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"Il più inquietante"
Un'idea di uomo che abbia qualcosa da dire in questo nostro tempo
Chi è l'essere umano? E' colui che rompe la staticità dell'essere. Apre al futuro, rompe con il passato innalzandosi attraverso di esso, senza dimenticarlo, ma portandolo con sé in un processo di accrescimento. Non è fatto per stare in pace, ma è strutturalmente creatore
Alcuni giorni fa Bill Gates ci ha comunicato che non moriremo più tutti a causa del cambiamento climatico. Anzi, non succederà praticamente nulla. Basta che lo sviluppo economico prosegua, e qualsiasi eventuale cambiamento sarà facilmente fronteggiabile grazie alle nuove tecnologie e al benessere economico. Peccato che in questi anni decine, centinaia, migliaia di eccezionali studiosi in giro per il mondo siano stati apostrofati con il più infamante dei termini, negazionista, e ostracizzati dal cosiddetto “consensus” della comunità scientifica per avere ragionevolmente e con mitezza affermato le stesse identiche cose (dati alla mano).
Ora, ci sarebbe da rotolarsi per terra e sganasciarsi dalle risate a vedere come la notizia sia stata fatta passare quasi sotto silenzio, se non fosse che l’oscena propaganda greenista che ci ha ammorbato negli ultimi decenni ha generato un cambiamento, quello sì catastrofico, nelle menti della stragrande maggioranza della popolazione occidentale in generale, ed europea in particolare. L’idea che è penetrata, in particolare nei giovani (e quindi in chi ha in mano il futuro), è che l’uomo sia un essere orribile. Che sia, anzi, il peggiore degli esseri viventi: inquinatore, sterminatore, distruttore del pianeta, e, in generale, causa dei massimi orrori immaginabili, qualcuno di cui, se scomparisse domani, l’universo non avvertirebbe la minima mancanza. Si capisce facilmente come da una simile narrazione, sia quando esplicitata, sia quando tenuta sottotraccia e rivestita dalle migliori intenzioni (come avviene praticamente in ogni grado dell’istruzione del puer contemporaneo) sia difficile generare un sistema economico-politico che metta al centro le doti più caratterizzanti ed esaltanti dell’uomo: libertà, intraprendenza, capacità di trasformare il mondo attraverso la propria ragione e la propria attività.
Eppure, lasciando finalmente le fole ambientaliste nella più remota pattumiera ideologica, ciò da cui bisognerebbe ripartire prima di ogni altra cosa nella nostra vecchia Europa, prima di ogni altra riforma, prima di ogni altra possibile ristrutturazione politica dell’Unione europea, sarebbe un confronto con l’idea che abbiamo dell’uomo, con una vera riflessione antropologica. Del resto, non vi è niente di più politico. Ogni idea di governo immaginabile ha, alla sua base, una precisa idea dell’uomo. Se pensiamo che l’uomo sia per natura cattivo, o per natura buono, o che sia per natura socievole, o per natura insocievole, o che esista una “natura umana”, etc., penseremo istituzioni di tipo diverso. Quale idea di uomo dovremmo quindi rimettere oggi al centro di una riflessione che possa generare nuovo slancio verso il futuro? Non serve dire che si tratta di una questione enorme. Chi è l’uomo? Di vie per rispondere ce ne sono praticamente infinite. Sarebbe una missione impossibile anche solo iniziare ad elencarle. Si può tuttavia accennare a un’idea di base, a una sorta di minimo comune denominatore che possiamo rintracciare alle radici della nostra eredità culturale.
L’uomo è, ovviamente, innanzitutto natura. Perché non c’è nulla che esista che sia fuori dalla natura. Ma l’uomo è quel luogo della natura in cui essa prende coscienza di se stessa, e già questo lo rende un momento culminante del processo naturale. Perché la coscienza umana è quella singolarità in cui la natura giunge a conoscere se stessa attraverso l’autocoscienza dell’uomo. E cosa c’è di più alto della consapevolezza di sé, ossia dell’atto cosciente del conoscere? Ma come l’uomo è natura che giunge a conoscersi, allo stesso tempo, tale capacità lo porta fuori dall’eterna, ripetitiva e incosciente ciclicità della natura. Uscendo dalla ciclicità della natura, infatti, l’uomo crea la storia, che esiste solo in quanto puro prodotto umano. Nel libro della Genesi, l’uomo viene creato al termine della Creazione, al sesto giorno, come suo culmine. E a lui la Creazione viene affidata. L’uomo, però, non è un semplice custode. Con lui inizia, appunto, la storia ossia l’insieme della produzione delle vicende umane. Ma cosa significa ciò? Significa che l’uomo, attraverso il materiale che gli viene affidato, ossia tutta la Creazione, inizia la storia della sua creazione, della creazione umana.
La realtà dell’esistenza dell’uomo sta, dunque, nel suo essere un creatore. In tal senso è fatto a immagine e somiglianza di Dio. La nostra missione “evolutiva”, la verità della nostra esistenza sta precisamente nella nostra produzione. Tutto quello che l’uomo fa è produrre. L’uomo è tutt’uno con la propria produzione. Questo produrre muta il mondo e lo rende più simile all’uomo. Giusto? Sbagliato? In questo caso non significa nulla. Perché ciò che c’è di vero nel tentativo dell’uomo di comprendere se stesso, il modo in cui si può misurare come “vero” il giudizio che l’uomo dà su se stesso, sta nella corrispondenza con questo suo essere il prosecutore della creazione. E’ questo suo “avanzare creativo” ciò che appare come la realtà della sua esistenza, e come il suo unico possibile canone morale. In tal senso, ovviamente, l’uomo è anche inquietante, anzi, come scrive Sofocle nel coro dell’Antigone, l’uomo è “il più inquietante” proprio perché sottrae la natura dalla propria ciclica stabilità e gli dà storia. Rompe la staticità dell’essere e lo semina, lo fa germogliare, come un aratro spacca e rivolta la terra per renderla fertile. Sottraendo ogni cosa alla quieta certezza dell’eterno ritorno, prende in mano il destino dell’essere. L’uomo apre al futuro, rompe con il passato innalzandosi attraverso di esso, senza dimenticarlo, ma portandolo con sé in un processo di accrescimento.
Quindi, certo, l’uomo non è fatto per stare in pace. Ma, allo stesso tempo, è strutturalmente creatore. Forse, da queste poche idee, si potrebbe iniziare a ragionare per proporre un’idea di uomo che abbia qualcosa da dire in questo nostro tempo.