Una scena della serie tv "Modern family"

Così la correttezza politica gay friendly cerca di ammazzare anche i film che vediamo al cinema

Mariarosa Mancuso
La televisione è più avanti. Non stiamo ripetendo il solito tormentone sulla tv che è meglio del cinema, e meglio anche dei romanzi. E’ la conclusione raggiunta dagli attivisti del Glaad, che sta per “Gay & Lesbian Alliance Against Defamation”. Insomma: i guardiani che vigilano su come  Hollywood tratta lesbiche e gay.

La televisione è più avanti. Non stiamo ripetendo il solito tormentone sulla tv che è meglio del cinema, e meglio anche dei romanzi (tormentone: ormai se ne sono accorti gli scrittori e gli organizzatori di festival letterari, e noi qui, pronti all’invasione di altri dilettanti, gli stessi che prima chiedevano in coro: “dove trovate il tempo per guardare ‘Lost’?”). E’ la conclusione raggiunta dagli attivisti del Glaad, che sta per “Gay & Lesbian Alliance Against Defamation”. Insomma: i guardiani che vigilano su come  Hollywood tratta lesbiche e gay. Quando li tratta: l’80 per cento dei film usciti nel 2014 non aveva in copione nessun personaggio omosessuale.

 

Nel restante 20 per cento, o sono insulti (perfino dall’orsacchiotto Ted) oppure sono botte. L’associazione ne ha ricavato uno spot intitolato “Hollywood must do better”, diffuso su internet a ridosso degli Emmy che hanno premiato la serie tv “Transparent” (genitore di figli grandi che si traveste da donna, se non avete visto neanche una puntata neanche immaginate il tremendo guardaroba). Hanno premiato le serie tv “Modern Family” (coppia gay che adotta bambina vietnamita, salvo poi litigare su come spartirsi i ruoli di genitore severo e genitore affettuoso) e “Orange is the New Black” (carcerata transessuale).

 

Bandierina sulla tv, dove tra un po’ bisognerà difendere le minoranze etero. Il grande schermo ancora sfugge al controllo, il Glaad dà battaglia. Nessuno deve uscire dal cinema umiliato o offeso, sta scritto in coda allo spot. Noi pensiamo a tutti gli etero che vengono malmenati, insultati, traditi, ingannati, cornificati, presi a pugni, fatti saltare in aria, sbudellati, affamati in paesaggi post-apocalittici. Pensiamo a tutte le scene che non prevedano, per personaggi di quasivoglia orientamento sessuale, pacche sulla spalla, feste di compleanno, complimenti, amori passionali e duraturi, famiglie felici, alberi di Natale, promozioni sul lavoro.

 

[**Video_box_2**]Sembra di essere tornati ai tempi in cui i cattivi non potevano avere la pelle scura, pena la condanna da parte delle associazioni preposte. Togli questo e aggiusta quest’altro, restava solo la mafia russa. Finché Putin ha avuto qualcosa da ridire. I cinesi avevano già protestato, siccome offrono un mercato gigantesco anche loro sono stati tolti dalla lista dei possibili cattivi. Come poi si riesca a fare un film interessante dove per forza ci debbano essere un gay e una lesbica in posizione di rilievo – senza però che ci si rivolga a loro come tali, sarebbe discriminazione, e senza che succeda loro niente di spiacevole – è roba da far venire il mal di testa anche allo sceneggiatore più fantasioso.

 

La correttezza politica non ammazza solo la comicità. Ammazza anche le storie, le trame, i confronti tra personaggi, l’evoluzione dei medesimi: tutte le cose per cui vale la pena di andare al cinema.

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