Meno sesso (ma ben scelto), siamo millennial
“Buongiorno, giovane cittadino che gli americani chiamerebbero millennial, sono Nando Pagnoncelli, ti chiamo a nome di "Ballarò", quindi dell’Italia, vorrei sapere che ne pensi del sesso occasionale, quello che in Usa chiamano hookups, per un sondaggio”. Tranquilli, è fiction. A riprova del fatto che ciò che è fiction in Italia, è realtà negli Stati Uniti, il Public Religion Research Institute quel sondaggio lo ha condotto davvero. 2.300 Americani tra i 18 e i 35 anni, ovvero quelli che alla voce “statuto ontologico” risultano millennial, hanno risposto a domande sulle loro abitudini sessuali. Ne è venuto fuori il contrario di quello che ci aspetteremmo (lo sottolineava, in un articolo dove i dati parlano da soli, l’Atlantic): i nati sotto la stella del digitale, sul sesso, sono più conservatori che progressisti. Poiché così come esistono millennial che non hanno mai toccato un iPad, esistono anche americani che non sono bianchi cristiani protestanti, al PRRI hanno pensato, con quell’universalismo aspirazionale che fa della letteratura e della politica americane voci che parlano al pianeta, di consultare anche giovani neri, asiatici e ispanici. In America, evidentemente, pensano che una generazione non sia generalizzabile e che, prima di descriverla, si debba tentare di consultarla (spregiudicati pensieri cui si dà libero sfogo in mancanza di saggi e dotti editorialisti cinquanta-sessantenni, che intervengono sul presente cincischiando “o tempora o mores”: meno male noi abbiamo Serra e Severgnini).
Questa variegata massa di giovani, nel 37 per cento dei casi definisce moralmente sbagliato il “sesso tra due adulti che non intendano stabilire una relazione”. Un altro 21 per meno è meno duro e ritiene che “dipende dalla situazione”. Sebbene i sondaggi tengano difficilmente conto delle sfumature, l’Atlantic sottolinea come i risultati del lavoro del PRRI non siano sempre omogenei e che la variabile sia costituita da origini e istruzione: a fronte del 50 per cento di bianchi laureati che non si dice turbata da quel guazzabuglio variegato di coccole, sesso, sexting e gravidanze più o meno desiderate che gli urban dictionary indicano con hookup, esiste un 30 per cento di diplomati che, invece, lo deplora. Più unanime il giudizio sul matrimonio: unendo tutti gli intervistati, risulta che ben il 71 per cento di loro ritiene l’istituto rilevante e fondativo. Gli altri, soprattutto ispanici e neri, lo definiscono antiquato e fuori moda, eppure proprio il 44 per cento degli ispanici ritiene che a mettere a repentaglio la famiglia tradizionale sia il lavoro femminile a tempo pieno.
Quanto, di queste posizioni, è riconducibile all’oppio dei popoli? Molto poco. I millennial, almeno il campione individuato dal PRRI, sono in larga parte atei, agnostici, apatici o “non saprebbero” (a stento un terzo di loro si professano cattolici, pur essendo figli di una generazione dove a farlo c’è un buon 68 per cento). Non è da Dio, quindi, che discende il loro atteggiamento critico nei confronti dell’aborto e sono lucidi nel mantenerlo anche a fronte del favore con cui guardano nozze omosessuali e legalizzazione della marijuana. Sesso ne fanno poco (sarebbe meglio dire “in modo ragionato”, ma manteniamoci sul quantitativo) e vorrebbero che, tra quelli più giovani di loro, se ne facesse ancora meno (alcuni si arrischiano persino a dirsi contrari all’erotismo tra minorenni).
Chissà come risponderebbero i millennial italiani. Impossibile aspettarsi che sia Pagnoncelli a interrogarli (lui deve inseguire le curve asintotiche dell’antipolitica), ma, magari, se iniziassero loro stessi a creare l’offerta, qualcuno porrebbe la domanda.
Dopotutto, persino in Italia stiamo iniziando a notare che a credere di nuovo nel matrimonio e a essere stufi della pervasività del sesso senza cuore non sono solo sentinelle in piedi, papa boys, nerd e analfabeti.
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