contro mastro ciliegia

Cari corrieristi tristi, io il Covid me lo voglio scordare

Maurizio Crippa

Gramellini ha già nostalgia della mascherina, la rimpiangeremo dice. Ma parli per sé. Paolo Giordano non trova risposta "a tutto il malessere accumulato”. E invece noi l’abbiamo trovata eccome: ci vogliamo scordare pure delle prefiche

Mentre il mondo spera di vedere presto la fine del tunnel, si può dire che Rep. sia stato per due anni il giornale portabandiera del terrore sanitario. Ma il Corriere ha vinto la speciale classifica della depressone, roba da toccare legno ogni giorno. Ieri ad esempio finiva l’obbligo delle mascherine all’aperto, felicità. Ma non per @MaxGramel, che invece già le rimpiange: “Come tante cose che all’inizio ci sembrano insopportabili, la mascherina ci mancherà”. Forse a lui, e si senta libero di indossare anche il burqa. Ma perché generalizzare? Poche pagine dopo Paolo Giordano, scrittore che si è ritagliato una cattedra d’insegnamento pandemico, spiegava, usando anche lui un noi dal quale volentieri ci escludiamo, che c’è una “trepidazione un po’ sinistra” nella nostra attesa che il Covid  diventi endemico, mentre invece sarà solo un “aggiungere una nuova causa di morte naturale all’elenco”. Anche l’automobile ha aggiunto un fattore di rischio mortale mica male, ma non per questo si andrà a piedi. Dice che “siamo bloccati in un ossimoro: temiamo la pandemia ma ne vogliamo ancora”. Ma chi, ma dove? Ma parli per sé. “Stiamo cercando una risposta a tutto il malessere accumulato” e non la troviamo, dice. Invece noi l’abbiamo trovata eccome: ci vogliamo scordare pure delle prefiche.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"