"L'antisemitismo non è mai stato soppresso", dice l'artista tedesco che la Germania ha provato a nascondere, mentre racconta il talento che dice di non avere
"Non è nuovo quello che succede, solo che è più minaccioso”. È una vita che Anselm Kiefer disegna, dipinge, fotografa, crea e raccoglie rovine, scava tunnel, carbonizza girasoli, impila torvi prefabbricati metafisici e coltiva un’estetica arsa da paesaggio atemporale, in cui tutto è già avvenuto o può ancora avvenire sotto la luce nera di qualche astro distante e della mente artistica che osserva e rappresenta. Un punto d’equilibrio molto concettuale, quello trovato dal pittore, e di imperituro magnetismo: Kiefer è uno dei più grandi artisti del mondo, se non il più grande, e il suo rigore, totalmente impermeabile a qualunque civetteria creativa, suscita una fascinazione enorme, come dimostrano anche le sue quotazioni. Le sue opere, sempre attualissime, stanno però uscendo dalle iconografie tardo novecentesche per andare a sovrapporsi tali e quali a certe immagini di rovine e tunnel di nuovo conio e antiche colpe tutt’a un tratto rinverdite.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE