Baricco, le piante e meglio noi
Un bravo scritore, la malattia e una bella idea vera: "mi rimetto in piedi guardando alberi secolari, che, sanno vivere meglio di noi”. Glielo ha insegnato il suo amico scienzaiato Stefano Mancuso, bene. Ma un abete non fa un trapianto di midollo, gli umani non vivono né sono peggio delle piante
Alessandro Baricco è un bravo scrittore, un musicologo e una persona amabile. Sta curando da tempo una leucemia mielomonocitica cronica, e ha scritto con grazia su Instagram per annunciare le dimissioni dopo un secondo trapianto di midollo. Ha confidato: “Adesso mi rimetto in piedi guardando alberi secolari, che, come mi hanno insegnato Coccia e Mancuso, sanno vivere meglio di noi”. E’ una bella idea piena di vita e ha la sua verità. Se non che Rep. è corsa a intervistare il suo amico Stefano Mancuso, scienziato di neurobiologia vegetale, e spiega che “ Sandro fa benissimo a guardare le piante, perché guardare gli alberi ha davvero una funzione terapeutica”. E le piante realizzano “quella specie di utopia umana, che noi perseguiamo da millenni, della condivisione reale”. Auguri a Baricco, confidiamo anche noi nella guarigione botanica. Ma difficilmente un abete può sostituire un trapianto di midollo. Baricco è curato da una scienza che è prerogativa umana. Dire che le piante vivono meglio di noi è un bello spunto letterario, se invece ci insiste uno scienziato diventa un pregiudizio anti-umanistico. Le piante vivono in comunità ma non parlano, non fanno sinfonie, non hanno ospedali. Sono meglio di noi, ma noi affreschiamo le grotte di Altamira da 15 mila anni. That’s all.
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