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Patrizio Bianchi applica alla scuola la logica della protezione dei panda

Maurizio Crippa

Il ministro fa sapere, per ora in via non ufficiale, di essere intenzionato a non ripristinare le prove scritte. Perché?

Non si tornerà a parlare dello sgangherato appello degli studenti per togliere le prove scritte dall’Esame di stato (aka “maturità”), sulla loro prosa basta e avanza la raffinata critica delle varianti di @mattiaferraresi ieri sul Domani. C’è però un’altra cosa anche più grave, perché giunge da una persona adulta che ricopre la massima responsabilità nella scuola: il ministro Patrizio Bianchi. Che proprio in questi giorni, a ricasco (ci si augura casuale) dell’appello studentesco ha fatto sapere, per ora in via non ufficiale, di essere intenzionato a non ripristinare le prove scritte. Motivo? Ci sono stati due anni di Didattica a distanza (che quindi non valeva nulla?). Peccato che da settembre le scuole siano regolarmente aperte (potranno richiudere, ovvio: ma s’è mai visto un ministro che fa le sue valutazioni su un worst case e non sui dati reali?) e non c’è motivo per non svolgere un esame completo (noi siamo per abolirlo, ma finché esiste) dopo un anno di lezioni regolari. Significherebbe che la scuola del ministro Bianchi è disorganizzata anche peggio di quando c’erano i banchi a rotelle di Azzolina&Arcuri. Ma Bianchi incarna la solita, deleteria, logica della protezione dei panda: poveri ragazzi, c’è stata la Dad, mica possiamo farli soffrire ancora, proteggiamoli basta.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"