contro mastro ciliegia
Ogni mattina Provenzano sa che deve spararla grossa
Dal Salone di Torino "occupato" dal governo agli editori dei giornali che, secondo lui, non ossono vendere
Ogni mattina Peppe Provenzano si sveglia e sa che deve sparare la qualunque. Ma non Cetto, che al confronto era maestro di Realpolitik. Il combattivo vicesegretario del Pd, oggi impegnato nel sostegno della candidatura Schlein, è del resto convinto che le idee debbano bruciare (ha scritto La sinistra e la scintilla). Così due mattine fa, Paolo Giordano aveva annunciato la rinuncia alla candidatura al Salone del libro, con i consueti toni garbati, e Provenzano accende Twitter: “Il ritiro della candidatura rivela scenari inquietanti. La destra di #Meloni vuole riscrivere la storia d’Italia (riabilitando l’Msi) e le scalette di Sanremo. Dal governo vuole occupare la Rai e ora anche il Salone di Torino?”. Inquietanti. Arriveranno i balilla? I marziani?
Ieri era il turno dei giornali. E lui già lì come lo strillone del popolo: “Solidarietà alle giornaliste e ai giornalisti del gruppo Gedi in sciopero. L’art 41 della Cost. afferma che l’iniziativa privata è libera, ma che non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale. Così, l’informazione non può piegarsi a mere logiche di mercato, è democrazia”. La stravagante idea che un editore non possa vendere non passerebbe inosservata manco al congresso del Pd. Dove al massimo, come ai bei tempi dell’Unità, qualcuno gli chiederebbe: “Peppe, e chi paga”?
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