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IL GRAN LIBRO DI GIULIANO DA EMPOLI
A questo mondo di predatori manca un Churchill che difenda le nostre libertà
Giuliano Da Empoli, nel suo "Il Mago del Cremlino" cerca di comprendere la psicologia dei predatori del mondo in cui viviamo come Putin, Trump e Milei piuttosto che esprimere un giudizio, mentre le opposizioni di ogni parte del mondo inseguono cause nobili quanto perdenti sul piano elettorale
Non riuscivo a trovare una risposta soddisfacente al fatto che Il Mago del Cremlino avesse venduto un milione di copie in Francia e quarantamila in Italia. Anche da un punto di vista critico, nel nostro paese il libro è stato accolto tiepidamente rispetto alle splendide recensioni ottenute ovunque: un caso editoriale planetario con traduzioni in 34 lingue, un altro milione di copie vendute nel resto del mondo, la vittoria del Grand Prix du roman de l’Académie française e l’adattamento cinematografico di Oliver Assayas con sceneggiatura di Emmanuel Carrère e star del calibro di Jude Law e Alicia Vikander. Le idee mi si sono chiarite leggendo il magnifico L’ora dei predatori, pubblicato in Francia da Gallimard e poi in Italia da Einaudi: Da Empoli appartiene a quel mondo intellettuale liberale che in Italia non ha mai avuto grande fortuna critica né ampio seguito popolare, e il suo sguardo laico si oppone, con fermezza e ironia, alle forme più insidiose del dominante clericalismo ideologico. “Tra gli eroi di cui Plutarco ci racconta le vite esemplari, i gentiluomini sono una rarità”, scrive in esergo, citando Malaparte, e poi commenta l’indecisione di Montezuma se combattere i conquistadores spagnoli o accoglierli come divinità, con la battuta di Churchill a Chamberlain, “hai scelto il disonore e avrai la guerra”.
Il mondo in cui viviamo è nelle mani di predatori quali Putin, Trump e Milei, e “ovunque le cose stanno evolvendo in modo tale che tutto ciò che deve essere deciso lo sarà con il fuoco e con la spada”. Quello che manca è proprio un Churchill che difenda le nostre libertà, e risultano patetiche le riunioni all’interno dell’Onu, delle quali Da Empoli è stato testimone in prima persona, con premier, ministri degli Esteri e sherpa interessati ad assicurare il proprio tornaconto personale. Dei predatori, Da Empoli cerca di comprendere la psicologia piuttosto che esprimere un giudizio, mentre le opposizioni di ogni parte del mondo inseguono cause nobili quanto perdenti sul piano elettorale. Esemplare l’attenzione di Kamala Harris alle questioni di genere con relativo uso dei pronomi politicamente corretti, alla quale Trump reagì con uno slogan efficacissimo: “Kamala is for they/them. President Trump is for you”. A differenza dei repubblicani tutti i candidati democratici alla presidenza e alla vicepresidenza dal 1980 si sono fregiati di una laurea in legge e Da Empoli chiosa “negli Stati Uniti gli avvocati sono la categoria più odiata” prima di citare, come simbolo dei potenti odierni, Dick il Macellaio, il personaggio dell’Enrico VI, il quale proclama: “Per prima cosa uccidiamo tutti gli avvocati”. Nessuno come Trump sa interpretare i bisogni e le frustrazioni di un popolo reietto, e ci riesce perché “non legge mai”, e impersona “una forma di vita straordinariamente adatta al presente” che “funziona solo in modalità orale”: il presidente dimostra in prima persona che “non esiste alcun rapporto tra facoltà intellettive e intelligenza politica”. E’ la conoscenza della storia l’unico modo per decifrare il presente: una volta conquistato il potere, il principe saudita Bin Salman, educato a Oxford e alla Sorbona convocò i 350 uomini più potenti del paese al Ritz Calrlton, dove vennero arrestati e torturati per tre mesi: i più ricchi vennero liberati in cambio di versamenti miliardari nelle casse del principe, replicando quanto fece Cesare Borgia dopo la congiura della Magione. Il duca Valentino è un riferimento costante del testo, così come il Principe di Machiavelli, antesignano di Henry Kissinger, che nel libro è ritratto esaltandone i talenti rispetto alle responsabilità morali. “La condizione del potente è sempre l’ostacolo”, scriveva Tolstoj, e per comprendere quanto sta accadendo è imprescindibile riflettere su come Trotskij abbia sgominato la resistenza di Kerenskij utilizzando tecnici e ingegneri: quanto di più lontano dalla rivoluzione proletaria. Non meno significativo il profiling effettuato da Eric Schmidt sugli elettori incerti nelle elezioni presidenziali del 2012: è stato lui, al servizio di Obama, a tracciare l’itinerario che oggi percorre Elon Musk. Il rapporto tra potere e nuove tecnologie vede un sorprendente antesignano in Italia in Francesco Cossiga, mentre è illuminante l’intuizione di Alexander Nix, boss di Cambridge Analytica, il quale per vendere Coca Cola nei cinema bocciò ogni campagna pubblicitaria limitandosi ad aumentarne la temperatura “in modo che alla gente venga sete”. Ugualmente illuminante è la battaglia del sindaco di Lieausaint, intasata dal traffico per via dei suggerimenti di percorsi alternativi di Waze: “Il mondo sprofonda nell’abisso”, scrive, aggiungendo poi “la gelida morsa di un altro prende il suo posto”. C’è il rischio che si tratti di una battaglia donchisciottesca, ma Da Empoli si identifica con il sindaco quando conclude il libro con le parole: “La lotta continua.”
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