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In ricordo
Il giardino di Mamma Erasmus, Sofia Corradi, e i giovani che ti stupiscono come i fiori che nascono
Aveva l’aspirazione di mettere le persone in rete, voleva che i ragazzi facessero amicizia, anche transfrontaliera. Una vita spesa per l'Europa. La professoressa che ideò il programma di scambi per studenti è morta a Roma il 17 ottobre
Era il novembre del 2018. Il Parlamento britannico si azzuffava sulla Brexit e Gianna Radiconcini, la prima corrispondente Rai all’estero, stava tenendo una lezione sulle conseguenze del “leave”. Mentre parlava, menzionò la sorte incerta del programma Erasmus, aggiungendo per inciso “tra l’altro fondato da un italiano”. “Da un italiano? Da un’italiana!”. In platea si consumò un piccolo sobbalzo, un moto di protesta, tra chi era seduto accanto a un’anziana signora, Sofia Corradi, che rimase composta e che dell’Erasmus era proprio la mamma.
Il 17 ottobre la professoressa Corradi ci ha lasciato. Le sopravvive una scommessa visionaria che ha segnato la vita di 15 milioni di europei e, come lei orgogliosamente sottolineava, ha fatto nascere più di 1 milione di bambini.
Quando il programma partì, molti professori italiani di Lettere antiche si lagnarono con la collega: “Ma perché i nostri studenti dovrebbero andare in Irlanda, se si trovano già nella culla della cultura classica?”. Corradi gli rispose che non avevano capito niente: “Non si va lì a studiare meglio ma perché gli ormoni a vent’anni ti fanno sognare i riccioli rossi delle irlandesi”. L’idea alla base dell’Erasmus era unire i popoli per costruirvi la pace e l’Onu fu la prima istituzione a cui Corradi propose di patrocinarla, nel pieno della Guerra fredda. Negli anni ’50 non mancavano gli scambi per gli studenti (tramite Unesco o Consiglio d’Europa) ma solo chi poteva permettersene il costo e di perdere un anno andava perché non c’era il riconoscimento dei crediti. Maria Pia Di Nonno, storica dell’integrazione europea, fa notare: “Corradi piantò un seme, poi l’idea divenne contagiosa, prese varie strade e camminò con gambe proprie”.
L’altra trincea su cui più si spese Corradi, ordinaria di Pedagogia all’università Roma Tre, era l’educazione dei giovani. Aveva l’aspirazione di mettere le persone in rete, voleva che i ragazzi facessero amicizia, anche transfrontaliera. Al posto di dare libri da leggere, diceva: “No, no, non leggete. Sabato c’è la mostra alle Scuderie del Quirinale. Andateci e fate un report su quello che avete fatto, sul pranzo passato insieme”. Ogni anno a inizio corso si presentava e diceva: “Adesso fate girare un foglio e scambiatevi tutti i numeri di telefono”. A quei tempi si mettevano ancora i numeri di casa perché non c’erano i cellulari. Quando era a spasso con le nipoti e si imbatteva in un palazzo antico, le sfidava per rendere un gioco la conoscenza: «Lì c’è scritto: “Vietato entrare”. Allora dobbiamo entrare perché vuol dire che c’è qualcosa da scoprire».
Valentina Presa, di Garage Erasmus, racconta inoltre come la professoressa tenesse a trasmettere i “trucchi” maturati con l’esperienza: “Metti una giacca rossa agli eventi, così la gente si ricorderà di te. Nessuno mette una giacca rossa agli eventi importanti”. I mantra di Corradi erano il “metodo della valigia” (essere sempre pronti a partire) e “chi la dura, la vince”.
Sulla sua incrollabile tenacia Diva Ricevuto, di ASviS, ricorda: "Di lei mi travolse questo dire a tutti, in particolare ai più giovani: 'Dovete farvi avanti, dovete provarci finché non vi riuscit'. Sofia cercava sempre di aggiungere bellezza alla sua energia". Alla luce del suo impegno valso tutta una vita per l’Europa e per gli studenti, Luigi Cino, insignito del Corradi Grant dalla Fondazione Yuste, lancia l’idea: “Intitoliamole il prossimo anno di corso del Collegio d’Europa”.
Ci rivela infine Isabella, figlia di Corradi: “Mia madre amava il giardinaggio, aveva progettato il mio giardino in modo che fosse fiorito tutto l’anno, scegliendo piante che fiorissero ciascuna in stagioni diverse”. Spesso all’ora di pranzo dal terrazzo di casa Isabella le diceva che era pronto e Corradi rispondeva: “Sì, arrivo”. Ma lei continuava a potare le rose e le siepi e a volte veniva a mangiare 2 ore dopo. Isabella scherzava al riguardo: “Sembrava che fosse venuta a trovare noi, invece era venuta a trovare le piante”.
In una delle sue ultime interviste Corradi ha unito i punti: “Io amo il giardinaggio perché è come l’educazione: tu semini, curi qualcuno, poi lui fiorisce in un modo che non ti aspettavi. I giovani ti stupiscono come i fiori che nascono”.

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