Cortocircuito liberal in pasticceria

Redazione
Toh, in America la libertà religiosa vale solo per i negozianti islamici

A difesa della legge che in Indiana stabilisce regole di rispetto per le fedi religiose nelle attività legate agli esercizi commerciali (il fiorista o il pasticciere che, per esempio, non vogliono fornire addobbi e torte per matrimoni gay: ne ha scritto sul Foglio del 31 marzo Mattia Ferraresi) si è schierato nei giorni scorsi, sul New Tork Times, l’editorialista  David Brooks, personalmente favorevole alle nozze gay ma anche alla “tolleranza religiosa” su cui è fondata la nazione. Anche il Wall Street Journal ha scritto che “non esiste prova che la legge dell’Indiana sia stata fatta per colpire i gay. Se fosse così, non funzionerebbe”. Inutile dire che a finire sotto accusa sono stati, da parte del movimento Lgbt, fioristi e pasticcieri cristiani, e cristiani sono tutti gli esercenti che negli ultimi tempi si sono trovati querelati, in America, per non aver voluto, per motivi etici e per le loro convinzioni religiose, fornire servizi in occasione di matrimoni omosessuali. Ma ora, su LifeSiteNews.com, c’è un video che mostra pasticcieri musulmani opporre (legittimamente) gli stessi dinieghi a chi chiede loro torte e dolci per un matrimonio gay. 

 

L’autore del video, Steven Crowder, ha chiesto a vari esercizi commerciali gestiti da islamici nella città di Dearborn, nel Michigan, di preparare una torta di matrimonio. In tutti i casi, tranne due, ha ottenuto gentili ma fermi rifiuti, come era logico aspettarsi. Talmente logico che è ben difficile immaginare che una coppia omosessuale possa davvero rivolgersi a una pasticceria musulmana per avere la torta nuziale. Ma allora, se si tratta di accettare una scelta dettata da motivi religiosi, perché questo diventa inammissibile nel caso dei cristiani? E dove sono le proteste e le querele contro i pasticceri islamici, chiede – retoricamente – la redattrice di LifeSite, Kirsten Andersen?

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