Femministe, newyorkesi trendy e illustratori d'accordo: essere single è meglio

Simonetta Sciandivasci
Essendo ieri San Valentino (il cui santo non si gabba, come vuole il proverbio, a festa finita, ma con la contro-festa di oggi: San Faustino, che celebra i non innamorati e li risarcisce di baci, rose e nuove cose non pervenuti), in molti hanno ritenuto necessario inneggiare alla vita scapola.

Amore rima con orrore e coppia con stroppia. Niente più cuore. Niente più orgoglio da sbattere in faccia agli altri che "sono tristi perché non sanno più cos'è l'amor": i più belli del mondo sono i singoli. "Per una donna essere single è meglio. Soprattutto per una donna giovane ed eterosessuale": lo ha scritto ieri Laurie Penny sul NewStatesman, che ha postato l'articolo nella categoria "Feminism". Essendo ieri San Valentino (il cui santo non si gabba, come vuole il proverbio, a festa finita, ma con la contro-festa di oggi: San Faustino, che celebra i non innamorati e li risarcisce di baci, rose e nuove cose non pervenuti), Penny ha ritenuto necessario inneggiare alla vita scapola, in una chiave che non fosse un decalogo dei vantaggi che questa arreca (ci aveva già pensato l'Huffington Post, qualche mese fa, riportando il contributo del sessuologo di Astroglide, tale dottor Jess, secondo il quale i single fanno più esercizio fisico, si curano di più, mangiano meglio, hanno amicizie più durature e mietono meno debiti), ma che risultasse un'autentica riappropriazione "femminista" dell'individualità femminile. Se non avesse una relazione, Miss Penny non sarebbe stata ugualmente credibile, ma sarebbe parsa solo auto-consolatoria e auto-indulgente. Invece, è proprio il poter parlare dalla condizione opposta che, a suo dire, rende inoppugnabile la sua tesi, ben piantata com'è nella comparazione empirica: anche per le neo-femministe, dopotutto, solo Dio conosce ante rem. Dopo aver cercato, per anni, il partner giusto, Penny racconta di aver iniziato a trarre giovamento dallo stare sola, imparando a spendere le proprie energie per il suo godimento, per la militanza politica, per il lavoro, per i viaggi. Tutti esercizi virtuosi cui, in presenza di un altro (e non di un altro qualsiasi, ma del maschio), non avrebbe altrimenti potuto dedicarsi e infatti scrive: "Sono felice di non aver mai ristretto i miei orizzonti per un uomo".

 

Ecco perché essere single conviene alle donne, dovrebbe essere la nuova battaglia per la loro effettiva indipendenza ed ecco dove risiede la differenza tra gli attacchi a San Valentino "più patetici dei festeggiamenti di San Valentino" e la sua analisi: perché i maschi sono la siepe che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Perché sono, nella maggior parte dei casi (si spera che il suo fidanzato faccia eccezione, a meno che non lo usi per esperimenti di cui, in caso, si leggerà presto sul NewStatesman) "amorfi, ingrati, noiosi, infantili. Vogliono una ragazza da mostrare ai propri amici, che in privato sia un mix di bomba del sesso e madre". Ominicchi dietro i quali Penny ha visto spegnersi i migliori cervelli delle sue coetanee e inquiline di genere, per incoraggiarli e sostenerli, finendo con il tralasciare loro stesse, ingrassare e visitare la Papuasia su internet.

 

"Ci sono cose ben peggiori dell'essere single nel moderno patriarcato", quindi smettetela, ragazze, di sentirvi fallite se non avete un compagno: il coronamento della vostra vita è fuori dalla coppia (se eterosessuale, chiaramente) e dentro di voi, dove risiedono tutte le risposte (tuttavia sono quelle sbagliate, diceva un comico qualche anno fa). La coppia, secondo Penny, è il teatro dello scontro di genere, il luogo dove le differenze salariali, il sessismo, la divisione sciancata degli oneri domestici si incarnano nel partner maschio e lo rendono il nostro carceriere, verso il quale nessuna donna può, stante la forma di relazione, far altro che restargli legata a doppia mandata da una sindrome di Stoccolma tutta politica. Perché l'amore è politica e la coppia è economia ed entrambi sono retaggi del contrattualismo patriarcale, dal quale si desumono oneri che competono esclusivamente alle donne: "Nella cultura patriarcale gli uomini sono portati a vedere l'amore come qualcosa da cui ricevere, senza fare alcuno sforzo".

 

L'elogio della vita single che non arride all'eremitaggio, bensì a una migliore collocazione di sé nella mondanità, a una propria valorizzazione, tuttavia, non è solo appannaggio delle neo-femministe: ieri se ne sono lette di tutti i colori. Sul Guardian, Rose Hackman ha raccolto le dichiarazioni di sei ricchi newyorchesi, beati tra letti vuoti nei quali potersi spaparanzare "come stelle marine"; relazioni che si conservano in "zone grigie", cioè affrancate dalle definizioni e dagli obblighi connessi; la forte consapevolezza che, tanto, là fuori sono tutti sbagliati e chi fa da sé fa per tre.

 

[**Video_box_2**]L'Independent ha fatto di meglio, regalando una galleria di illustrazioni dei vantaggi della vita da single: leggere sul divano coi piedi sul muro; asciugarsi i capelli nudi in bagno; spogliarsi davanti al lavandino della cucina; bere il caffè seduti accanto ai fornelli; fumare in soggiorno (tutte le attività sono da farsi in mutande, forse perché l'umanità, più che dalla coppia, vuole liberarsi dall'abbigliamento degli arti inferiori: libere chiappe in libero villaggio globale). Incredibilmente, protagonisti di questi bozzetti sono sempre e solo esseri umani di sesso femminile, cioè le uniche vere vittime della formula coppia, è bene cominciare a sottolinearlo. Sveglia.

 

Chissà che cosa sarebbero in grado di formulare il pensiero neo-femminista e il nascente orgoglio single se mai facessero i conti con il fatto che Paolo, il primo eremita di cui si ha notizia (grazie a San Girolamo che ne scrisse, nel lontano 376 d.C.), superò i 113 anni vivendo nel deserto, cibandosi di datteri a km zero, bevendo acqua di sorgente e senza mai nemmeno sfiorare una femmina.

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