È di nuovo fermo il bando per il Colosseo

Enrico Cicchetti

Il Consiglio di stato annulla la gara indetta da Consip per la concessione integrata del monumento, perché dava troppo peso alla biglietteria rispetto ai “servizi aggiuntivi”. L’attrazione più popolare al mondo è nelle mani degli stessi gestori dal 1997 perché la pubblica amministrazione non sa scrivere un bando

Tre anni di attesa e un niente di fatto. Il Consiglio di stato ha annullato la gara Consip bandita nel 2019 per la concessione dei servizi museali del parco archeologico del Colosseo. È stato accolto il ricorso della D’Uva s.r.l, una società del settore che chiedeva l’annullamento.

 
La vicenda - surreale se si pensa che riguarda l'affidamento dell’attrazione più popolare al mondo che con i suoi 7,5 milioni di visitatori l'anno è anche il monumento più remunerativo per le imprese che ne gestiscono i servizi - l'avevamo ricostruita qui, più di un anno fa. In sintesi: dopo 22 anni in cui l'affidamento del Colosseo era nelle stesse mani, il 21 ottobre 2019 Consip – la centrale della pa che ha la missione di ottimizzarne gli acquisti e su cui dovrebbe essere rinnovato il sottobosco di concessioni museali – mette a bando la gara. Due lotti, da 593 milioni di euro totali, stimati sui flussi di visitatori degli anni precedenti. Il vincitore si aggiudica la concessione, per cinque anni, dei servizi museali del parco archeologico. Il primo lotto (564 milioni) riguarda i servizi di biglietteria, informazioni, accoglienza e assistenza, il secondo (meno di 29 milioni) quelli di editoria e merchandising. Le offerte vanno presentate il 27 gennaio 2020. Ma la pandemia spariglia le carte, con riduzione degli accessi, vendita dei biglietti online e altre difficoltà da affrontare. Che cosa fa Consip? Invece di prendere atto che le previsioni dei flussi sono diventate illogiche a causa dell'epidemia, rinvia la gara. Per sette volte. A luglio il Consiglio di stato la sospende per profili di legittimità. La violazione? La centrale acquisti della pa, assumendo di non poter altrimenti assicurare l’equilibrio economico-finanziario della concessione, aveva accorpato in un unico lotto i servizi di biglietteria e assistenza alla visita, ma aveva qualificato questi ultimi come prestazione secondaria, dando alla biglietteria un peso preponderante nell’attribuzione dei punteggi per l’aggiudicazione. In realtà, come afferma la sentenza emessa due giorni fa dalla V sezione del Consiglio di stato, "l’amministrazione può esternalizzare a privati tali servizi, in quanto ciò risulti strumentale alla valorizzazione culturale dei siti". E questo "deve essere il parametro caratterizzante la migliore offerta". Si ricomincia tutto da capo.

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  • Enrico Cicchetti
  • Nato nelle terre di Virgilio in un afoso settembre del 1987, cerca refrigerio in quelle di Enea. Al Foglio dal 2016. Su Twitter è @e_cicchetti