Contro mastro ciliegia

Scivolare in un "amen"

Maurizio Crippa

I comici infortuni del pol. corr. a tutti i costi. Il deputato dem del Missouri, Emanuel Cleaver II, che pure protestante, ha recitato una preghiera al congresso. Ma invece di finire con "amen" ha detto "amen and awomen". Scambiando una parola ebraica per una parola sessista. Che Dio ci perdoni (se si può ancora dire)

Ora, è anche vero che la chiesa cattolica poche settimane fa ha modificato il testo del Confiteor, per adeguarlo al common sense inclusivo delle questioni di genere: non più “confesso a voi fratelli” ma “confesso a voi fratelli e sorelle”. Con ciò, è anche sicuro che tra non molto tempo la chiesa cattolica sarà costretta ad aggiornare le sue millenarie preghiere allo stesso ritmo di un dizionario Zanichelli e avremo: “Confesso a voi fratelli e sorelle, e a voi fratelli e/o sorelle”, a meno di voler riempire i messali di tanti asterischi (*). Ma siccome il piano inclinato del linguaggio rispettoso dei generi sessuali è sempre più scivoloso, soprattutto negli Stati Uniti dove il trauma Trump ha fatto danni incalcolabili, soprattutto tra i dem, proprio al Congresso americano si è arrivati a un tragicomico punto di non ritorno.

 

Il deputato (democratico) del Missouri, Emanuel Cleaver II, che è pure un pastore protestante e qualche volta una Bibbia dovrebbe pure averla avuta tra le mani, ha recitato la tradizionale preghiera in apertura dei lavori del nuovo Congresso. Ma invece di concluderla con il canonico “amen”, in ossequio alla nuova correttezza obbligatoria ha detto: “Amen and awoman”. Inventandosi un femminile che non esiste. E non perché “amen” sia una parola maschilista, ma semplicemente perché è una parola ebraica, che significa “in verità” (in italiano è spesso sostituita da “e così sia”, con l’identico valore) e non contiene nessun “men”. E forse è soltanto questione di ignoranza, un po’ oltre il senso comune. Comunque, finché è consentito dirlo: andate in pace, e Dio ci perdoni.

  

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"