Cronaca di una morte annunciata

La Superlega? Ci hanno provato anche gli editori e si sa come è finita

Ricordate la lotta fra il Salone del libro Torino e quello di Milano?

Manuel Orazi

Nulla di nuovo. Anche l'editoria aveva provato a fare la sua superlega. Era Tempo di Libri a Milano. Il risultato anche in quel caso fu un boomerang

Il flop della Superlega di calcio era stato anticipato da quella editoriale. Nel 2017, in seguito agli scandali della precedente gestione del Salone del Libro di Torino, l’Associazione italiana editori (Aie) chiese il divorzio e tentò così il colpo di mano per prendersi tutta la torta: i big dell’editoria provarono a lanciare un salone tutto per loro, “Tempo di Libri” (Mondazzoli, Feltrinelli, Mauri Spagnol, Giunti, Harpercollins Italia, De Agostini-Planeta) però sotto casa ovvero nella Milano della Belle époque fra l’Expo 2015 e il Covid, quando cioè si pensava che nella capitale morale si potesse fare tutto. La Superlega del libro, che possiede anche catene di librerie, promotori, distributori e dunque in odore di conflitto d’interesse, nominò direttrice Chiara Valerio scegliendola fra le file dei cosiddetti indipendenti – lavorava allora per Nottetempo -, annunciando grandi ospiti all’evento come Roberto Saviano – urca -, il vincitore del festival di Sanremo di allora, Francesco Gabbani, e grandi novità come una stampante 3D allo stand dei Testimoni di Geova (!).

 

Obiettivo prefissato: superare le centomila presenze e possibilmente il Salone di Torino che nel frattempo si stava riorganizzando con un nuovo assetto. Il luogo prescelto era la Fiera di Rho, vicino all’Expo, gigantesca (solo il Salone del mobile riusciva a riempirla, nemmeno sempre) e lontana dalla città (serve un altro biglietto rispetto a quello della metro). Risultato: settantamila presenze dichiarate, ma chi c’era ricorda solo corridoi vuoti. Lo stand che nel 2017 ha venduto di più era quello del Libraccio, storica libreria dell’usato milanese ed è tutto un programma. Del resto perché pagare un biglietto e fare un viaggio di quaranta minuti dal centro per trovare gli stessi libri che si trovano ovunque in città e pure negli autogrill? A cose fatte, Chiara Valerio dichiarava: “Gli editori mi dicono che la gente che arriva conosce i titoli e chiede cose precise. Questo significa che ci sono i lettori. Con le scolaresche l’anno prossimo faremo un lavoro migliore, ma quello che c’è già riverbera allegria”. L’allegria però dev’essere durata poco perché l’anno dopo Valerio viene sollevata dall’incarico e tocca ad Andrea Kerbaker.

 

Mentre il Lingotto festeggiava un record di partecipazioni, per il flop di Tempo di Libri si diede la colpa alla fretta dell’organizzazione, alle date sbagliate per la vicinanza con un ponte feriale, all’ubicazione troppo remota e alla mancanza di ospiti di richiamo. Ed è dunque inversione di rotta: si passa alla più centrale Fieramilanocity, con altre date e altri ospiti di richiamo, scrittori (John Grisham, Joe Lansdale) ma anche altro (Gabriele Muccino, Nino Frassica, Michelle Hunziker, Sofia Viscardi più blogger, youtuber e influencer). Di nuovo grandi numeri annunciati, aumenti vertiginosi di pubblico come sempre nelle fiere – senza mai specificare bene quante scolaresche sono state precettate -, ciononostante l’obiettivo delle centomila presenze paganti non era stato raggiunto. Nel 2019 l’Aie, che nel frattempo aveva cambiato presidenza (Ricardo Levi), non ha più organizzato Tempo di libri tanto che è stata soppiantata da Book Pride, organizzata invece da Adei (Associazione degli editori indipendenti) proprio nelle stesse date di metà marzo in cui avrebbe dovuto tenersi la terza edizione della Superlega dei libri. Più che al pallone, insomma, la vicenda dovrebbe far riflettere su un altro sport: il boomerang.

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