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Contro mastro ciliegia

Stare con gli ippopotami di Escobar

Maurizio Crippa

Le autorità della Colombia vorrebbero sfoltire i pericolosi e numerosi ippopotami. Ma gli ambientalisti si oppongono. Ma se sono beni della mafia, perché non chiedere a don Ciotti di occuparsene lui?

La storia degli ippopotami di Pablo Escobar, diventati da tempo i Nemici pubblici numero 1 per le popolazioni della regione di Medellín in Colombia, è famosa, divertente ma a suo modo anche istruttiva. E’ come la storia degli orsi del Trentino trasportata nelle Ande, ma moltiplicata per numero, peso medio e pericolosità. Riassunto. Il boss del narcotraffico ne aveva un paio nel suo zoo privato, quando le forze speciali gli fecero bum bum e il suo regno crollò i bestioni fuggirono, trovarono fiumi e cibo e vissero felici. Solo che adesso sono 160, e tutt’altro che simpaticoni amici della natura: sono invece assai pericolosi (fanno 500 morti all’anno nel mondo, peggio di Escobar), distruggono l’agricoltura e l’ecosistema. La soluzione di rimandarli in Africa è complicata; sterilizzarli, pure. Non resta che fare bum bum. Così hanno deciso le autorità. Indovinate chi si oppone? Gli ambientalisti, ovvio, che come al solito dei campesinos se ne fregano, anche se l’ippopotamo è stato classificato specie infestante. Una volta, tra i paladini del mondo migliore, andava di moda farsi dare dallo Stato i beni confiscati alle mafie. Si potrebbe chiedere a don Ciotti di farsi carico anche degli ippopotami di don Pablo. Che lui, almeno, ai suoi animali ci badava.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"