Donatella Di Cesare (LaPresse)

Quei rivoluzionari uccisi da Balzerani, nella stessa università di Di Cesare

Andrea Minuz

“La tua rivoluzione è stata anche la mia, le vie diverse non cancellano le idee”, ha scritto (e cancellato) su X la filosofa della Sapienza, per ricordare la brigatista. Dimenticandosi forse di Ezio Tarantelli e Vittorio Bachelet, ammazzati proprio dalle Br per le loro idee. Quella che manca è la cultura della libertà

Donatella Di Cesare ha ricordato con un bel pensierino su X vita, opere, poetica della brigatista Barbara Balzerani, appena scomparsa. “La tua rivoluzione è stata anche la mia, le vie diverse non cancellano le idee”. Scende una lacrima. Ci sono in effetti persone che hanno provato a cambiare il mondo in peggio, come Barbara Balzerani. Le è andata male, per nostra fortuna, ma può sempre rivendicare di essersi lasciata alle spalle un bel po’ di morti. Poi ci sono persone che hanno provato a cambiarlo in meglio. Come Ezio Tarantelli, ucciso con una ventina di proiettili al petto nella stessa università dove Donatella Di Cesare oggi lavora come professore ordinario, tenendo corsi di Filosofia teorica. Anche Tarantelli era professore ordinario. Prese la cattedra di Economia politica a trentacinque anni, e poi borse di studio a Cambridge, corsi al MIT, visiting alla California University, un Istituto di studi di economia del lavoro fondato nel 1981 associato alla Cisl, insomma un prodigio dell’economia.

 

 

Tarantelli, che votava per il Pci, fu ammazzato come un cane alla fine di una sua lezione, nel parcheggio della Sapienza. Il suo sogno era il contenimento della disoccupazione, alleggerendo il peso della “scala mobile”, grande tema caldo dell’epoca, predeterminando il rientro dell’inflazione con un’azione concertata tra stato e parti sociali (e assegnando al sindacato un ruolo da protagonista). C’è da dubitare che una brigatista laureata in Filosofia capisse qualcosa di questa roba, ma dobbiamo a Barbara Balzerani, capo della colonna romana, l’operazione. Accanto al corpo di Tarantelli c’erano una settantina di fogli in ciclostile, scritti nell’illeggibile prosa delle Br (tutte le persone che odiano e combattono la libertà, terroristi o filosofi decostruzionisti pro-Hamas, hanno questo in comune: una scrittura orrenda, la passione per i periodi involuti, la lingua che non porta da nessuna parte perché lavora sul vuoto).

Le Brigate rosse uccidevano a sangue freddo, come i vigliacchi di Hamas. E a sangue freddo uccisero anche Vittorio Bachelet, sempre alla fine di una lezione, sulle scale della facoltà di Scienze politiche, tu guarda il caso sempre nella stessa università dove oggi lavora Donatella Di Cesare. Bachelet fu ammazzato in quanto “tecnico della controrivoluzione, che continua a diffondere la convinzione che occorre reprimere la lotta armata”. A Di Cesare forse dispiace ancora oggi che abbiano vinto le idee di Bachelet e Tarantelli. Forse è la nostalgia per i beati anni della gioventù. E’ però un vero peccato che il post su X sia stato rimosso dopo poche ore. Sia perché non c’è stato modo di far partire una raccolta firme per vedere quanti professori universitari si sarebbero dissociati (si accettano scommesse). Sia perché stava già incassando molti consensi e applausi e cuoricini. E ci dava la misura del lavoro enorme che c’è ancora da fare in questo paese, a scuola, nelle università, ovunque, per difendere e promuovere la cultura della libertà.
 

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