contro mastro ciliegia
La nipote di Faber il Pescatore
Francesca De André, il processo all'ex, la domanda sbagliata dei cronisti e quella risposta, "una condanna troppo lieve", che forse avrebbe lasciato perplesso il grande nonno, quello che non denunciava "l'assassino" e piangeva per gli impiccati
L’ex compagno di Francesca De André, figlia nipote e personaggio della tv, è stato condannato a tre anni e tre mesi (più quindicimila euro di risarcimento) per maltrattamenti e lesioni personali nei confronti della giovane donna. Giusto, bene, o persino molto bene. Quello che appare un po’ meno bene è un commento della figlia di Cristiano e nipote di Fabrizio, “una condanna troppo lieve”. Perché mai dovrebbe spettare alla vittima valutare il peso di una condanna? E non tanto perché il pm aveva chiesto quattro anni, non l’ergastolo ostativo, ma perché non spetta alla vittima e non serve. Anche meno bene, a parziale scusante della risposta, è che i giornalisti abbiano ritenuto normale porre la domanda di valutazione della pena a Francesca De André, in ossequio a un populismo giudiziario che dai tempi di “scusi lei perdona agli assassini?” non s’è fermato più. Ma, per volare più alti nei cieli della compassione e della poesia, viene da chiedersi che cosa avrebbe detto il nonno, quello che scrisse in pietosa difesa degli impiccati che “tutti morimmo a stento”, il pescatore che taceva ai gendarmi e dormiva e sorrideva con l’assassino. Forse è solo la musica che gira intorno. O forse è nonno Faber che si gira incredulo nella tomba.
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