L'uff. St. della Corte dei Conti

Maurizio Crippa

Renzi deve risarcire l'erario perché ha assunto due comunicatori bravi, ma non laureati. Anche alla Corte dei Conti servirebbero bravi comunicatori per spiegare il senso della burocrazia. Ma attenzione: non andrebbe bene manco il redivivo Steve Jobs

I suoi odiatori ghigneranno che con tutti i soldi che ha fatto in Arabia, 70 mila euri non avrà problemi a restituirli. I suoi sostenitori avranno invece un altro argomento per denunciare la persecuzione giudiziaria. A noi, francamente, non interessa. Ci lascia però a bocca aperta, anzi sganasciata a furia di ridere, la scoperta del folle funzionamento della nostra giustizia buro-amministrativa.

  

Matteo Renzi è stato condannato a risarcire l’erario perché nel 2009, sindaco di Firenze, assegnò due incarichi a tempo determinato: responsabile per la comunicazione esterna e portavoce del sindaco. Il “danno all’erario”? Non erano laureati, come vuole la legge.

  

Che i due fossero magari ottimi professionisti della comunicazione (a giudicare dalla carriera che da lì Renzi spiccò, si direbbe di sì) non importa. In un paese che non fosse il Paese dei barbagianni, il danno all’erario ci sarebbe stato se Renzi avesse assunto due laureati fessi. Ma la netta separazione tra formalismo e merito in Italia produce esiti grotteschi. Forse anche la Corte dei conti avrebbe bisogno di bravi comunicatori per spiegare certe astrusità. Nel caso, attenzione: non potrebbero chiamare Mentana o Piero Angela e neppure un redivivo Steve Jobs: magari anche bravini, ma il pezzo di carta non ce l’hanno.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"