La Grotta di Diana riapre al pubblico dopo 50 anni: il tesoro ritrovato di Villa d'Este

Gianluca De Angelis

Dopo un complesso restauro, i mille colori di un gioiello senza tempo tornano a splendere. Uno scrigno di arte, natura e simbolismo finalmente restituito al pubblico

Sono serviti 50 anni di chiusura e un complesso intervento di restauro per permettere di far riscoprire al pubblico la Grotta di Diana, uno dei luoghi più iconici e meno noti di Villa d’Este a Tivoli, patrimonio mondiale dell’Unesco. Questo gioiello di pietre, conchiglie e decorazioni è stato realizzato nel XVI secolo come parte del sofisticato impianto scenografico e simbolico ideato dal cardinale Ippolito II d’Este, e insieme alle ben più note fontane di questo luogo anche la grotta è un raro esempio di architettura artificiale ispirata alla natura, dove si fondono scultura, pittura e integrazione dell’ambiente circostante con l’intervento umano e con i miti del passato.

L’intervento di restauro, condotto anche grazie al finanziamento Gruppo Fendi, ha restituito quindi leggibilità alle complesse decorazioni, risolvendo allo stesso tempo criticità legate all’umidità, al vento e al degrado dei materiali. In un percorso di visita ripensato per garantire sicurezza e valorizzazione, facendo convivere di nuovo pietra, acqua e storie e svelando la Grotta di Diana in tutta la sua bellezza, scenografica e intima al tempo stesso.

 

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