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Due friulani d'anima, di calcio e d'arte
Che bella l'intervista a Fabio Capello (Messaggero) sulla sua amicizia di partite, di cene, di chiacchiere e cinema con Pasolini. In vista del profluvio di parole per i cinquant'anni del Lido di Ostia, una boccata di intelligenza e sensibilità
Che bella l’intervista a Fabio Capello sulla sua amicizia di calcio chiacchiere e film con Pasolini, sul Messaggero (Massimo Cecchini). Nella marea di libri e commenti, sinceri e pure insinceri, in vista dei cinquant’anni dal Lido di Ostia, i ricordi di due friulani appassionati di calcio e di arte, che si riconoscevano “nel modo di pensare molto rigido, molto diretto. Siamo gente di confine e questo ti rimane dentro, così come impari a convivere col dubbio senza essere mai conformista”. Le partite benefiche fra artisti e calciatori. “Di lei diceva che, insieme a Boninsegna, era il calciatore con cui parlava più volentieri”. “Esagerava un po’, ma voleva sempre che giocassimo insieme: io a centrocampo e lui all’ala sinistra… Non aveva un gran potenza, per questo gli dicevo che i suoi erano tiri corsari, come i suoi scritti”. A Capello piacevano i suoi film, “non mi ero perso Medea, il Decameron, Salò. Anche meno belli erano sempre importanti. Erano semplici e autorevoli, e guardi che tenere insieme queste due cose è difficile”. Per Pasolini “il miglior poeta italiano è il capocannoniere del campionato”. “Sono similitudini degne di lui”. Il calcio di strada come lotta di classe. “E’ una definizione troppo poetica, però quel tipo di calcio adesso manca”. Artisti di confine.
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