L'incrocio di Shibuya, a Tokyo

L'algoritmo del gregge

Dove andiamo quando non sappiamo dove andare?

Giulia Pompili
A tutti sarà capitato, almeno una volta nella vita, di seguire le persone sbagliate. E in questo caso non parliamo di cattive compagnie. Consigli del Cnr per il Giubileo: ecco come separare le pecorelle di Dio da quelle che si perdono in aeroporto.
A tutti sarà capitato, almeno una volta nella vita, di seguire le persone sbagliate. E in questo caso non parliamo di cattive compagnie. Si tratta di prendere una direzione senza scegliere autonomamente, camminando dietro a qualcuno, affidandosi al caso, o al buon senso di uno sconosciuto. Qualche tempo fa, all’aeroporto di Fiumicino, un gruppo di persone non appena superato il gate ha iniziato a camminare autonomamente verso un aeromobile, dei due fermi sulla pista. I viaggiatori – man mano che uscivano dal gate, come un gregge dotato di una propria autonoma volontà – proseguivano seguendo la testa del gruppo verso quello stesso aereo. L’aereo era ovviamente quello sbagliato. Invece di partire per Parigi, stavano andando a Dublino. Hostess e stewart nel panico. Caos tra gli assistenti di terra. Morale? Un’ora di ritardo per far scendere tutti i passeggeri sbagliati e imbarcarli sul giusto volo. Ma a chi attribuire la colpa? All’Agente collettivo? All’inconscio di gruppo?

 

L’effetto gregge è un problema serio. Anzitutto motivazionale: viviamo nell’èra dell’anti-conformismo, o del conformismo al contrario, con tutti i problemi che ne conseguono. Nella serie tv “Fargo”, il protagonista Lester Nygaard guarda con ispirazione un poster con un banco di pesci che nuota in una direzione, e un unico pesce solitario che sceglie la direzione contraria. Il poster recita: “E se tutti avessero torto e tu ragione?”. Inizia così la scalata di Lester verso l’autoaffermazione (e l’autodistruzione). Seguire un leader inconsapevole, o la massa – specie nei luoghi in cui non si sa la strada – è in realtà molto rassicurante. E a parte rari casi di confusione collettiva, funziona anche bene.

 

Un gruppo di studio italo-tedesco cui ha partecipato l’Istituto per le applicazioni del calcolo del Consiglio nazionale delle ricerche (Iac-Cnr), ha studiato il fenomeno in maniera molto scientifica. I ricercatori devono essere partiti proprio dalla parola “gregge”, che secondo la Treccani può essere utilizzata per le pecore, per “una moltitudine di esseri umani”, e in senso religioso come “anime affidate alla guida spirituale di un pastore”. “In situazioni di confusione, i gruppi umani si comportano esattamente come le greggi: tendono a seguire le persone davanti a loro, in particolare se sembrano sapere dove andare”, spiega il dettagliato comunicato stampa del Consiglio nazionale delle ricerche. Tale comportamento “può essere sfruttato per ‘orientare’ i movimenti di una folla in situazioni di emergenza, magari mescolando a essa soggetti che sappiano precisamente come comportarsi. Una ricerca che potrebbe tornare utile, per esempio, per gestire al meglio i flussi di pellegrini del prossimo Giubileo straordinario annunciato da Papa Francesco”. Insomma, l’effetto gregge esiste, e la prova della sua esistenza è scritta in questo documento, tra le formule matematiche. Basta ostentare sicurezza, fingere di sapere dove andare, e la gente vi seguirà: “Gli studiosi hanno verificato che le persone non sembrano a loro agio con istruzioni calate ‘dall’alto’, ma diventano docili quando viene fatto loro credere di scegliere autonomamente. Le tecniche di controllo di grandi folle studiate in questa ricerca trovano una naturale applicazione nei casi in cui la situazione di pericolo è prevedibile ma la comunicazione tra autorità e folla è difficoltosa, come per esempio durante una manifestazione violenta. In questi casi agenti in borghese nascosti nella folla potrebbero correre in direzioni concordate per attivare l’effetto gregge”. Del resto non è la prima volta che il comportamento delle pecore è usato per capire come alleggerire il traffico automobilistico. Siamo pecoroni per natura, si tratta solo di scegliere quale pecora seguire.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.