Shehan Karunatilaka (LaPresse)

“Dopo aver sentito di Rushdie ho cancellato un mio racconto sull'islam”. La confessione del vincitore del Booker Prize

Giulio Meotti

Dopo 'accoltellamento del Nobel a New York lo scrittore di “Le sette lune di Maali Almeida”, Shehan Karunatilaka, ha detto di essersi autocensurato

Il libro di Shehan Karunatilaka, “Le sette lune di Maali Almeida”, è  il classico romanzo che i giudici del Booker Prize adorano: un’epica sullo sfondo di una guerra civile (in questo caso nello Sri Lanka), un fotografo gay, un po’ di thriller soprannaturale, spettri di bambini soldato tamil e un piccolo editore che ci crede dopo che i grandi lo avevano rifiutato. Karunatilaka ha scritto il libro dell’anno, dunque. Tuttavia, nel suo discorso di accettazione del Booker lunedì sera, Karunatilaka ha fatto riferimento al recente accoltellamento di Salman Rushdie a New York e ha affermato di essersi autocensurato. “Avevo scritto una storia su un adolescente maldiviano radicalizzato per una raccolta che stavo preparando e mia moglie mi ha suggerito di toglierla. Basta una persona che si offenda e improvvisamente sei uno scrittore islamofobo. Quindi sì, queste cose sono nella mia testa. C’è la sensazione che se appartieni alla classe media e scrivi in inglese, probabilmente sei più al sicuro. Ma  da Charlie Hebdo in poi è diventato un vero problema”.

  

Karunatilaka stava finendo una raccolta di racconti quando ha saputo dell’attacco all’autore dei “Versi satanici”. “Mia moglie ha detto: ‘Hai due bambini piccoli. Questa storia lasciala fuori’. A conti fatti, ho pensato… una  storia posso cancellarla. Così ho scartato un paio di racconti, che non credo fossero offensivi”.  

   
Parlando alla Bbc dopo l’attacco a Rushdie, il saggista inglese Kenan Malik ha detto che se i nemici di  Rushdie hanno “perso la battaglia”, hanno invece “vinto la guerra”. “Il romanzo, ‘I versi satanici’, continua a essere pubblicato. Ma l’argomento che sia sbagliato offendere determinate persone e gruppi è diventato molto diffuso. In una certa misura si potrebbe dire che la società ha interiorizzato la fatwa e introdotto una forma di autocensura”. 

   
Gabrielle Brinkman col suo romanzo “Wem ehre Geburt” (A chi è dovuto l’onore) avrebbe potuto irritare la comunità islamica. Così alla scrittrice è stato chiesto dalla casa editrice Droste di censurare i passi più delicati. Brinkman si è rifiutata ed è rimasta senza editore. “Nessuno oggi avrebbe le palle per scrivere ‘I versi satanici’, per non parlare di pubblicarlo”, ha detto anche lo scrittore Hanif Kureishi. “Gli scrittori sono terrorizzati”. Karunatilaka ne sa qualcosa. Oggi si è vittime dell’“autocancellazione” perché si preferisce rimanere in silenzio piuttosto che subire contraccolpi (per non arrivare alle coltellate contro Rushdie), ha detto Sir Tom Stoppard. Il grande drammaturgo inglese ha affermato che l’erosione della libertà di parola ha lasciato le persone a rischio di essere “spacciate” a vita per i commenti “sbagliati”. Lo scrittore originario di Leopoldstadt ha detto: “La libertà di dire ciò che si vuole entro i limiti della legge è la libertà da cui dipendono tutte le altre libertà. Non è tanto la cancellazione quanto l’autocancellazione. Le persone si muovono con cautela, stanno attente a quello che dicono. Dico solo una cosa casuale e sono fottuto per il resto della mia vita”. Oggi, come ha detto anche Barack Obama, si cammina sulle uova.
 

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.