"Il sogno", di Pablo Picasso 1932

L'invincibile affollamento di pensieri e acquisti online nelle notti estive insonni. Tentativi di eroismo falliti

Annalena Benini
La gente della notte spesso è andata a letto alle undici e quarantacinque di sera, con melatonina e preghiere di riuscire, almeno per questa volta, almeno per quattro ore di fila, a dormire. Ha areato la stanza, acceso e spento l’aria condizionata, scelto lenzuola di colori rilassanti.

La gente della notte spesso è andata a letto alle undici e quarantacinque di sera, con melatonina e preghiere di riuscire, almeno per questa volta, almeno per quattro ore di fila, a dormire. Ha areato la stanza, acceso e spento l’aria condizionata, scelto lenzuola di colori rilassanti, bevuto camomilla anche se la detesta, promesso agli dèi di mettere ordine nella propria vita in cambio di una notte quasi intera di sonno. Così, quando la gente della notte apre gli occhi e pensa euforica: sono le otto!, resta immensamente delusa nel vedere il buio oltre la finestra, la luna alta nel cielo, e nel sentire gli schiamazzi degli ubriachi, segno inequivocabile che saranno al massimo le due del mattino.

 

E’ cominciata un’altra notte d’insonnia, una notte d’estate perfetta per pensare a tutti i fallimenti, per alzarsi a controllare di avere chiuso il gas, tornare a letto, rialzarsi a controllare di avere chiuso a chiave la porta, tornare a letto, cercare un lato fresco del cuscino, non trovarlo, pensare alla persecuzione di Equitalia e a quella volta da bambina che nessuno mi stava a sentire e io piangevo, e adesso mia figlia mi dice che non sto a sentirla e piange, e dov’è finito quel vestito blu, e comunque adesso scrivo una email al mio collega e gli dico ma come ti permetti, cretino. I pensieri arrivano in testa insieme, alcuni come prosecuzione di un sogno fatto mentre si credeva di essere svegli (perché l’insonne ha la tendenza ad automitizzarsi ed è convinto di non dormire anche mentre dorme), e il mondo fuori sembra ancora più spaventoso. Che cosa sono queste urla, c’è qualcuno nei guai: l’insonne è già in grado di immaginare il titolo di giornale con cui gli verrà riconosciuto l’eroismo civico per avere salvato, di notte, una donna in pericolo, per avere come minimo messo in fuga l’aggressore. Così l’insonne si alza, molto fiero di sé, corre alla finestra, la spalanca, guarda in basso e vede un vecchio dondolante, solo, con una bottiglia in mano, molto arrabbiato nei confronti di un cassonetto della spazzatura che percuote stancamente con la bottiglia. In fondo anche lui non riesce a dormire, pensa l’insonne deluso, sperando comunque di avere stancato il corpo con tutti questi su e giù dal letto (ci sono anche gli insonni paralizzati, capaci di restare sdraiati immobili con gli occhi chiusi ma sveglissimi per sei ore di fila, convinti che ogni mossa impedirà il sonno, con l’unico risultato che la mattina dopo chi ha dormito accanto a questa specie di sasso pieno di tormenti dirà: bella dormita ti sei fatto eh, ma l’insonne con la luce del giorno diventa violento): i pensieri notturni sono più forti di qualunque sfinimento, avvolgono il corpo nelle spire di catastrofi, commercialisti, dolori al petto, ricette di cucina vegana, ricordi di università, perfino buoni propositi di telefonare, appena si farà giorno, alla maestra delle elementari. E la tentazione di alzarsi e sbrigare in anticipo tutto il lavoro della giornata, che è l’unica cosa utile che l’insonne non fa mai.

 

[**Video_box_2**]Al massimo, infatti, fa shopping online (secondo l’Atlantic le neo madri non insonni ma private del sonno dai figli piccoli con una mano cullano e con l’altra fanno acquisti dallo smartphone preferibilmente intorno alle tre del mattino), compra le cose che non avrebbe mai osato comprare di giorno, rituitta tweet che di giorno ignorerebbe, convinto di trovarsi in una specie di zona di inesistenza, che invece esiste e andrebbe utilizzata per dormire. Di giorno, poi, parla solo di insonnia. E tutti: prendi un sonnifero! E l’insonne: no no, stanotte dormo lo sento.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.