Una scena di Las Vegas - In vacanza al casinò (Vegas Vacation), film del 1997 diretto da Stephen Kesslerg 

LA CARTA RESISTE

Leggere in aereo

Arnaldo Greco

Quando sulla rivista di bordo trovi la pubblicità di un locale di flamenco a Spalato

Com’è noto, le compagnie aeree stanno tagliando tutto il tagliabile: scomparsi gli alcolici, probabile che anche la Coca-Cola sia in realtà una sottomarca travasata, personale ridotto all’essenziale per cui ritrovi a venderti orologi a bordo le stesse persone che ti hanno controllato svogliatamente il passaporto. Così i viaggi diventano sempre più avvilenti: ritardi, attese, compagnie una volta affidabili che adesso operano con gli schemi delle low cost più aggressive, ancora più code e controlli, alcuni del tutto arbitrari, giusto con lo scopo di provare a scucire qualche euro in più (ho visto una famiglia aprire le valigie e riordinarle per fare in modo che ogni bagaglio a mano pesasse meno di otto chili. E quando dico che ho visto una famiglia intendo dire la mia). E però, quando finalmente occupi il tuo sedile, ti accorgi che a bordo resiste la rivista della compagnia, di solito appoggiata al simpatico sacchetto di carta per contenere il vomito, forse perché quella è la considerazione che si ritiene i passeggeri diano alla stampa.

   

E dunque ci si domanda: perché se, a momenti, perfino la benzina viene centellinata, continuano invece a stampare queste riviste? E a ingaggiare modelli per servizi fotografici tra le rovine in cui non si capisce la ragione dell’appoggiarsi discinti a una colonna dorica? Innanzitutto va notato che la rivista di bordo è standard e non si notano differenze tra compagnie. Sarebbe bello poter raccontare di una rivista Aegean con un taglio anti Troika e di una Lufthansa dal taglio opposto, ancor meglio se sottaciuti, ma non è così. Sono tutte riviste che vogliono pubblicizzare la sensazione che il denaro speso per viaggiare sia quello speso meglio al mondo. E quindi anche se sei già piegato dalle angherie dei controlli e in ansia che il volo sia in ritardo – ormai gli orari di volo sono indicativi, non hanno una precisa relazione con la realtà – provano a convincerti che ne è valsa la pena. Anzi provano subito a convincerti della necessità di programmare immediatamente il prossimo viaggio.

 

Così sfogli le pagine, vedi le destinazioni che non hai scelto, tutte immerse nella luce, solitarie se hai bisogno di solitudine e vivaci se cerchi compagnia, con le mostre imperdibili, la più importante ricorrenza annuale che capita proprio quella settimana, e ti pare subito che ti stia perdendo qualcosa di meglio di quello che avevi programmato. Atterri a Varsavia, ma vorresti essere a Cracovia. A Paros, ma Santorini sembra più bella. A Ibiza proprio il giorno in cui chi la sa lunga va a Minorca perché c’è una festa della Madonna (svuotata ormai di ogni religiosità e quindi si potrebbe anche scrivere Madonna con la minuscola, nel senso deteriore del termine). Allora cominci a sfogliare più rapidamente, sperando che almeno un servizio sia stato dedicato anche al posto in cui vai. E ovviamente c’è, perché sono fatte col manuale Cencelli. Quindi anche la tua destinazione ha il pezzo con il ristorantino imperdibile o il bar da cui vedere il tramonto indimenticabile o la spiaggia appena premiata come una delle più belle del globo, da una delle centinaia di giurie che si arrogano il diritto di poter assegnare tale premio. E, naturalmente, è una spiaggia fotografata deserta, probabilmente alle due di pomeriggio di un giorno di inizio febbraio lì spacciato come mattino d’estate.

 

Caratteristiche sono poi le nature morte con tavoli pieni di cibi invitanti e vista sul mare, ma senza che i posti a sedere siano occupati da qualcuno. Come se i clienti fossero scappati di corsa senza pagare o come se quel posto dovesse essere presto occupato proprio da te. Immancabile anche l’intervista all’imprenditore che ha mollato tutto e ha investito nel borgo storico perché il suo sogno era sempre stato “ridare vita a quel luogo” (per eterogenesi dei fini vuol dire “riempirlo di calamite per frigoriferi”). Ogni articolo appare sia nella lingua della compagnia aerea che tradotto nella versione per viaggiatori col solito tripudio di awekening, luxury, exciting,  surprise, tasty, happy. E poi gli artigiani, gli animali domestici che oggi appaiono esotici come elefanti – experience now la passeggiata a dorso di mulo – e quel sapore che, da una parte, viene spacciato come specifico di un certo luogo, ma che dall’altra – non serve neanche più sentirsi smaliziati per accorgersene – rende tutto identico, per cui c’è la pubblicità di un locale di flamenco a Spalato, il burlesque a Vienna e lo spritz a Paros. E sembra pure sacrosanto.
    

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