Foto Ansa

contro mastro ciliegia

Il quorum coi "Pacchi" di RaiUno

Maurizio Crippa

Giustificare il fallimento dei referendum sostenendo che "se c'erano i quesiti su eutanasia e cannabis il quorum c'era", ha un che di facilone e populisteggiante: significa ammettere che per fare esprimere gli italiani ci vuole sempre il traino di qualcosa d'altro. Come per far digerire l'informazione in tivù. Non una grande idea

Non è andata bene, no, lo si era detto in anticipo pure qui. Del resto scegliere come elemento di traino quello là, che va invece sprofondato trascinandosi dietro i referendari legati come una cima all’àncora che punta all’abisso, non è stata una gran trovata. Già detto pure questo. Però, vivvaddio, motivi per cui il quorum è diventato una chimera, un miraggio in mezzo al mare, ce n’è tanti. Ed è bizzarro, e criticabile, quello che recita a schianto quasi unificato: “Ah, se c’erano i due referendum su eutanasia e cannabis, il quorum lo si raggiungeva in carrozza”. Che magari anche. Però quei due quesiti non sono stati accettati dalla Consulta per vari motivi, tra i quali escluderei la ratio di far fallire gli altri. Al contrario: i referendum sulla giustizia erano importanti da soli; e non è che siccome il quorum non lo raggiungono manco i sindaci, allora ci vuole sempre un referendum civetta che faccia da traino. Come i “Pacchi” di Rai 1 con il tigì. Significa ammettere, anzi teorizzare, che per far esprimere gli italiani su un argomento non di largo consumo serva per forza il traino di un quesito un tantino pop, che è parente di un tantino populista. Scommetterei che un referendum per abolire i pedaggi autostradali tirerebbe un botto. Non una grandissima scorciatoia, però, se posso dirlo ai Radicali.

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"