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antisemitismo
In Francia neanche da morti gli ebrei hanno pace. Un libro drammatico
Abbattuto l’ulivo in memoria di Ilan Halimi. Intanto è uscito un libro-inchiesta che suona come un epitaffio. Secondo l'indagine condotta dagli autori, se non si interviene non ci saranno più ebrei in Francia entro il 2050
Nel 2015 danneggiarono la targa commemorativa in onore di un giovane ebreo francese torturato e ucciso nel 2006, Ilan Halimi. Il monumento sorge nel sobborgo parigino di Bagneux. Due giorni fa, l’abbattimento dell’albero piantato in memoria di Halimi. “L’albero dedicato a Ilan Halimi, baluardo vivente contro l’oblio, è stato abbattuto dall’odio antisemita” ha detto il primo ministro François Bayrou. “Nessun crimine può sradicare la memoria”. L’albero era stato piantato nel 2011 a Epinay-sur-Seine, periferia nord di Parigi. Ebreo di 23 anni, Halimi venne trovato morente, con ustioni sull’80 percento del corpo, vicino ai binari della ferrovia, tre settimane dopo essere stato rapito dalla cosiddetta “banda dei barbari”.
Intanto è uscito un libro che suona come un epitaffio: “La fine degli ebrei di Francia?” è il titolo di un libro-inchiesta di Dov Maïmon e Didier Long. “Crediamo fermamente che gli ebrei di Francia, a un certo punto, dovranno andarsene. E chiediamo loro di prepararsi”. Scritto da Maïmon, ricercatore al Jewish People Policy Institute di Gerusalemme, e da Long, ex monaco benedettino, scrittore e teologo autore di numerosi libri sui legami tra ebraismo e cristianesimo, il libro traccia un quadro implacabile e tragico della situazione degli ebrei francesi, di cui, a loro dire, 150mila su 440mila, sono in pericolo immediato a causa dell’antisemitismo e si stanno preparando a lasciare il paese.
Secondo la loro indagine, se non si interviene, non ci saranno più ebrei in Francia entro il 2050. Dice Long: “È un titolo brutale perché i fatti sono brutali. Sì, se non si interviene, la seconda diaspora più grande del mondo scomparirà. E dobbiamo svegliarci. La situazione è davvero catastrofica. Non a Neuilly-sur-Seine o a Boulogne-Billancourt, ma ovunque. A Sarcelles, Tolosa, Nizza e Villeurbanne, dove vivono 10mila ebrei – sui 30mila ebrei di Lione – e a Marsiglia, dove ne vivono 50mila. Dei 440mila ebrei francesi che abbiamo conteggiato oggi in Francia, con specifiche situazioni locali, 150mila sono in pericolo”. Un’impennata d’antisemitismo si sta intensificando a partire dal 7 ottobre. “Questo 0,6 per cento della popolazione francese subisce il 60 per cento degli attacchi religiosi, anche se i musulmani sono venti volte più numerosi. Abbiamo applicato i nostri modelli e siamo arrivati a una percentuale del 15 per cento di musulmani, ovvero nove milioni di persone in Francia”. Tenendo conto della crescita demografica, questa percentuale salirà al 20-25 per cento di musulmani in Francia entro il 2050. Intanto l’islam si sta radicalizzando. Con gli ebrei in mezzo. E’ semplicemente un cocktail esplosivo”.
E ancora: “Va notato che, secondo i nostri calcoli, tra i 60mila e gli 80mila ebrei hanno già lasciato la Francia dal 2000, in 25 anni. Un antisemitismo oggi sfruttato da estremisti politici irresponsabili pronti a far saltare la società francese per avanzare al secondo turno delle elezioni ottenendo 450mila voti musulmani. Gli ebrei sono come il canarino nella miniera: quando il canarino smette di cantare, c’è il rischio di un’esplosione. Dal 7 ottobre, gli ebrei in Francia hanno smesso di cantare”. Chi aveva visto lungo fu la madre di Ilan Halimi. Ruth Halimi prese le spoglie del figlio e le portò in Israele, a Gerusalemme, dove oggi riposano. “Sentivo che era mio dovere di madre offrire a mio figlio un riposo che giudicavo impossibile qui. Perché è qui, su questa terra, che Ilan è stato affamato, picchiato, ferito, bruciato. Come riposare in pace in una terra dove si è tanto sofferto? E poi qualcuno avrebbe potuti sputare sulla sua tomba”. Peggio: dieci anni fa ci avrebbero urinato, oggi l’avrebbero aperta per disperderne i resti.