Pier Paolo Pasolini (foto Ansa)
idee poco chiare sul PPP reale
L'autogol (che sarebbe piaciuto a Pasolini) del Pasolini scippato dalla destra
La sinistra lo celebra imbalsamandolo, la destra prova a intestarselo chiamandolo “conservatore”: ma PPP, reazionario scandaloso e fuori dagli schemi, sfugge a entrambe e continua a segnare in contropiede anche da morto.
Visto che amava il calcio molto più della politica e persino della poesia (“il miglior poeta italiano è il capocannoniere del campionato”) e considerava il calcio giocato per strada l’ultima forma di lotta di classe, Pasolini si sarebbe molto divertito della situazione: calcione negli stinchi e contropiede corsaro. Per il santificato cinquantesimo, da un mese e molto prima, hanno ammorbato l’Italia tutta di celebrazioni la maggior parte loffie, di maniera e di partito preso. Partito preso a sinistra, ovvio. Del resto anche l’Ai di Google, se chiedete, ve lo mette in cima agli “scrittori di sinistra”. Non che la cosa significhi granché: se gli (le) chiedete di Céline, vi rifila la bio di Célin Dion.
In ogni caso: il contropiede. Fa un certo effetto, brutto effetto, vedere la sinistra, eterna stampella democratica della magistratura, applaudire i magistrati che strappano i bambini ai genitori ignorando il diritto di istruzione parentale – obbligo di scuola statale! – ignorando per ignoranza o per malafede che il loro idolo PPP la scuola statale la voleva abolire, e lo spiegava al suo carissimo Gennariello. Abolizione immediata della scuola media dell’obbligo e della televisione, invocava: la scuola accusata di essere “iniziazione alla qualità di vita piccolo borghese”. La sinistra di adesso che celebra con ingessata banalità Pasolini il suo Gennariello lo butterebbe in discarica. Bella inversione di marcia.
Ma la destra? Le famose “destre” che dopo essersi prese la Rai, la Fenice di Venezia, Cinecittà e pure il Mic vorrebbero prendersi – e finalmente vivaddio! – l’egemonia culturale, da quasi un secolo territorio della sinistra “gramsciana”, anche se Gramsci non sanno più dove stia di casa? Sono tre anni sani che un governo egemonico della destra tenta di squadernare un’egemonia culturale della destra, con risultati un po’ così, diciamo. Tolkien a sinistra lo schifano, preferiscono Carofiglio, quindi non fa bottino egemonico. E appropriarsi di Pasolini? Sarà una buona idea? O forse è un atto mancato, direbbe Freud, una cattiva idea rivelatrice? O semplicemente una ciabattata in autogol, direbbe Pasolini, una cosa che poi vince ancora la sinistra? Spoiler: è vera la seconda.
L’idea di organizzare un convegno egemonico su Pasolini, ma sbagliando di brutto la definizione, “Pasolini conservatore”, è purtroppo esemplare. Pasolini non era un conservatore, casomai un magnifico reazionario. Lo ha detto persino Ignazio La Russa, uno che in gioventù non aveva proprio un bel rapporto col barone Staiti di Cuddia, che altro che comunista, Pasolini lo considerava semplicemente “finocchio”. Eppure La Russa ha detto: “Io lo avrei definito reazionario o tradizionalista, era un nostalgico”. Basterebbe. Ma basterebbe Pasolini poeta in persona: “Io sono una forza del Passato. / Solo nella tradizione è il mio amore. / Vengo dai ruderi, dalle Chiese, / dalle pale d’altare, dai borghi, / dimenticati sugli Appennini o le Prealpi, / dove sono vissuti i fratelli”. I conservatori, i borghesi che travestiti da progressisti avevano distrutto la sua civiltà antica li detestava proprio. Alessandro Gnocchi, che al convegno dello scandalo ha partecipato, ha scritto un libro su Testori corsaro – Testori sostituì Pasolini al Corriere della sera – e il tratto che evidenzia tra i due, che non si annusavano proprio, è lo spirito di reazione, di tradizione, altro che conservatorismo in giacca e cravatta: “Se così pensando, sono tacciato di stare con l’antico, bene, sto con l’antico”. Così l’idea che un “Pasolini conservatore” mandi “in tilt la sinistra”, come pretende Francesco Giubilei, non si regge sulle gambe. E basterebbe ricordare, alla destra in cerca di egemonia, che ai bei tempi di Colle Oppio il Movimento sociale di Teodoro Buontempo dedicò un convegno a destra e Pasolini. Titolo: “E se fosse un reazionario?”.
La sinistra invece, Gennariello a parte? In questa presunta battaglia ancora una volta è la sinistra ad avere migliore aplomb, miglior pedigree, per quanto un po’ mummificato. Non ha bisogno di “riappropriarsi” di Pasolini (in realtà non sarebbe un’operazione così facile e indolore), le basta che lo certifichi l’Ai di Google, che ad ogni novembre ricicci la storia dell’omicidio al Lido di Ostia che fu politico, il furto delle pellicole, il calembour “io so ma non ho le prove” e il caro PPP se ne resta tranquillo nel recinto. La sinistra è un po’ meno sgangherata, in queste operazioni. Louis-Ferdinand Céline, decisamente più a destra di Pasolini, è da molti anni terreno frequentato da intellettuali e scrittori con etichetta di sinistra (di questi tempi, non vorremmo che Céline piaccia a sinistra per il suo antisemitismo: non lo so, non ho neanche le prove, ma il sospetto è l’anticamera della verità). Ezra Pound, morto pure lui di novembre cinquantatré anni fa, è trattato con i guanti chirurgici ma piace parecchio alla sinistra anticapitalista e antiliberale. Si sono morbidamente appropriati persino di Guareschi, che già secondo il Michele Serra di Cuore “non era di destra né di sinistra”, celebrato poi da Bonaccini presidente dell’Emilia-Romagna. Impegnarsi nell’appropriazione egemonica di Pasolini, ma interpretandolo per ciò che non era, quindi spuntandone la punta polemica, è insomma tutt’altro che il gol a porta vuota sognato dalla curva di destra. Il gioco della sinistra, non esattamente spettacolare ma più inclusivo e appoggiato da una accademia culturale solida come certa mobilia retrò, alla fine vince facile.