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Un libro e un podcast
L'epopea dell'ingegno umano che si è espresso coi suoni, narrata in Baricco style
Nel volume "Breve storia eretica della Musica Classica" e nel podcast, l'autore percorre traiettorie finora inesplorate di un'impresa epica, con la sua capacità di guardare le cose da una prospettiva sempre nuova e insolita
Questo non è un podcast. E questa non è una storia classica della musica. Baricco’s way of life: cose che non sono (del tutto) le cose. Ma in fin dei conti è solo illusione, un trucco narrativo generato dal fatto che non le guarda, le cose, come si è soliti guardarle, ma da una prospettiva insolita, alata. Spesso dall’alto, perché Alessandro Baricco è sempre affascinato dal disegno generale e meno dal dettaglio, dal movimento della figura grande e non tanto dal piccolo ornamento. Anche se, quando sente un fremito remoto, ecco che gli piomba addosso, lo raccoglie e te lo mostra, lo tiene tra le dita controluce, lasciandolo ricadere solo dopo averti spiegato come, senza quel minimo battito, non si sarebbe determinato alcun uragano. In materia di Baricco e Musica Classica, le occasioni croccanti adesso sono due: un libro e, appunto, un podcast.
Il libro. L’arte baricchiana è nell’impianto e nella polpa di questo “Breve storia eretica della Musica Classica” (Feltrinelli, euro 18, pagine non numerate ma, a occhio, sulle duecento), non solo perché qui si parla perfino di agricoltura – la musica come un campo, e il modo di intenderla come le tecniche per recintarlo e coltivarlo – ma anche perché la sua suddivisione del mondo musicale nel suo lentissimo, e poi velocissimo, cammino verso la cosiddetta Musica classica, è strutturata in capitoli di questo tenore: La pagina zero (che potremmo riassumere con: e i greci, muti); La prima musica (l’èra che trovò rifugio nel madrigale e che ebbe in Monteverdi il suo genio); L’età del disordine (quella che per la prima volta scava un solco tra chi suona e chi ascolta, “architrave dell’edificio ideologico della Musica Classica”); il Big Bang (i Concerti Grossi di Corelli, il Trattato di Armonia di Rameau, il Clavicembalo ben temperato di Bach; e intanto nel 1722 nasce il pianoforte sotto le mentite spoglie del fortepiano); La Musica Classica (altrimenti detta “èra dell’agricoltura stanziale”: si passa dalla gentilezza alla muscolarità, dall’astrazione al dire l’esperienza umana, dall’immobilità aristocratica al dinamismo borghese); la Musica Moderna (arriva Beethoven con l’Eroica, la sinfonia più lunga mai stata scritta fino a quel momento); L’abbandono dell’agricoltura e la musica della Diaspora (ossia, di wagnerismo, crolli di muri e orti deliziosi sull’orlo dell’abisso coltivati da Debussy, Satie e Fauré; poi Schönberg e Stravinskij coi loro colpi micidiali all’ordine costituito).
Il podcast. “Non leggerò tutto il libro” – rivela Baricco – “ma alcune parti. Mentre leggo ad alta voce i miei saggi,” dice l’autore, “mi spiego meglio. Con la voce, con le pause. Mi dispiego. E i miei pensieri risultano più chiari, corrono meglio. A mia madre ho letto dei capitoli interi a voce alta, so che li capisce di più”. Il libro è stato scritto in tre anni, “ed è bello stare per un po’ di tempo con una storia che stai cercando di capire e di raccontare.” Dall’alto, perché “volevo vedere bene il disegno”.
Appunto: chi cercasse la dovizia del dettaglio, forse non dovrebbe rivolgersi a questo racconto. Tutti gli altri, che cercano il disegno e il senso di traiettorie fino a oggi imperscrutabili (traiettorie che Baricco invece scruta, col talento di chi sa vedere e poi risignificare) certamente sì. E, sorpresa, anche il temperamento equabile riuscirà a sembrare la tappa affascinantissima di un’avventura grandiosa: l’avventura dell’ingegno umano che si espresso coi suoni, di volta in volta vedendoci Dio, misure matematiche, relazioni tra macro e micro, e infine impossessandosene con una rapidità rapace che la fase precedente non aveva conosciuto, accelerando tutte le particelle. L’avventura della continuità e della discontinuità umana – delle prodezze, degli errori, degli equivoci, delle grandezze. Un’impresa epica, una conquista di terre selvagge che non si sapeva nemmeno di desiderare. Una luce che tiene in sé l’alba e il futuro. Ricordando la lezione dei padri: “Non succederà nulla se non a umani eleganti e audaci”.

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