FOTO Profilo Facebook "Galleria Ceribelli"
l'incontro
Ercolani e Pericoli si guardano e si parlano attraverso le loro opere. In mostra a Bergamo
La mostra curata da Arialdo Ceribelli e Chiara Gatti è il frutto di un'attenta ricerca che ha organizzato e raggruppato lavori sparsi tra collezioni private e pubbliche, arrivando a esporre trenta opere di Enrnesto Ercolani affiancate da altrettanti dipinti di Tullio Pericoli in uno scambio continuo e fruttuoso tra i due
La mostra aperta a metà ottobre a Bergamo presso la Galleria Ceribelli (fino al 13 dicembre), curata dallo stesso Arialdo Ceribelli con Chiara Gatti, ha una qualità e una libertà di sguardo spesso difficile da ritrovare nei grandi centri urbani, là dove le esigenze – anche ovvie – del mercato opprimono spesso ogni forma di ricerca e finiscono per restituire un già visto sconfortante e privo di originalità. “Ernesto Ercolani Tullio Pericoli”, già nell’icastica titolazione che si limita ai nomi dei due artisti coinvolti, offre un’elaborazione fondamentale e necessaria, quanto priva di ogni inutile ammiccamento. La mostra coglie il senso più profondo del “naturale” come elemento d’indagine che accomuna e distanzia (inevitabilmente) i due artisti. La cura offerta da Ceribelli e Gatti va oltre il noto e lo stranoto soprattutto svelando attraverso l’opera sostanzialmente inedita – fuori da Ascoli Piceno – di Ernesto Ercolani, le intenzioni pittoriche di Tullio Pericoli che sono troppo spesso schiacciate o rese inesplicabili, non solo dalla sua stessa fama, ma da una pigrizia che tende a ridurre – incensandola – l’arte di Pericoli al pari di quella di un acuto interprete dell’attuale, confondendo la carriera con un percorso artistico complesso ed estremamente denso.
Ernesto Ercolani, artista di Ascoli Piceno, pittore, incisore e illustratore, giunge così a noi a oltre cento anni dalla sua nascita – dopo una vita artistica spesa tra Roma e Bologna, tra Licini e Morandi – con un’attualità che ha ormai assunto il sapore di una classicità insita che si offre agli occhi dei visitatori con un dipinto del 1966, “Autoritratto con tromba”, una Natività dalla forza ancestrale e fortemente emotiva. Un’opera che ha in nuce quella assidua frequentazione dell’Appennino marchigiano e della Valle del Tronto che contraddistingue sia Ercolani che Pericoli, con il primo nella posizione di maestro e di guida. E’ infatti nel paesaggio che Tullio Pericoli gioca la sua partita di allievo, cogliendo una leggerezza che diverrà poi un segno assoluto della sua arte. Un fare artistico che Pericoli verifica e trova in Ercolani, quale maestro, ma sopratutto conterraneo, aspetto non banale e determinante. Nell’arte di Ercolani, Tullio Pericoli si forma arrivando a spingersi in un oltre possibile, dentro al quale offre un immaginario intimo e personalissimo, originale eppure sempre straordinariamente radicato in quei colori e in quelle luci che segnano il paesaggio come luogo dell’immaginazione, come sentimento esistenziale irriducibile.
Le trenta opere esposte di Ernesto Ercolani sono il frutto di un’attenta ricerca che ha finalmente organizzato e raggruppato lavori sparsi tra collezioni private e pubbliche, a cui si affiancano altrettanti dipinti di Tullio Pericoli in uno scambio continuo e fruttuoso: vedere Ercolani per ritrovare Pericoli, scorgere Pericoli per scoprire Ercolani. Un movimento degli occhi virtuoso che trova il suo miglior accompagnamento nel testo critico di Chiara Gatti contenuto nel catalogo della mostra. Un catalogo agile, ma dal notevole valore culturale. Un volume prezioso capace di fermare una restituzione dovuta a un artista molto noto fino agli anni Cinquanta e poi dimenticato come Ercolani, ma al tempo stesso restituisce la misura e la forza pittorica di Tullio Pericoli. L’artista marchigiano, ormai milanese per adozione, si pone evidentemente non solo quale fondamentale interprete nel secondo Novecento di un inedito paesaggismo post figurativo, ma anche come una presenza centrale e inaggirabile dell’arte italiana di questo secolo.
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