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Che differenza fa uno stadio nuovo. Lezioni da Real-City

Maurizio Crippa

Lo spettacolo della Champions League non è solo calcio e soldi, ma impianti e idee. Al nuovo Bernabeu hanno chiuso il tetto per evitare gli (improbabili) droni dell'Isis. In Italia non fermeremmo manco uno striscione. Caressa e Bergomi orgasmizzati

Il calcio saudita, come certe promesse del vivaio, è già bollito, pure CR7 per farsi notare ormai è costretto a minacciare cazzotti all’arbitro. L’unica vera minaccia alla supremazia per il calcio europeo sembrano essere le minacce dell’Isis, che vorrebbe compiere attentati in Champions League. La superiorità della Champions, anche in questa speciale classifica, si evince dal fatto che l’altra sera al nuovo Santiago Bernabeu i responsabili del Real Madrid hanno fatto chiudere il tetto (sì esatto) tanto per evitare che a qualche pazzo venisse in mente di sparare un drone. La superiorità, per noi, però finisce lì. L’altra sera Caressa e Bergomi erano letteralmente orgasmizzati, prima ancora che iniziasse “la partita più bella della storia”, alla sola vista del nuovo stadio: “Qui siamo avanti di un millennio”, “questa meraviglia basta da sola a spiegare perché il nostro calcio è così più indietro”, “uno stadio che in Italia non lo costruiranno mai”, “abbiamo strutture del millennio scorso”. Bene, questa è la superiorità del calcio europeo, quando giocano due colossi come Real e City, e la differenza era da strabuzzare gli occhi. La differenza è che, anche nel calcio, noi italiani non siamo europei.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"