carcere: lì quest’ultimo ritrovò la principessa, conosciuta da bambina, e nacque l’amore. Quando lasciò la magione, si portò via anche la donna. Allora iniziarono le persecuzioni (Giuseppe Scarpa e Corrado Zunino, la Repubblica 28/7).

     

    MONTECARLO Dopo sette anni di fidanzamento, Beatrice Borromeo e Pierre Casiraghi si sono sposati a Montecarlo. La settimana scorsa c’è stata la prima parte del matrimonio: lei è arrivata su una Bentley bianca con in mano un bouquet di fiori, poi si sono detti sì a mezzogiorno, nelle sale del Palazzo, davanti a Philippe Narmino, l’ufficiale di stato civile della famiglia Grimaldi, e settanta fra parenti e amici più stretti. Dopo la cerimonia, festa nei giardini di Palazzo, con settecento ospiti, tra cui alcuni giornalisti del Fatto Quotidiano, dove lavora lei (Marco Travaglio, Peter Gomez, Stefano Feltri, Silvia Truzzi, Alessandro Ferrucci e Gianni Barbacetto). L’invito era per un «cavagnetu», come si dice nella lingua originale di Montecarlo, cioè un garden party. Sabato c’è stata la seconda parte del matrimonio con la cerimonia religiosa sul lago Maggiore. Due liste di nozze: una alla boutique Czarina di Monaco (ci sono un mobile bar da 13mila euro, uno schiaccianoci in legno a forma di lumaca da 565); l’altra alla Taschen di Milano (include una raccolta di Playboy da mille euro) (Pierangelo Sapegno, La Stampa 26/7).

     

    SELLINO Allarme estivo degli endocrinologi: l’afa decima gli spermatozoi. Andrea Lenzi, ordinario di endocrinologia alla Sapienza, spiega come ovviare: "I giovani dovrebbero evitare pantaloni troppo aderenti e moderare alcune abitudini come quella di andare in moto: il sellino è bollente e non fa bene agli spermatozoi, la cui temperatura ideale è di circa 32 gradi" (Laura Laurenzi, la Repubblica 28/7).

     

    CALORE Quando le femmine di scimpanzé vanno in calore, il loro sedere diventa rosso. Invece al maschio di mandrillo che vuole fare conquiste diventa molto rosso il muso (Simonetta Caminiti, il Giornale 31/7).

     

    LETTERA "Oh Henry, sono rimasta così sconvolta dalla tua lettera, stamane. Quando l’ho ricevuta, tutti i sentimenti artificialmente repressi mi hanno travolto. Il semplice tocco della lettera è stato come se tu mi avessi preso tra le braccia, e adesso puoi capire che cosa ho provato leggendola. Hai detto tutto quanto poteva toccarmi e ero bagnata e a tal punto impaziente che farò di tutto per guadagnare una giornata. (...) Voglio sentire ancora il tumultuoso pulsare dentro di me, il sangue impetuoso, ardente, il lento, carezzevole ritmo e l’improvvisa, violenta spinta, la frenesia delle pause quando odo il suono della pioggia... e come mi sussulta nella bocca, Henry. Oh, Henry, non riesco a sopportare di scriverti – ti voglio disperatamente, voglio spalancarti le gambe, mi sciolgo e palpito. Voglio fare con te cose talmente pazzesche che non so come dirle" (lettera di Anaïs Nin a Henry Miller, Achensee, 6 agosto 1932) (il Giornale 30/7).

     

    VIOLENZA A Stoccolma apre la prima clinica di emergenza per maschi vittime di stupri. Lo scorso anno in Svezia si sono registrati 370 attacchi di questo tipo nei confronti di uomini, ma molti ritengono che il numero reale delle vittime possa essere più alto, visto che secondo la polizia solo il 10-20 per cento di questi reati vengono denunciati. Negli Stati Uniti un recente studio ha stabilito che, nel 46 per cento dei casi, sono state delle donne a violentare gli uomini. In Gran Bretagna la polizia segnala che negli ultimi due anni i casi sono aumentati del 120 per cento. Nel 2014, solo in Inghilterra e nel Galles, si sono registrate 38.134 violenze sessuali contro donne e 3.580 contro uomini. Però la percentuale di episodi denunciati per i maschi si ferma al 2-3 per cento (Daniele Castellani Perelli, il venerdì 31/7).