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contro mastro ciliegia

Meglio i Måneskin dei piagnoni

Maurizio Crippa

Spaccare le chitarre sul palco è una citazione di vecchie citazioni, insomma più che rock è tendenza sòla. Ma molto peggio sono i fan moralisti, cresciuti nell'èra Greta, che invece di far baldoria come ai bei tempi si lamentano dello spreco. Che noia

I Måneskin sono i Måneskin, se siano una reincarnazione del Siddharta del rock che ormai vive solo in qualche prematuro defunto, o siano una romanesca sòla di transitorio successo, non interessa saperlo. Ma nel mondo post spettacolare in cui ogni trovata è la citazione di una scemenza, possono fare quel che gli pare: esattamente come Messi è libero di essere un Maradona con o senza peplo, o Panzeri di atteggiarsi a Compagno G. I Måneskin hanno deciso di citare Kurt Kobain, che citava i Clash che citavano gli Who e alla fine dell’ultimo concerto hanno sfasciato gli strumenti sul palco. Il gesto fa propendere per la sòla, ma non importa. Molto peggio sono i loro fan. Un tempo si sarebbero sparati un acido ululando alla revolution, oggi, caricature dell’èra Greta quali sono, hanno intonato idiozie moraliste che sarebbero piaciute a Giuda l'Iscariota: “Gesti irrispettosi verso chi fa debiti per acquistare uno strumento”, “si vede che si sono dimenticati di quando suonavano per strada e non potevano permettersi strumenti di un certo livello”, “mio figlio a Babbo Natale ha chiesto una chitarra perché come voi vorrebbe essere rock e far ballare la gente”, “costruite sogni, non rompeteli”. Dio che noia. E al riscaldamento globale, chi ci pensa?

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"