Come l'ultima delle cassandre, Ida Magli mi svelò il futuro (nero)
Dopo l’ultimo dei mohicani, Piero Buscaroli, dopo l’ultimo dei balanzoni, Umberto Eco, è morta l’ultima delle cassandre, Ida Magli. E’ antipatico fare gli elitisti al cimitero ma non sempre la morte è la livella di Totò. La recente raffica di decessi eccellenti quasi impone una gerarchia e io la mia l’ho fatta: la perdita più grave è quella dell’antropologa. Perché Buscaroli mi svelò il passato remoto (la Seconda guerra mondiale), Eco il passato prossimo (Mike Bongiorno) e Ida Magli il futuro, che mi sembra più importante. Abbastanza ovviamente un futuro nero, sotto molteplici aspetti. Un tempo in cui verranno meno gli ospedali pubblici e l’Inps: “Lo Stato socialista, quale è quello italiano, gestisce la sanità, la scuola di ogni ordine e grado, le università, le pensioni, ma nessuno Stato socialista è mai sfuggito, in nessuno dei luoghi dove è stato realizzato, alla corruzione politica, al dominio assoluto sulla vita e sul pensiero dei cittadini, all’impoverimento della maggior parte della popolazione e infine al crollo di tutte le strutture che lo reggevano”. In cui il conformismo sarà ancora più soffocante di oggi, grazie alla crescente presenza femminile nei ruoli di comando: “Più donne, meno pensiero critico”. E in cui la televisione, l’arte, la letteratura, il cinema (chissà perché mi viene in mente il film che or ora ha vinto il festival di Berlino, “Fuocoammare”) contribuiranno al crollo demografico: “L’ideologia dell’accoglienza è l’arma più efficace per depotenziare la vitalità, la fiducia in se stesso, la forza di un popolo e indurlo all’estinzione”.
Quando morì Oriana Fallaci pensai, sperai, che Ida Magli avrebbe potuto almeno in parte sostituirla ma l’antropologa romana non aveva la scrittura né il glamour della giornalista fiorentina: già allora era una vecchina flebile e tagliata fuori da quasi tutto. Peccato perché era altrettanto coraggiosa, non si tirava indietro quando c’era da attaccare maomettani o criticar cristiani (era un’atea ben poco devota): “Se si vuole il bene dell’umanità, musulmani compresi, bisogna dire tutta la verità sul Corano e su Maometto, cosa che il Papa, l’unico che potrebbe, ancora non ha fatto”. Il virgolettato risale al pontificato di Benedetto XVI, la cui rinuncia interpretò, ma in quel caso non ci voleva molto, come un tremendo segno apocalittico. Non è difficile immaginare il giudizio su Papa Francesco di colei che aveva recentemente dichiarato a Libero: “Ripristiniamo i confini! Altri mettono le reti? Facciamo anche noi una rete col filo spinato!”. (Nel pamphlet del 2013 “Difendere l’Italia” era arrivata alla seguente conclusione: “Tutti i governi che hanno reso sempre più facile l’immigrazione devono essere considerati dagli italiani come governi illegittimi e traditori”). Vedeva in Bergoglio il gesuita temibile, non certo il francescano pauperista che si sognano i gonzi: “L’ordine dei gesuiti è stato creato da Sant’Ignazio per difendere il papato in un momento di crisi. Fare Papa un gesuita è come mettere un pretoriano al posto dell’imperatore”.
[**Video_box_2**]Considerava la sua elezione un rimedio estremo e purtroppo inutile: “La Chiesa di oggi o la salvi con la severità oppure con la misericordina non la salvi. Che ci fanno gli europei con la misericordina? La tattica di Bergoglio è fallita in partenza”. Io spero che la nostra ultima cassandra stavolta abbia sbagliato previsione, lo spero perché non sempre ci ha azzeccato, ad esempio ha sbagliato a stendere le ultime volontà: colei che per tanti anni ha gridato contro il nichilismo europeo si è inchinata al nichilismo della cremazione e ha scelto di finire in un forno tale e quale David Bowie e Umberto Eco. Lucidamente vide, forse ancor prima di Camille Paglia, la libido moriendi insita nell’attuale prevalare dell’omosessualità ma non quanto di cupio dissolvi esiste nella pratica dell’incenerazione. Oriana Fallaci, per dire, ha scelto di essere tumulata, nel cimitero degli Allori a Firenze. E mi sono permesso questo ennesimo confronto perché la stessa Magli mi ha insegnato il valore del libero giudizio: “Valutare implica stabilire differenze. Il tabù dell’uguaglianza uccide le differenze e contemporaneamente le intelligenze”.
Intervista a Gabriele Lavia