Il paesino di Fondamento

none

Il profilo famigliare dei colli bolognesi mostrava la visione serena di San Luca, appuntita ad indicare il cielo e l'orizzonte, tenue d'azzurro, che sfumava pallido nel candore della luce.

    Il profilo famigliare dei colli bolognesi mostrava la visione serena di San Luca, appuntita ad indicare il cielo e l'orizzonte, tenue d'azzurro, che sfumava pallido nel candore della luce, richiamava il pensiero e i ricordi d'infanzia a volar più lontano, oltre quei profili, dov'eran montagne alte, un poco austere, lontane, sul confine toscano. Là,  una bella valle,  aperta al cielo,  accoglieva le acque del fiume Reno saltellanti garrule , scintillanti al sole alla confluenza col torrente Limentra. Dal greto sassoso di quei corsi d'acqua,  lo sguardo vedeva tutt'attorno monti dai crinali formati e maestosi, ricoperti da un mantello di boschi sconfinati, fino alle vette. I casolari sparsi e curiosi tra il verde,  i piccoli paesi, coi loro campanili, lo spazio luminoso che ancor più vasto facevan talvolta scampanii lontani, infondevan meraviglia di pace nell'animo bambino.

    Là trascorremmo le prime vacanze estive di un anno lontano, imprecisato, della mia cara infanzia.
    Prendemmo alloggio in un piccolo gruzzolo di case, isolate tra il bosco, sul fianco del monte che chiudeva la valle.
    Quelle poche case, che sarebbero poi divenute un punto caro di riferimento negli anni a venire, era il paesino di Fondamento.
    Fondamento era un piccolo nido di case,  tutto circondato da un bosco antico di castagni, incastonato sulle prime pendici del monte Crocione.
    Lasciato Fondamento alle spalle e salendo, passo passo, per i sentieri inerpicati del bosco, si raggiungeva uno sperone della montagna,  dove il respiro, più ampio, riposava nella sosta, l'animo e lo sguardo.
    Da quel poggio si vedevano i profili lontani dei monti,  lontananze incantate ,  che prendevano l'azzurro del cielo,  e richiamavano un desiderio di vita.
    Il paesino di Fondamento, osservato così dall'alto, in una prospettiva tutta nuova, faceva risaltare i tetti delle case, assolati dalla luce dell'estate.
    Tetti di coppi rossi e case dai tetti scuri, di lastre di pietra.
    Già allora, al tempo della mia infanzia, Fondamento era mezzo vivo e mezzo abbandonato.
    A tender l'udito, nel silenzio del bosco, giungevano lievi i rumori domestici, un po' frammentati, di una vita serena.
    Si scorgevano i passaggi tra le case, gli “stradelli” , lastricati di pietre e ciottoli a noi ben noti.
    Se ritornassi ora tra quelle mura, ritoverei quegli stessi viottoli, quelle stesse pietre, che sorvolai di corsa da ragazzo sereno.
    Ritroverei le ore vissute,  i risvegli antelucani per cercar funghi,  gli steli d'erba imperlati e brillanti di rugiada ai primi raggi del sole radente. Tornerebbero a me le dolci sere,  col brusio delle voci e i racconti favolosi di storie vere di briganti antichi, vissuti lì a Fondamento, che prendevan i carri nella strada a valle co archibusi a tromba, calzari di pelliccia, cappelli a pan di zucchero e pentole ricolme di zecchini d'oro….ed i bambini attenti  a rinserrar le fila al fresco della notte…nel rimirar le luci dal brillio lontano laggiù nella vallata….tutti assiepati come in piccionaia.
    Ritornerebbe a me il ricordo di sere di festa e gioia nella piazzetta tutta illuminata per la battitura vociante laboriosa e ritmata del grano…o turbinio di bimbi nel buio della sera, per giochi antichi, tra il biondo odore della paglia,  l'incanto delle lucciole e nascondigli scuri.