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I soldi di Bezos sono tornati, ma non fatelo sapere alle truppe che protestarono per le sue nozze

Saverio Raimondo

Dopo il contestato matrimonio, il padron di Amazon torna finanziare Venezia con un cocktail party. Ma stavolta niente proteste: tutti in fila per la pasta (e lo spritz) 

Per la prima volta dopo il contestatissimo matrimonio di giugno, i soldi di Jeff Bezos sono tornati a Venezia; stavolta sotto forma di cocktail party di Amazon Prime. Ma fuori dal locale in questo caso non ci sono manifestanti, del resto il centro sociale che aveva guidato le proteste contro le nozze di Bezos il mese scorso è stato il campo base di “Emily in Paris”, la celebre serie Netflix che la nuova stagione l’hanno girata girata a Venezia; quindi non tutti i dollari gli fanno schifo, la protesta di giugno non era anticapitalista ma andava presa sul personale, ce l’avevano proprio con Jeff o forse con la moglie, chissà. Già l’anno scorso, la celebre piattaforma di streaming aveva offerto il miglior rinfresco di tutta la Mostra, e si era aggiudicata il Leone d’Oro al catering: era l’unica festa in tutto il Lido dove ci fosse da mangiare, per giunta la pasta; e la voce deve essersi sparsa, perché quest’anno la gente è il quadruplo dell’anno scorso, e non se ne vanno mai, stanno tutti lì che aspettano ’sta pasta – e intanto mangiano frittura di pesce o pizza, e bevono tre varianti diverse di spritz. Stessa location sul mare dell’anno scorso, sempre di lunedì, il party Amazon è in realtà una call in presenza: appena entro mi è subito palese che tutta quella gente è lì per lavorare, siamo ben oltre le pubbliche relazioni. Non ci sono attori o attrici famosi, al massimo manager o agenti (fuori ne sento uno dire al telefono “non è facile dire a un’attrice che deve andare a fare una serata ad Ariccia”), qui è tutta “industry”: ci sono capi di Hbo e di Netflix, questo è il campo largo dello streaming.

Intercetto frasi del tipo “adesso arriva, finisce prima un’altra riunione e poi viene qui”, “spero ancora di lavorare con voi, mi sono trovata benissimo”, ci manca solo che qualcuno tiri fuori un contratto e lo firmi sulla schiena di qualcun altro. La pasta si fa attendere, ma quando fa il suo ingresso è una standing ovation come in Sala Grande non se ne sono mai viste. Quest’anno però siamo in troppi, ci toccano solo tre paccheri a testa; ma sono perfettamente al dente. Anche dopo il carboidrato la gente non schioda dal party: ormai è tardi per andare da qualsiasi altra parte, ma soprattutto quest’anno al Lido ci sono molte meno feste rispetto agli scorsi anni, persino Campari non ha organizzato il suo celebre party dopo quello faraonico dell’anno scorso (rispetto al quale una persona che si occupa di eventi mi dice “era bello, ma hanno gestito male i flussi”: praticamente se qui alla Mostra vuoi organizzare una grande festa devi prima fare un accordo con la Libia).

Quindi, orfani di mondanità e sbicchieramenti vari, ce ne restiamo tutti qui a raschiare il fondo del buffet e spremere le ultime bottiglie. Peccato però che la location Amazon sia la stessa del party di “Portobello”, la serie Hbo di Marco Bellocchio, che dopo mezzanotte arriverà qui a festeggiare con il cast e i suoi invitati; e non possiamo restare e imbucarci? No, i camerieri passano a dare l’ultima chiamata. Che si fa? Si esce, e poi si tenta l’assalto al party number two. Grazie a un paio di entrature, al sottoscritto riesce l’impresa: la festa Hbo è in spiaggia, ci stanno le mini-porzioni di pasta al forno, il gin tonic, Gifuni con la barba per non sembrare né Moro né Tortora, e Valeria Marini vestita da odalisca in nero. C’è la fila fuori di gente che vuole entrare ma non entra, e la festa finisce ore dopo con gli ultimi invitati cacciati dalla spiaggia. Forse anche qui bisognava gestire meglio i flussi?

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