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il ricordo
Ricordare il grande genetista Boncinelli chiarendo che la scienza non rimpiazza la filosofia
Per il genetista morto a 84 anni la filosofia rappresentava una fase superata: la scienza oggi l'ha soppiantata. Ma il reale problema è la filosofologia, cioè la degenerazione dell'atteggiamento filosofico genuino. Quello di chi guarda alle parole di altri autori invece di guardare alla realtà
Per ricordare il grande genetista Edoardo Boncinelli, appena scomparso, su Repubblica è stata riproposta un’intervista dal titolo significativo: “Basta con i filosofi, ci fidiamo solo della scienza”, concessa in occasione del fortunato libro di Boncinelli La farfalla e la crisalide. Il volume riprende una sua tesi: la filosofia rappresenterebbe una fase superata e oggi la scienza l’avrebbe soppiantata. La filosofia sarebbe una cosa “bella, divertente, preziosa”, ma anche “inutile, se non ingannevole”. E’ un’opinione che oggi molti condividono, in parte con buone ragioni. Se trattiamo la filosofia come l’elenco storico delle tesi difese dai filosofi nel corso del pensiero occidentale, Boncinelli non ha tutti i torti. Sarebbe come se la scienza studiasse le ipotesi poi rivelatesi sbagliate: dal flogisto all’omuncolo. Divertente, ma poco utile. Tuttavia – ed è un grande dispiacere non poter continuare questa conversazione con il genetista – quella non è filosofia. Al meglio, è la storia della filosofia (disciplina legittima, ma per sua natura rivolta al passato); al peggio, è ciò che lo scrittore americano Robert Pirsig chiamava “filosofologia”. La filosofologia è una degenerazione dell’atteggiamento filosofico genuino: un ripiegamento del pensiero su se stesso e sui suoi autori. Invece di guardare alla realtà, il filosofologo guarda alle parole di altri autori, che mescola sapientemente, dimostrando la propria conoscenza dei pensatori celebri e la propria capacità di riformularne le tesi, padroneggiando stili e fonti. Se la filosofia fosse questo, mi sentirei di dare ragione a Boncinelli. Ma non è così.
La filosofia è prima di tutto un atteggiamento nei confronti della realtà: è il tentativo di non lasciarsi guidare dalle parole o dalle opinioni. E’ pensiero libero, al confine tra vita e conoscenza; è ciò che viene prima, e non dopo, la conoscenza scientifica. Non è in competizione con la scienza per validare enunciati empirici, ma serve a tornare sui nostri passi e riacquistare uno sguardo vergine – e quindi fertile. Ogni volta che formuliamo una tesi, sul Sole o sul Dna, presupponiamo qualcosa, altrimenti non potremmo dire nulla, ma questi preconcetti, scriveva Johannes Kepler (contemporaneo di Galileo), sono i “ladri del nostro tempo” e ci governano senza che ne siamo consapevoli. E’ sempre stato così, e non si vede perché oggi dovrebbe essere diverso. Di certo, fra un centinaio d’anni, gli scienziati del futuro guarderanno al nostro tempo e si stupiranno dei tanti pregiudizi che oggi condizionano la nostra comprensione della realtà. L’antidoto è solo uno, e si chiama filosofia. Vi sono infine quelle domande esistenziali che restano al di fuori della conoscenza empirica e che ci dicono perché valga la pena di stare al mondo, che indicano un motivo per conoscere, che rispondono alla nostra fame di senso. A queste domande, per sua natura, la scienza non dà risposte. Ma non per questo esse devono restare in un limbo di irrazionalità o di arbitrarietà. Il sonno della ragione genera mostri; l’atteggiamento filosofico ci desta.
La filosofia, come atteggiamento aperto verso ciò che ancora non si conosce e che può capovolgere tutto ciò in cui credevamo, è cruciale oggi più che mai, perché viviamo in un’epoca di svolta – proprio a causa delle innovazioni tecnologiche prodotte dalla scienza. Ma quando tutto cambia, è più indispensabile che mai interrogarsi sul senso di ciò che sta accadendo: non soltanto descrivendone i meccanismi, ma anche ponendosi domande sulla natura e sul fine della realtà. Se non lo si fa, si sarà vittime di qualcun altro, o di qualcosa, che governerà il nostro agire. La scienza è efficace perché si muove all’interno di una cornice che semplifica la realtà e la struttura in enunciati verificabili empiricamente. La filosofia – quando non è filosofologia – è quell’attitudine aperta che costituisce la condizione della nostra autonomia e libertà. Credo che Boncinelli se la prendesse con i filosofologi. Come dargli torto?