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contro mastro ciliegia

Meglio Stalin di Lenin

Maurizio Crippa

Cento anni senza Vladimir Il’ic Ul’janov, e non sentirne la mancanza. A parte certi intellò murati nelle università che ancora credono al comunismo e gli obnubilati cultori della rivoluzione permanente e globale. Meno Male che Baffone ci mise una pietra sopra

Vladimir Il’ic Ul’janov è morto cent’anni fa, non se ne sente la mancanza ma nel weekend due categorie di folgorate menti ne hanno sventolato la mummia fino alla noia. Quelli che stanno asserragliati dentro le università, unico buco nero al mondo in cui ancora si creda alle virtù del comunismo, e i furibondi delle nuove sinistre. Accecati da una sola dannosa menzogna: che Lenin fosse un leader illuminato e onesto, e se qualcosa è andato storto è stata colpa di Stalin, il mostro. A condire il tutto, attempati  novellizzatori à la Ezio Mauro che ne ha fatto quasi un eroe romantico. Lenin fu colui che ben prima di Holomodor teorizzò i benefici della carestia, creò la Ceka e il terrore. Stalin, delinquente più comune, fece almeno due cose che gli valgono riconoscenza. S’inventò il socialismo in un solo paese e fece inseguire dai suoi sicari Trotskii fino in Messico. Fine della rivoluzione permanente, quella che affascina ancora tanti. Ne venne a noi che il saggio Togliatti prima scelse la Costituzione e poi s’inventò la via italiana al socialismo, una paciosa rivoluzione senza le armi, e la cosa peggiore che c’è toccata è stata l’egemonia gramsciana, Roba che al massimo dà fastidio a Sangiuliano. Viva Stalin. 

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"