contro mastro ciliegia

La parola più banale dell'anno

Maurizio Crippa

È "lockdown" la parola dell'anno, secondo il vocabolario Collins. Fantasia zero. Appiattirsi solo sulla frequenza delle parole e non sul loro senso ha trasformato i vocabolari nei padroni di una neolongua sciatta e occhiuta. "Ciaone" a loro

C’è una sola cosa più banale al mondo della scelta della persona dell’anno per la copertina di Time, ed è la scelta della “parola dell’anno” da parte dei vocabolari. Ad esempio il mitico Collins inglese ha stabilito che la parola dell’anno è “lockdown”. Me’ cojoni, risponderemmo se avessimo un dizionario romanesco.

 

Un’idea più originale? Impossibile, perché più che al senso i dizionari up to date si interessano alla frequenza d’uso. Il problema è la digitalizzazione, che permette di sfornare un nuovo vocabolario all’anno: basta usare un database, senza perdere tempo con i significati. Così, nel mitico Devoto-Oli, quest’anno entrano senza filtro “spillover” e “contact tracing”, ma pure “climaticida” (oddio), “denatalista” e “dublinante”. E il fondamentale “aperisushi”.

  

Un tempo i dizionari erano temibili libroni, oggi sono i molto più temibili detentori del potere di neolingua e i registratori di cassa della nostra poca fantasia linguistica. Ma, peggio, sono anche i sanzionatori di quel che si può intendere con le parole, oppure no. Ad esempio quest’anno al lemma “famiglia” “abbiamo aggiunto nella definizione ‘di norma’”, e va bene. Ma il bisogno di eliminare l’esemplificativo “prendere moglie”, che non offende nessuno, non si coglie. Poi anticipano che il prossimo anno metteranno il femminile di carpentiere, e se ne sentiva la mancanza. Invece hanno tolto “adustezza”, solo perché la usano in pochi, e “bagnaiolo”, che è pur sempre un abitante di Bagno Vignoni. Però hanno aggiunto “ciaone”. Ciaone a loro.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"