contro mastro ciliegia
Il clickday di Trump
Gli strani messaggi al telefono per convincere gli americani a non andare a votare. Faceva prima a chiedere consiglio a Giuseppi e farli votare col clickday come per il Bonus mobilità. Così rimanevano tutti a casa
Coprifuoco alle 22 un tubo, Giuseppi o non Giuseppi. So già che la notte che è appena trascorsa l’avrò passata incollato alla tv in attesa dei risultati, sperando non finisca come in Florida quella volta là. Focaccia con le cipolle Peroni ghiacciata e rutto libero (mi perdonerà il fantozzianesimo @paolapeduzzi, ma voglio dirle che mi fiderò solo di lei, solo di lei) ad aspettare la notizia fine di mondo. Però, nel frattempo che si aspetta l’inizio dello show, qualche dubbio sul funzionamento della democrazia americana, e pure di quella italiana, fa in tempo a venire. Ad esempio questa notizia, secondo cui molti elettori americani ieri ricevevano “misteriose chiamate registrate” che cercavano di convincerli a stare a casa, a non andare a votare. Perché c’era troppa gente ai seggi, file interminabili, impossibile. Poi forse addirittura un’invasione di cavallette (copyright John Belushi). Erano ovviamente fake, goffi tentativi di “soffocare il voto”. Indovinate da parte di chi. Che però allora, se proprio voleva taroccare il voto, Trump poteva chiedere all’amico Giuseppi. E lui gli avrebbe suggerito Il Sistema. Il click day. Una cosa per votare da casa, tipo Rousseau, ma truffalda, come il governo generato da Rousseau. Una mandrakata come per il “Bonus bici”, insomma. Tu gli dici, a quei fessi di elettori: andate e mobilitatevi sulle ciclabili, poi scriveteci ed è fatta. C’è gente che s’è trovata davanti 500 mila persone in fila virtuale. Che se invece di dare retta a Giuseppi prendevano la bici, facevano in tempo a votare in Iowa. Per Biden.
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