
Giovanni Fattori, Mandria maremmana, 1893 olio su tela, 200×300 cm Museo Civico Giovanni Fattori, Livorno
La mostra
Non solo un pittore classico, ma anche attuale. I 200 anni di Fattori a Livorno
A Villa Mimbelli più di duecento opere di un artista "rivoluzionario", "in perenne trasformazione", dice il curatore Vincenzo Farinella. Soldati e covoni, vento e battaglie. E una prospettiva che ispirò tanto Novecento
"Se vuoi fare come ti pare, vieni a Livorno", dove Giovanni Fattori è eroe cittadino. Modigliani ciao ciao. E pure Parigi ciao ciao, che Fattori già di Firenze diceva che l'avesse "ubriacato", figurarsi i boulevard. Livorno celebra i duecento anni dalla nascita del pittore che ama di più, e da cui è stata più amata, con la mostra "Giovanni Fattori. Una rivoluzione in pittura", da oggi fino all'11 febbraio 2026 a Villa Mimbelli, pure sede permanente del Museo civico Giovanni Fattori. Lui sì che faceva come gli pareva: una gazzarra al caffè Michelangiolo, un cappello stropicciato, una passione travolgente con la governante. Prendere un dispregiativo e farne una bandiera: i macchiaioli.
Invece il curatore Vincenzo Farinella, ordinario di Storia dell’arte moderna a Pisa, è ben rigoroso. Ha pensato la mostra, più di 220 opere tra disegni, dipinti e acqueforti, in senso strettamente cronologico: dall’opera di Fattori numero uno, un “Ex voto” del 1848, alla numero 1.443, l’ultima, “Capanno e cavallo in riva al mare” del 1908, qualche mese prima della morte. Questo perché Fattori è stato un pittore in perenne trasformazione, “come capita solo a pochissimi grandi”, dice Farinella. Per questo l’approccio tematico che ha caratterizzato la maggior parte delle mostre passate sull’artista non ha consentito di apprezzarne i cambiamenti. Ma a tal fine serve anche un grandissimo numero di opere, e per ottenerne alcune il curatore è andato a scovarle fin “sotto al letto di alcuni privati, titubanti al prestito ma che si sono fatti convincere dall’intelligenza del progetto”. Così è possibile ammirare in mostra quadri che non erano mai stati esposti prima nella storia.
Cavalli e buoi, soldati e covoni, il vento che sferza le tamerici e l’afa che affligge “In vedetta, o il muro bianco”. Quadri che non raccontano storie – non tutti – e anche quella era una rivoluzione per il tempo. Fattori pittore rivoluzionario per motivi biografici – “era e si sentiva un uomo del 1848” – e artistici: come si vede nei quadri della vecchiaia, spesso bistrattati, oggi valorizzati per il trattamento modernissimo di prospettiva e proporzioni.
Fattori pittore attuale: Farinella sottolinea come, nel suo approccio “rigido” all’esposizione, la mostra alla quale più potrebbe ricollegarsi è quella dell’87 a Palazzo Pitti. Ebbene, Dario Durbé intitolava “Attualità di Fattori” il suo saggio nel catalogo, e ricordava che Roberto Longhi aveva “dato la buonanotte” a Fattori, e che per Lionello Venturi non si poteva parlare di una attualità del livornese. Falso problema, concludeva Durbé, perché in ogni caso Fattori “è un classico, quale egli in realtà volle essere”. “E io sono d’accordo sul classico”, dice Farinella, “ma oggi si può parlare di nuovo dell’attualità di Fattori. Per la sua rappresentazione della guerra, senza vincitori né vinti, senza eroi e con in primo piano il deretano di un cavallo. Per la sua considerazione del ruolo dell’artista, da svincolare dalle logiche di mercato: basta vedere il disastro che il mercato ha provocato nel mondo dell’arte”.
Fattori pittore intelligente: per sfatare il mito dell’artista che non legge, privo di cultura, ecco esposto “Don Chisciotte e Sancho Panza”, 1875-76. Non è difficile immaginare come l’allampanato cavaliere godesse della simpatia del pittore, che forse lo vedeva come un alter ego, un sognatore dallo sguardo rivolto all’orizzonte, trattenuto sulla terra dal prosaico scudiero. “Ho camminato diritto per la mia strada, e sempre camminerò finché vivo”, sono le parole di Fattori che chiudono il percorso, a corredo di una foto straordinaria: la statua del pittore circondata da macerie, miracolosamente sopravvissuta ai bombardamenti del ’45.