contro mastro ciliegia
C'è galera e galera, caro ministro della Giustizia
Molta irritazione pop per un detenuto scarcerato perchè (si fingeva?) malato. Nessun interesse, nemmeno nei media, per il detenuto numero 68 del 2022 che si è impiccato nel carcere di Oristano. Quando avranno finito di bisticciare, i politici farebbero bene a soppesare queste due notiziole, prima di scegliere il prossimo Guardasigilli
Ha fatto più titoli e indignazione piccoloborghese, come si diceva quando i piccoloborghesi erano tali e non possessori di account, la cronachetta di un detenuto di Genova che era stato scarcerato perché ipovedente e in sedia a rotelle (hai visto mai che i medici in carcere ci vanno?). Solo che è stato beccato da un agente penitenziario che lo conosceva, in un ristorante di Livorno, mentre leggeva il menù ben sorretto dalle sue gambe. (O la sfiga ci vede benissimo, oppure è un locale assai attrattivo). Lo ha segnalato al tribunale di Sorveglianza. Grande scandalo, eh, un carcerato che prova a fare il furbo. Ha fatto invece molto meno titolo la notizia che un detenuto nel carcere di Oristano si sia impiccato: sarà che uccidersi in galera è considerata cosa normale, altro che agognare la trattoria. Eppure, è il suicidio numero 68 accaduto quest’anno, “un ennesimo tragico monito alle istituzioni”, come ha detto Maria Grazia Caligaris dell’associazione Socialismo diritti riforme. Quando avrete finito con i bisticci, e si tratterà di scegliere un ministro di Giustizia, ricordatevi di soppesare, almeno voi, le due notiziole. E scegliete un ministro di vera giustizia.
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