Ansa
da kraken a brand
Da mostro a meraviglia. Così il polpo è stato consacrato dai suoi cantori
Il segreto di tanto successo è merito soprattutto di ibridi di poeti, scienziati e subacquei come Godfrey-Smith, esponente dell’“immersion journalism”. Ma la vera star della categoria è la naturalista Sy Montgomery, “la donna che sussurra ai polpi”, “parte Emily Dickinson, parte Indiana Jones”
"L’ho fatto per ringraziare e chiedere scusa” dice il fioraio di Place du 4 Septembre a Marsiglia. E’ un uomo grande e grosso con una folta barba grigia. Dalla maglietta spuntano i tentacoli di un polpo che gli si attorcigliano sul collo massiccio. “Ho arpionato centinaia di polpi quando ero giovane, mi sono serviti a sopravvivere”. Molti anni dopo, alle Hawaii, ha incontrato Steven Lam, uno dei tatuatori più famosi al mondo. “Io volevo un tatuaggio grande e ho pensato che era arrivato il momento”. La conversione di quel fioraio che sembra un veterano della Legione è una metafora della metamorfosi del polpo: da mostro a meraviglia. Il polpo, nella sua incarnazione di piovra (col calamaro e la seppia, tutti avatar dei cefalopodi) nell’immaginario collettivo era il kraken delle leggende nordiche, il mostro tentacolare descritto da Verne in “Ventimila leghe sotto i mari” e rappresentato nelle illustrazioni di Alphonse de Neuville e Édouard Riou, versione sottomarina dell’“Inferno” dantesco del loro contemporaneo Paul Gustave Doré. Dal Giappone del XVII secolo si tramanda un’altra immagine inquietante del polpo: quella de “Il sogno della moglie del pescatore”, il dipinto di Hokusai che raffigura una donna avviluppata fra i tentacoli di due polpi, in cui l’erotismo si confonde con la parafilia.
A distanza di secoli il polpo e i suoi compagni cefalopodi si sono riabilitati dalla loro ambigua reputazione, proprio come affermava un raffinato e colto articolo scritto per “Il Foglio” da Alessandro Giuli nell’agosto 2015. Da allora si sono conquistati un posto tra i nuovi “miti d’oggi”: sono brand, immagini di moda, elementi di marketing, hanno una pagina Facebook (“Octopus Fans”), appaiono su magliette, abiti, borse, cartoline, diari, copertine di libri, quaderni, asciugamani, tatuaggi, taccuini come quello su cui sono stati annotati gli appunti di questa storia.
La consacrazione del polpo come animale totemico avviene nel 2016, con la pubblicazione di “Altre menti”, saggio del filosofo della scienza Peter Godfrey-Smith (Adelphi): i cefalopodi sono paragonati a creature aliene, dotate di nove cervelli (in realtà si tratta di nove gruppi di nervi simili a cervelli, uno alla base di ciascun braccio e un altro nella testa), esempio di una linea evolutiva lontanissima dalla nostra. Nel suo ultimo libro, “Vivere sulla terra. La vita, la coscienza e la costruzione del mondo naturale” (Adelphi 2025) Godfrey-Smith va ancora oltre e, con un radicale mutamento di prospettiva, definisce la mente animale non più solo come un prodotto dell’evoluzione, ma come una sua causa. E così, tra incontri ravvicinati, problemi epistemologici, biologici ed etologici, ecco che il polpo diviene l’animale guida di tante indagini sulla mente animale, protagonista di un genere letterario che si colloca nella zona di confine tra filosofia, poesia, arte e scienza.
Il segreto di tanto successo è merito soprattutto dei cantori del polpo, ibridi di poeti, scienziati e subacquei come Godfrey-Smith, esponente dell’“immersion journalism”, giornalismo subacqueo. Ma la vera star della categoria è la naturalista Sy Montgomery, “la donna che sussurra ai polpi”, “parte Emily Dickinson, parte Indiana Jones”. E’ stata lei a esplorare il mondo fisico ed emotivo dei polpi, che ha presentato come amici dalle diverse personalità. Ed ecco che nel suo libro “L’anima di un polpo. Un viaggio sorprendente nelle meraviglie della coscienza” (2015) incontriamo Athena la gentile, Octavia l’assertiva, Kali la curiosa, Karma la gioiosa, che evadono dalle proprie vasche come oranghi o ricorrono a continue astuzie per ottenere cibo. Dopo dieci anni, nel 2025, Sy ripropone le sue storie in un nuovo libro, “Secrets of the of the Octopus, 2025, illustrato da splendide foto del National Geographic che rendono onore alla aliena bellezza del polpo che in molte riesce ad apparire come il più tenero dei pet.
Studi sul campo oceanico come quelli di Godfrey-Smith e Montgomery confermano dunque quanto affermato nella Dichiarazione sulla Coscienza redatta il 7 luglio 2012 da un gruppo internazionale di neuroscienziati riuniti all’Università di Cambridge, secondo cui “prove convergenti indicano che animali non-umani possiedono i substrati neuroanatomici, neurochimici e neurofisiologici degli stati consci assieme alla capacità di esibire comportamenti intenzionali. Conseguentemente, il peso delle prove indica che gli umani non sono unici nel possedere i substrati che generano la coscienza”. La stessa dichiarazione afferma che tra le creature che possiedono tali substrati neurologici sono compresi i polpi. Intanto, nonostante quanto scritto, il polpo continua a essere vittima dell’appetito umano che ogni anno ne mangia oltre 350 mila tonnellate.