Il water in oro 18 carati, intitolato "America", di Maurizio Cattelan nel bagno del Guggenheim di New York (Associated Press / LaPresse) 

Banalità del pitale. Il fallimento del water d'oro di Cattelan, battuto all'asta a 10 milioni (il prezzo dell'oro)

Francesco Bonami

“America” va all’asta a peso d’oro ma fallisce come opera d’arte: senza uso pubblico perde senso, diventa solo un gabinetto costoso, mentre il ritratto di Elisabeth Lederer di Klimt vola a 236 milioni di dollari. Trasformare una notizia in arte è sempre più difficile. Anche per un social Mida

Si potrebbe parlare di “banalità del pitale” per dire di America, il cesso di cento chili d’oro massiccio a 18 carati, opera di Mister Kattelan e Dottor Hyde, al secolo Maurizio Cattelan, battuto all’asta da Sotheby’s l’altrasera a New York. Una sola offerta a dieci milioni di dollari, più o meno il valore, a peso, dell’oro. Dieci milioni nel mondo dei vivi è una follia. Nel mondo dei morti viventi del mercato dell’arte contemporanea, che si aspettava una stravagante cifra, un fallimento. L’opera d’arte è stata vittima della sua stessa notorietà o della sindrome di Cenerentola al contrario. La zucca non è rimasta carrozza all’epoca di Elon Musk. Anche perché la vera opera d’arte non era il cesso ma la diabolica capacità di Cattelan d’ipnotizzare il mondo dell’arte e fargli credere che la zucca fosse davvero una carrozza. Se la banana è stata un vero successo e il cesso no, è proprio perché è rimasta banana senza provare a travestirsi da diamante.

  

Poco prima del water d’oro è stato battuto un Klimt, il ritratto di Elisabeth Lederer, anche questo con abbastanza oro ma non così tanto. E’ stato venduto a 236,4 milioni di dollari, dopo il Salvator Mundi di Leonardo l’opera d’arte più cara della storia delle aste. Chi ha comprato il cesso, visto che fisicamente non è praticamente più un’opera d’arte, lo è solo simbolicamente, può fonderlo, come fecero i ladri che ne rubarono una seconda versione quando fu esposto al Blenheim Palace, in Inghilterra, nel 2019. Chi ha comprato il Klimt è obbligato ad attaccarselo al muro, al massimo può farlo diventare una Fine di Dio di Fontana facendoci qualche buco sopra per renderlo un po’ più contemporaneo. Proprietario del Klimt: Leonard Lauder, passato a miglior vita recentemente. Proprietario del cesso: Steven Cohen, vivo e si dice molto filo trumpiano. Forse ha venduto il cesso perché aveva paura che Mamdani lo obbligasse a installarlo a Central Station per uso e consumo dei pendolari del New Jersey, che visto il risultato dell’asta, sarebbe stato l’unico modo di farlo rimanere opera d’arte. Infatti va ricordato che il cesso d’oro è un opera d’arte solo se è funzionante, come lo fu quando fu installato per la prima volta al Guggenheim nel 2016. America è un’opera pubblica dentro una villa privata e mai usato non ha più senso. Questo non hanno capito né la casa d’aste né il privato che l’ha comprato. Mentre il Klimt è sempre un Klimt sia che sia appeso alla parete di una casa privata che appoggiato per terra nella sala di un museo. Cohen voleva infatti mettere il cesso in salotto, ma quando l’artista gli ha detto che non sarebbe più stato America ma un semplice gabinetto da esposizione, deve aver detto all’artista molto appropriatamente “ma vai a c…”, e lo ha messo all’asta. Quando America fu mostrato per la prima volta al museo Guggenheim a New York funzionava e la gente faceva la fila per usarlo. Finì sulla prima pagina del New York Post, cosa eccezionale per un’opera d’arte contemporanea. Poi l’allora curatrice del museo, la monella Nancy Spector, quando il Trump I chiese in prestito per la Casa Bianca un Van Gogh della collezione del museo lei offrì America come forma di banale protesta gandhiana. L’Amministrazione Trump declinò, forse perché il cesso d’oro il presidente lo aveva già nella sua villa a Mar-a-Lago in Florida. In conclusione il cesso è un atto di priapismo artistico o immobiliare.

  

Come ho detto all’inizio Cattelan vive una fantastica esilarante schizofrenia. Il Dottor Kattelan vero, geniale e bravissimo artista, e Mister Hyde, il comunicatore seriale, per quanto eccezionale. Chi dei due rimarrà nella storia dell’arte e magari pure nella vera storia non si sa. Probabilmente entrambi. Cattelan ha cambiato le regole del linguaggio e del sistema dell’arte. Infatti se chiedi a un tassista di qualsiasi parte del mondo se sa cos’è l’arte contemporanea, ti risponderà ” a banana sul muro”. La Monna Lisa è meno famosa e quindi onore delle armi a Cattelan, con Leonardo che si rivolta nella tomba. Mentre uno mangia o vede una banana pensa a quella con il nastro adesivo sul muro. Mentre quando vado al gabinetto, al cesso d’oro non ci penso nemmeno. La banalità della realtà dice molte più cose dell’esclusività del lusso. Per questo il parlare attorno al cesso d’oro è rumore bianco senza contenuto, mentre attorno alla banana ci sono conversazioni interessanti. Sia la donna di Klimt che il gabinetto di Cattelan sono decadenti, ma Klimt non lo nasconde dietro un’improbabile funzionalità sanitaria. Chiudo spezzando l’ultima lancia a favore di uno dei due capolavori mediatici di Cattelan. La banana ha il potere di finire dentro al cesso ma il cesso non potrà mai diventare una banana. Dal canto suo Maurizio Cattelan è un social Mida contemporaneo, tutto quello che tocca diventa comunicazione. Come per Mida, però, questo dono è anche una maledizione: far tornare arte quello che è diventato notizia è molto difficile e forse, come ha dimostrato l’asta, impossibile.

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