contro mastro ciliegia

Il clickday di Trump

Maurizio Crippa

Gli strani messaggi al telefono per convincere gli americani a non andare a votare. Faceva prima a chiedere consiglio a Giuseppi e farli votare col clickday come per il Bonus mobilità. Così rimanevano tutti a casa

Coprifuoco alle 22 un tubo, Giuseppi o non Giuseppi. So già che la notte che è appena trascorsa l’avrò passata incollato alla tv in attesa dei risultati, sperando non finisca come in Florida quella volta là. Focaccia con le cipolle Peroni ghiacciata e rutto libero (mi perdonerà il fantozzianesimo @paolapeduzzi, ma voglio dirle che mi fiderò solo di lei, solo di lei) ad aspettare la notizia fine di mondo. Però, nel frattempo che si aspetta l’inizio dello show, qualche dubbio sul funzionamento della democrazia americana, e pure di quella italiana, fa in tempo a venire. Ad esempio questa notizia, secondo cui molti elettori americani ieri ricevevano “misteriose chiamate registrate” che cercavano di convincerli a stare a casa, a non andare a votare. Perché c’era troppa gente ai seggi, file interminabili,  impossibile. Poi forse addirittura un’invasione di cavallette (copyright John Belushi). Erano ovviamente fake, goffi tentativi di “soffocare il voto”. Indovinate da parte di chi. Che però allora, se proprio voleva taroccare il voto, Trump poteva chiedere all’amico Giuseppi. E lui gli avrebbe suggerito Il Sistema. Il click day. Una cosa per votare da casa, tipo Rousseau, ma truffalda, come il governo generato da Rousseau. Una mandrakata come per il “Bonus bici”, insomma. Tu gli dici, a quei fessi di elettori: andate e mobilitatevi sulle ciclabili, poi scriveteci ed è fatta. C’è gente che s’è trovata davanti 500 mila persone in fila virtuale. Che se invece di dare retta a Giuseppi prendevano la bici, facevano in tempo a votare in Iowa. Per Biden.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"