Raffaella Fioretta

L'ultima festa per Raffaella

Giuseppe Fantasia

In tanti all'Auditorium della musica per salutare e ricordare Raffaella Fioretta, grande esperta nelle relazioni istituzionali e culturali con particolare attenzione al mondo del cinema

Roma. Quando arrivavi ad un evento o a un'anteprima, la notavi anche da lontano grazie al suo inconfondibile caschetto biondo che spiccava, spesso, su un cappotto rosso, il suo colore preferito. Quel taglio liscio che la legava alla Carrà non solo nel nome, ti rassicurava, perché era come se dicesse: “qui ci sono io, c'è solo da star tranquilli e divertirsi”. Ti vedeva, e in quel breve tragitto che impiegava per venirti incontro, tra occhiate, parole e altri gesti in codice che può conoscere solo chi fa un lavoro come il suo, salutava e, se c'era confidenza, univa il bacio alla domanda: “tutto bene”?

 

Era la prima a sapere che su un red carpet, un po' come nella vita, non tutti sono uguali, ma con la sua signorilità e capacità ti illudeva del contrario, trattandoti con la stessa naturalezza che riservava a una grande attrice come a un capo di Stato. Le situazioni di panico non l'attaccavano e se c'era un imprevisto, aveva sempre una soluzione. Non ti faceva mai sentire fuori posto, anche perché lei il cosiddetto placement lo aveva studiato prima e a lungo, senza lasciarsi sfuggire alcun dettaglio. “Si distingueva per il tratto umano e la cortese attenzione”, ha ricordato in un messaggio di cordoglio il presidente emerito Giorgio Napolitano.

 

Oggi che non c'è più, Raffaella Fioretta, grande esperta nelle relazioni istituzionali e culturali con particolare attenzione al mondo del cinema, mancherà e continuerà a vivere nei ricordi di tutti coloro che l'hanno conosciuta, che ci hanno lavorato e che sono diventati negli anni suoi amici, davvero tanti. All'Auditorium Parco della Musica, giovedì 28 febbraio, c'era anche gente in piedi a renderle omaggio. “Ma che state a fa'? Un funerale per me? Ma che siete matti?” – avrebbe detto con un accento oramai ben lontano da quello trentino – ricorda Felice Laudadio, che negli ultimi anni l'ha voluta anche a Bari, al suo BiF&st, offrendole un nuovo telefonino, subito rifiutato. Lui: “Guarda che così non spendi per chiamare”. E lei: “A quel numero non mi risponderà nessuno”. E aveva ragione, perché al suo – anche se i numeri li custodiva in una voluminosa agenda (chi la erediterà?) – rispondevano sempre tutti. Il suo ultimo saluto doveva essere una festa e così è stata.

 

“Anche stasera è riuscita a metterci tutti insieme”, fa notare Ferzan Ozpetek; “il nostro è un corteo in suo onore”, aggiunge Walter Veltroni, con cui iniziò a Roma, a Botteghe Oscure, assieme a Luciana Castellina e a tanti altri, la sua militanza politica nel Pci “che non si è mai fermata”. “Era una donna gentile, schiva, timida e autoironica che ha coltivato sempre un ruolo in disparte ma essenziale, organizzatrice di indimenticabili Feste dell'Unità dove in tantissimi volevano andare”. Praticamente, all'epoca, era nella politica quello che è oggi Antonio Monda nello showbiz e cultura, e il direttore artistico della Festa del Cinema di Roma (per cui lei ha lavorato dall'inizio), la ricorda in un messaggio letto da Laura Delli Colli con una domanda, quella che gli faceva ogni volta: “Quando torni?”.

 

“Per Raffaella – ricorda l'ex sindaco di Roma ed ex segretario Pd, tra l'assenza della Virginia Raggi, gli applausi di Francesco Rutelli e Nicola Zingaretti – la politica era una gigantesca compagna e la disunione della sinistra la lasciava sgomenta”. Sapeva fare comunità: era una, ma creava rapporti che resistevano a qualsiasi usura del tempo. Il regista Riccardo Milani la fece diventare presidente della Camera in un cameo di “Benvenuto Presidente” e la volle anche per un altro piccolo ruolo in “Come un gatto in tangenziale”, una signora très chic, pieds dans l'eau di Capalbio da luglio a settembre. Lei: “Ma come faccio? I miei sono orrendi”.

 

Sapeva divertirsi e sapeva divertire, dice l'amica di sempre, la pr Georgette Ranucci, che ricorda il suo amore per il prosecco, per la pizza con tante alici, per film italiani - “tutti magnifici” - e per le fiction italiane - “tutte imperdibili” (vabbé). Fiamma Satta racconta di quando, militante in Sardegna, tornò a piedi perché un avvocato ci aveva provato con lei in macchina, Andrea Occhipinti un episodio esilarante con un tassista, la Dandini di quando riuscì a farle inervistare Ciampi, il nipote Pietro le legge una lettera, Piera Detassis parla con il cuore, un po' come noi, che la ricordiamo quando, ai Parioli, ci stava per investire con la sua Twingo nera dopo aver accompagnato a casa la Leosini. È sfrecciata via, proprio come quella notte, ma per tutti sarà sempre in piazza San Lorenzo in Lucina a bere un caffè schiumato. Ogni domenica mattina.

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