"How to raise an adult", il libro di Julie Lythcott-Haims

Gli impiccioni

Annalena Benini
Quando l’overparenting sfugge di mano è di solito troppo tardi. Quando si passa dalla pianificazione della vita dei propri figli centimetro per centimetro all’intrusione con le migliori (spaventose) intenzioni negli esami all’università e nei colloqui di lavoro, non c’è più molto spazio per cambiare.

Quando l’overparenting sfugge di mano è di solito troppo tardi. Quando si passa dalla pianificazione della vita dei propri figli centimetro per centimetro all’intrusione con le migliori (spaventose) intenzioni negli esami all’università e nei colloqui di lavoro, non c’è più molto spazio per cambiare: l’unica speranza, per i semi adulti che da piccoli facevano corsi di equitazione in tedesco e da grandi permettono che la madre vada a lamentarsi con il capo delle risorse umane per lo stipendio inadeguato del figlio amatissimo, è una fuga con cambio di identità. L’iper protezione travestita da attenzione e da impegno, da ricerca della scuola elementare eccellente a ventiquattro chilometri da casa, l’ossessione camuffata da organizzazione e condita di sacrifici economici per offrire la ludoteca nel parco naturale con i pony shetland, è vissuta da madri e padri come una missione e denunciata dai presidi di facoltà e dai datori di lavoro come un grosso problema (nel frattempo pesa come un macigno di inadeguatezza sugli altri genitori, quelli pigri che hanno scelto la scuola più vicina e la ginnastica artistica nella palestra scalcagnata del palazzo accanto, e non sanno distinguere un vero summer camp formativo da un banale campo estivo con piscina gonfiabile).

 

Si chiamano genitori elicottero, un modo gentile per dire impiccioni, e secondo Julie Lythcott-Haims, che dopo dieci anni da preside delle matricole e consulente per i laureandi a Stanford ha pubblicato un manuale di successo intitolato “How to raise an adult” (in cui sconsiglia fortemente l’overparenting per non crescere figli “esistenzialmente impotenti”), le madri che telefonano ai professori durante l’orario di ricevimento per spiegare che ragazzo brillante e pieno di qualità hanno messo al mondo non capiranno mai l’entità dei danni che hanno già creato. Negoziano stipendi, si lamentano se il bambino non è stato assunto, organizzano il colloquio di lavoro, in casi estremi cercano di assistere al colloquio e fremono dalla voglia di intervenire.

 

[**Video_box_2**] I responsabili delle risorse umane di grandi aziende hanno raccontato a Julie Lythcott-Haims di ricevere sempre più spesso lettere minacciose di genitori delusi perché il loro ragazzo è stato sottovalutato; e ai colloqui per paramedici che guidino ambulanze e sappiano gestire situazioni di crisi, gli aspiranti tecnici delle emergenze arrivano accompagnati dai genitori, davanti ai direttori attoniti. Se uomini di venticinque anni hanno bisogno della madre per dimostrare di essere affidabili e capaci di affrontare una crisi, allora qualcosa è andato storto, forse quel corso di violoncello si poteva evitare, magari era meglio insegnare al proprio bambino ad attraversare la strada da solo. Dentro questa emergenza anti genitori elicottero brilla il riscatto sociale, e anche la vendetta, dei genitori cicala, che passeranno un’altra frivola estate priva di sensi di colpa e di scommesse pedagogiche in college selettivi.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.